Jamie Lee Curtis poliziotta al nero di Alessandra Levantesi

Jamie Lee Curtis, poliziotta al nero In concorso al Mystfest di Cattolica «Blue Steel», anomalo thrilling di Kathrin Bigelow Jamie Lee Curtis, poliziotta al nero Si contrappone al tradizionale «Punto d'impatto» CATTOLICA. Il metallo lucido e levigato del revolver, le pallottole che scivolano l'una dietro l'altra nel caricatore, l'azzurra divisa, l'argenteo distintivo, il tipico berretto. La poliziotta di fresca nomina Megan Turner cammina per le strade di New York con un indefinibile sorriso di onnipotenza dipinto sul viso, pronta a combattere contro il male e l'ingiustizia. Di perfide «dark ladies» che sanno bene come persuadere un uomo a commettere gesti efferati ne abbiamo viste tante, ma l'androgina Megan di «Blue Steel», in concorso al Mystfest di Cattolica, è forse la prima agente femminile, protagonista di un poliziesco. La trentottenne regista Kathrin Bigelow aveva già ottenuto un bel successo di critica e di pubblico con «Near Dark», da molti considerato uno dei migliori film sui vampiri, eppure «Blue Steel» dopo il fallimento della casa produttrice ha penato più di un anno per trovare un distributore. Magari perché non ha un uomo al centro dell'azione ed è un thrilling anomalo, tutto imbastito sul rovescio del tessuto di genere. A partire dall'ambientazione di una New York debitrice delle degradate atmosfere metropolitane dipinte da un Cameron (che tra l'altro è il marito della Bigelow). Per finire alla brutale storia che mette a confronto la poliziotta con uno psicopatico assassino. Questo implacabile nemico che in nome e in omaggio a Megan uccide per il puro gusto di uccidere, ha tutta l'aria di essere un demone interno della nostra eroina: tormentata da un problema che risale a un mai risolto rapporto con un padre violento e prevaricatore; ma fragile e femminile sotto la scorza dura. «Blue Steel» ha un ritmo teso, ottimi interpreti, Jamie Lee Curtis e Ron Silver, ma trova il suo elemento di fascinazione quando si innalza al di sopra della convenzione e va oltre lo specchio per gettare uno sguardo sul mistero del cuore umano. Il paradosso di un festival come quello di Cattolica dedicato al cinema del mistero - dal giallo al¬ l'horror passando per lo spionaggio - è di offrire una vetrina del cinema di genere dove immancabilmente risaltano quei film che in genere in qualche modo tradiscono, aggirano, surclassano. Infatti un poliziesco tradizionale ed edificante come «Punto d'impatto» del tiepido John MacKenzie, che vede il super poliziotto Brian Dennehy battersi contro un'organizzazione criminale connessa al traffico incrociato delle armi e della droga, non presenta alcun interesse. Mentre «A plein de fouet» dello svizzero Thomas Koerfer risolve con qualche originalità espressionista l'avventura alla Patricia Hearst di una bella sequestrata che s'innamora del giovane rapitore e lo segue nei meandri dell'omicidio e della fuga fino all'ultimo respiro. Koerfer ha un bell'impatto stilistico, una fisicità coinvolgente che si mostra al meglio nella descrizione degli ambienti: la sua Genova, la città dove i due amanti trovano la morte, stralunata in una topografia fantastica risulta forte come un personaggio. Il limite del film è la discontinuità, l'uso dei meccanismi ovvi, i compiacimenti gratuiti: dovremmo dire, quando il genere si dimostra più forte dell'autore? E' un problema che non tocca Philip Ridley, regista inglese della bella opera prima «Riflessi sulla pelle», una delle sorprese di Cannes, presentata a Cattolica fuori concorso. Sullo sfondo di una sperduta, bionda campagna americana negli Anni 50, si svolge un dramma che dimostra come l'orrore sia una categoria dello spirito. Il piccolo Seth cerca di capire l'incomprensibile realtà degli adulti, fatta di sesso e sofferenza e la stravolge attraverso la sua visionaria logica di bimbo con risultati tragici. Crudele e rigoroso nel descrivere un universo infantile ambiguamente proiettato fra bene e male, «Riflessi sulla pelle» corre sul filo di una trama immaginifica e personale e afferma un'inquietante figura di autore. L'appuntamento con il genere è rimandato. Alessandra Levantesi

Luoghi citati: Cannes, Cattolica, Genova, New York