Congresso, la sinistra dc scopre le carte di Au. Minz.

Congresso, la sinistra dc scopre le carteMa la proposta di Paolo Cabras suscita subito una raffica di no da parte della maggioranza Congresso, la sinistra dc scopre le carte «Facciamolo subito: in questo partito non c'è più confronto» ROMA. Il congresso de si farà nella primavera del prossimo anno o slitterà? Sono settimane che quest'interrogativo rimbalza nelle riunioni delle correnti, ma ieri, finalmente, qualcuno ha posto il problema in termini espliciti La questione, come vuole la liturgia democristiana, non è stata avanzata da uno dei capi del parato, ma da Paolo Cabras, gregario di lusso della sinistra di Ciriaco De Mita. E, sempre nel rispetto delle tradizioni, Cabras ha usalo il linguaggio cifrato della de; per avere il congresso alla scadenza naturale, ha quasi chiesto di anticiparlo. «Visto che non c'è confronto nella de ha detto non c'e altra strada che convocare il congresso e aprire un dibattito vero in un partito dove gli spazi della politica sono praticamente azzeirati». Anche la risposta delle altre correnti e stata affidata, secondo copione, ai gregari: Bartolo Ciccardini e Pino Leccisi per Forlani, Lucio Abis per Cava e Luigi Baruffi per Andreotti. Così Cabras si è sentito dare del «cieco» (Ciccardini), del «poco costruttivo» (Leccisi), del «destabili'zzatore» (Abis), dello «stravagante» (Baruffi). Certo gli uomini di Forlani. Andreotti e Gava se la sono presa con l'ipotesi del congresso anticipato. Ma è probabile che le critiche nascano dal fatto che oggi a nessuno nella maggio ranza de fa comodo parlare del l'assise del partito. Se, infatti, Forlani e i suoi puntano a rinviare il congresso anche oltre la sua scadenza naturale (marzo '91), Cava e Andreotti, che pure lo vorrebbero celebrare in primavera, per ora non hanno nessun interesse a dirlo. Perché? Oggi nella de i due maggiori contendenti in campo, Andreotti e Forlani, anche se sono divisi da «un contrasto che sta diventando strategico» come torna a dire Guido Bodrato, per durare hanno bisogno entrambi di siglare un «armistizio». Il motivo è semplice: Forlani è già minoranza nel partito, ma è anche l'unico de di cui si fida Craxi; Andreotti, invece, ha la forza di cambiare gli equilibri democristiani, ina rischia per questo di veder cadere il suo governo. «Finché uno dei due contendenti - spiega uno dei fedelissimi del presidente del Consiglio - non riuscirà a volgere in proprio favore questo equilibrio instabile, i due dovranno sopportarsi a vicenda». E, naturalmente, per tutti gli esponenti della maggioranza de il discorso congresso è tabu, salvo preparare fin da ora in segreto quei patti che a suo tempo ne decideranno l'esito. Gli unici ad avere libertà di parola sull'argomento sono gli esponenti della sinistra o delle correnti più emarginate, come i fanfaniani fnon a caso proprio t'anfani aveva aperto la polemica per bocca di Cesare Curzi, l'ultimo gregario di fiducia che gli è rimasto). Anzi, proprio la sinistra ha interesse a creare nel partito un clima precongressuale pei' far emergere le contraddizioni che dividono Andreotti da Forlani. Così, Cabras parla apertamente di un'assise straordinaria, De Mita accusa il segretario di voler rinviare il congresso e Giovanni Goria promuove oggi un convegno che sembra fatto apposta per rilanciare l'immagine nella sinistra de, nella speranza che si aprano gli spazi per una sua candidatura congressuale (ma De Mita e Bodrato hanno già fatto sapere che faranno solo una capatina «di cortesia»). E intanto tutti aspettano di vedere se al prossimo consiglio nazionale (il 20-21 luglio) l'armistizio tra Andreotti e Forlani saia ancora operante o meno, [au. minz.]

Luoghi citati: Cabras, Roma