I dolori della Ddr capitalista di Tito Sansa

I dolori della Ddr capitalista Dopo l'unione monetaria i negozi sono stracolmi ma i prezzi diventano fuori portata I dolori della Ddr capitalista Code di curiosi ma pochi affari «Prima rubava lo Stato, ora iprivati» BERLINO EST DAL NOSTRO INVIATO E' arrivato il marco pesante della Germania Occidentale e la Ddr è sottosopra, i suoi abitanti sono frastornati. Ciò che fino a sabato costava pochissimo, perché sovvenzionato dallo Stato (pane, latte, patate, posta, telefono, benzina, giornali, libri, carbone) è rincarato anche di tre-quattro volte, tutto ciò che era considerato di lusso (elettrodomestici ed elettronica, caffè, profumeria, liquori occidentali) ed era irraggiungibile per chi non disponeva di valuta pregiata, di colpo è diminuito di prezzo migliorando di qualità. Per tutto il fine settimana lunghe colonne di autotreni provenienti dalla Germania Occidentale hanno . trasportato milioni di tonnellate di merci per riempire i magazzini e gli scaffali dei negozi in tutta la Ddr con generi di consumo mai visti, se non in televisione, dalla maggior parte degli abitanti. Ieri mattina di buon'ora milioni di persone sono andate alla scoperta del mercato invadendo i grandi magazzini alle 9 quando hanno aperto le porte. E' tutto sovvertito adesso: laddove da sempre c'erano lunghe code, ora non c'è quasi nessuno, laddove invece di solito i banchi di vendita erano deserti, ieri c'erano lunghe file di potenziali acquirenti. C'è ressa ai banchi delle masserizie, dei mobili da cucina, della biancheria e degli abiti occidentali, dei frigoriferi, delle cucine, dei televisori, delle scarpe italiane. Sbadigliano invece per la noia le commesse dei reparti di abbigliamento per l'infanzia, di cancelleria, di valigeria, di ottica. Se fino a sabato sera a Berlino Est era un'impresa quasi disperata trovare un posto in un ristorante o in una tavola calda, se era quasi impossibile acchiappare un taxi, da domenica accade esattamente il contrario. Sono scomparsi infatti i berlinesi dell'Ovest che venivano a rifocillarsi a buon mercato e i taxi hanno raddoppiato le tariffe. I locali pubblici erano semivuoti perché sono diventati poco interessanti per gli occidentali e troppo cari per gli abitanti della Ddr (una tazza di caffè costa l'equivalente di più di 2 mila lire, un whisky 9 mila, una bistecca in un self-service 22 mila) e lunghe file di auto pubbliche sostavano per la prima volta ai posteggi. Domenica per la Ddr è cominciata una nuova era. Salutato da fuochi d'artificio è arrivato il marco di Bonn, sono stati aboliti gli ultimi controlli tra le Due Germanie, a Berlino si circola liberamente in automobile, in autobus, in metropolitana, e in sopraelevata_la Ddr è entrata automaticamente a far parte dell'economia del Mercato Comune Europeo, il confine tra l'Europa ricca e l'Europa povera si è spostato sulla linea Oder-Neisse che divide la Ddr dalla Polonia. (Infatti i 4600 uomini della Dogana, ormai inutili, sono stati trasferiti alla frontiera orientale). E' finito di colpo con la introduzione del visto anche l'arrivo di polacchi che ancora la settimana scorsa avevano invaso Berlino in numero di oltre 200 mila. E' arrivata insomma la «normalità». Eppure, mai come in questi due primi giorni di unione monetaria chi ha vissuto gli anni del Muro avverte la profonda divisione tra le due Berlino. La gente non rimpiange la dittatura né il Muro che ha imprigionato il Paese intero per quasi trent'anni. Ma molti lamentano che «qualcosa è venuto a mancare». Non sanno definirlo bene. Uno dice: «Prima avevamo soldi e nulla da comperare. Adesso ci sono le merci ma i soldi sono pochi». Un altro: «Prima lo Stato ci opprimeva e c'era solidarietà tra la gente, adesso siamo liberi ma abbiamo cominciato la concorrenza l'uno contro l'altro». Molti si lamentavano ieri durante la prima giornata di mercato libero. Soprattutto per i forti aumenti dei prezzi dei prodotti di prima necessità come quello del pane che, cattivo come prima, è quadruplicato. Frequenti sono stati i battibecchi tra i clienti e il personale e le proteste «prima ci derubava lo Stato ora ci derubano i privati». La gente si aspettava evidentemente che insieme con il marco arrivasse anche subito il benessere per tutti, pochi sanno che è il mercato a regolare i prezzi. L'ignoranza in materia è incredibile, benché i giornali abbiano pubblicato pagine intere di supplementi speciali con istruzioni per spiegare cos'è per esempio il tasso di interesse bancario, una assicurazione sulla vita, un mutuo, perfino che cosa è un conto corrente. Gli affari sono stati limitati ieri, ha informato il governo della Ddr, aggiungendo che «i consumatori sono prudenti con la nuova valuta e studiano la situazione». Anche alla sera, a differenza dalle scorse settimane che sono state molto animate, i locali pubblici erano poco frequentati. A soffrire sono stati in primo luogo gli spettacoli che sentono arrivare la crisi e lanciano un grido di allarme. Ora che le sovvenzioni sono state abolite, sono minacciati di bancarotta il famoso circo Busch e il più grande teatro di rivista d'Europa, il Friedrichstadtpalast, rivale del Lido di Parigi. Il pubblico diserta gli spettacoli, i leoni, gli elefanti, gli animali esotici e i cavalli del circo rischiano la fame e il Corpo di ballo di rimanere senza stipendio. Per gli animali si è commossa la popolazione berlinese, organizzando una colletta di salvataggio, per il teatro non si è mosso nessuno. Anche questo è legge di mercato. Tito Sansa Spesa in un supermercato a Lipsia dopo l'unione economica Gli scaffali prima semivuoti ora sono stracolmi di merce

Persone citate: Busch