E i 12 confinano con la Polonia
E i 12 confinano con la Polonia E i 12 confinano con la Polonia Varsavia: non temiamo più il colosso tedesco VARSAVIA DAL NOSTRO INVIATO Grazie alla fulminea avanzata del marco occidentale, giunto senza colpo ferire a ridosso della linea Oder-Neisse, la Polonia confina adesso direttamente con l'Europa comunitaria. Un blitz che in altri tempi l'avrebbe forse terrorizzata, oggi invece significa ancora un traguardo, insperato fino a pochi mesi fa, verso l'auspicato avvicinamento all'Ovest. E subito, a botta calda, la Polonia ufficiale annuncia soddisfatta di aver archiviato le ataviche paure nutrite nei confronti dell'invadente vicino, da sempre fonte di atroci guai storici, si dichiara ottimista sui contraccolpi dell'unione economica e monetaria fra le due Germanie. «Questa nuova frontiera non ci separa ma ci unisce», ha dichiarato alla tv di Stato, Malgorzata Niezabitowska, la bella portavoce del governo, «il lungo contenzioso che aveva pre¬ ceduto l'unificazione è superato». Inutile dilungarsi sulle apprensioni, la rabbia, le docce fredde neppure tanto remote quando Varsavia stentava ad ottenere la certezza, specie da parte del Cancelliere Kohl, sull'intangibilità dei territori del Terzo Reich ottenuti alla fine della guerra in parziale ricompensa delle province ad Est a favore dell'Unione Sovietica. Se le ambiguità sono state fugate, spiega la signora Niezabitowska, il merito principale del successo spetta alla cocciuta offensiva diplomatica del primo ministro Tadeusz Mazowiecki. Bisognava conciliare il ricordo incancellabile dei milioni di morti durante l'occupazione nazista, gli orrori di Auschwitz e dei campi di sterminio, la brutale soppressione dell'eroica rivolta nel ghetto di Varsavia con la «Realpolitik» ed il mutato assetto nato da Gorbaciov. Risultato, niente esitazione a guardare in faccia il futuro, la Polo¬ nia pioniera fra i Paesi dell'Est riconquistati alla democrazia nel riconoscere il diritto dei due popoli tedeschi all'autodeterminazione. Un passo sofferto ma inevitabile che le permise di varare la formula negoziale vincente: «Nulla su di noi senza di noi». Quella che le avrebbe cioè spianato la strada alla partecipazione come partner di diritto ai negoziati «due più quattro» (entrambe le Germanie che trattano la riunificazione con le potenze vincitrici del conflitto). Dai propositi alla fase pratica il tragitto venne accelerato al massimo, nel breve giro di poche settimane la bozza d'accordo sullo «status quo» dell'OderNeisse, intoccabile quale tracciato confinario e rafforzato dal principio dell'abbandono di qualsiasi rivendicazione territoriale sui Sudeti e la Slesia, ottenne l'approvazione del Bundestag di Bonn e della Volkskammer della Ddr. «Si tratta di una duplice garanzia sulla salvaguardia dei nostri interes¬ si», ha commentato la portavoce, «che ci consentirà di proseguire gli incontri bilaterali in campo commerciale». Che saranno comunque delicati in quanto la Germania Occidentale resta la cassaforte principale del debito estero polacco, ormai oltre i 40 miliardi di dollari. Se i crediti federali sono dirottati in Germania, molti progetti di cooperazione bilaterale rischiano pericolose battute d'arresto. E non solo, si teme pure la stasi nel precario però vivacissimo settore del traffico di frontiera. Dall'inizio dell'anno un milione di polacchi, che non necessitano di visto per entrare a Berlino, avevano alimentato un gigantesco shopping di massa. Domenica scorsa erano 50 mila. Ieri nessuno. Adesso, con il marco irraggiungibile, stringeranno di nuovo la cinghia e, sotto sotto, qualcuno giura, malediranno di nuovo i tedeschi. Piero de Garzarolli
Persone citate: Gorbaciov, Malgorzata Niezabitowska, Piero De Garzarolli, Tadeusz Mazowiecki
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