Bodrato: sugli spot si può trattare di F. Mar.

Bodrato: sugli spot si può trattare La sinistra de apre sul divieto alla pubblicità, però vuole più soldi per la Rai Bodrato: sugli spot si può trattare Ma il psi chiede che la legge Mammì sia come prima ROMA. Nella guerra degli spot, Guido Bodrato offre il «calumet» della pace al fronte «nemico», socialisti e maggioranza de: «Riconosco la necessità - sostiene in un'intervista a Epoca di rendere più realistica la norma sugli spot varata al Senato: bisogna approvare una norma più rigorosa per il servizio pubblico che non per le tv commerciali». Ma la pace offerta da Bodrato, uno dei leader della sinistra de, ha un prezzo: «Di spot in tv si può discutere. Ad una condizione: che si rimetta in discussione il capitolo delle risorse della Rai». E così, a pochi giorni dalla discussione alla Camera della legge sull'emittenza tv, la sinistra democristiana esce allo scoperto, puntando tutte le sue carte su un unico obiettivo: erodere l'impero pubblicitario di Berlusconi, permettendo alla Rai di raccogliere una quota più alta di pubblicità e svincolando l'emittente pubblica dall'obbligo di tenersi al di sotto di un tetto annuo. E la norma che vieta gli spot durante i film, votata al Senato insieme al pei? Per il momento la sinistra de sembra accantonarla, non considerarla più, come i comunisti, una questione di principio. Ma l'apertura di Bodrato non convince Ugo Intini, portavoce della segreteria socialista: «Il disegno di legge Mammì sull'emittenza era già un punto di mediazione tra i partiti di maggioranza: non si può ricominciare una mediazione da un punto di mediazione già raggiunto». Una reazione gelida, la conferma di un dato poltico che Giulio Andreotti conosce a memoria: sulla legge per l'emittenza oramai ci sono pochissi mi spazi per mediazioni e qual siasi ulteriore «strappo» potrebbe essere fatale al governo. I socialisti, Craxi lo ha fatto capire più volte, in fatto di tv non transigono. Insomma, sugli spot si giocherà la «campagna d'estate» più difficile per il governo. Dopo 15 anni di anarchia legislativa, di inutili moniti della Corte Costituzionale a legifera re, tre mesi fa il Senato ha ap¬ provato in prima lettura il testo elaborato dal ministro repubblicano Oscar Mammì. Per la prima volta in Italia sono state introdotte nonne anti-trust che limitano fortemente il possesso contestuale di giornali e tv ed è stata concessa la diretta televisiva anche ai network privati. Per la maggioranza, l'unica sconfitta è venuta sul solo «fronte» lasciato scoperto: sulla regolamentazione degli spot in tv infatti si è verificata una convergenza vincente tra sinistra de e pei. Ora la battaglia si sposta alla Camera: il dibaLtito e ia votazione sulla legge dovrebbe iniziare il 17 luglio e concludersi entro la line del muse. Prima del 30 luglio, tra l'altro, sarà resa nota la sentenza della Consulta che, secondo le previsioni più accreditate, dichiarerà incostituzionale l'attuale normativa sull'emittenza. 1) fronte dall'esito più incerto, nonostante le aperture di Bodrato, saia quello sulla norma anti-spot. L'emendamento votato al Senato da sinistra de e pei cancella gli spot dai film in tv, limitandone la trasmissione tra il primo e il secondo tempo. «La pubblicità - ribatte il socialista Intini - costituisce di fatto, il prezzo del prodotto televisivo: la pretesa di limitare la pubblicità in modo autoritario equivale ad una regolamentazione autoritaria dei prezzi». Da parte della sinistra de in realtà sono arrivate due proposte di mediazione: il presidente dei senatori Nicola Mancino (dopo non averlo votato al Senato) rilancia il testo della maggioranza: «gli spot vanno vietati solo pei i film d'autore». Per Andi ea Borri e il presidente della Sinistra indipendente Bassanini i film possono essere interrotti da pubblicità ogni 45 minuti, «come previsto da una direttiva Cee dell'ottobre 1989». Ma al ministero delle Poste fanno notare una possibile svista: «La direttiva è riservata alle tv che trasmettono oltre frontiera, mentre per quelle nazionali ogni Paese membro può legiferare come crede». [f. mar.]

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