A Firenze le stelle son rimaste a guardare di Curzio Maltese

A Firenze le stelle son rimaste a guardare Il capitano argentino s'è visto per mezz'ora, il fuoriclasse slavo ha avuto poche occasioni A Firenze le stelle son rimaste a guardare Diego e Stojkovic hanno anche sbagliato dagli undici metri FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO Citarsi addosso non è bello. Però stavolta l'avevamo azzeccata. Vinca il peggiore, era lo slogan della vigilia. E il peggiore ha vinto, nel peggiore dei modi. L'Argentina nelle semifinali, diciamolo forte, è uno scandalo ass' io. Come Stringara nel Resto del Mondo, Massimo Boidi presidente del Consiglio, Funari ai Beni Culturali, Joseph Blatter alla segreteria della Fifa. La banda radunata attorno agli ultimi geniali rantoli di Maradona non ha nulla a che vedere col calcio. Gli unici due schemi sin qui elaborati da Bilardo rimandano ad altri sport: 1) la superiorità numerica, mutuata dalla pallanuoto (5 espulsioni a favore in 5 partite); 2) il gioco di mano (handball), che però funziona soltanto quando 10 fa Maradona. Con tali trovate e l'aiuto del dio del pallone, che è di sicuro nato a Buenos Aires, l'Argentina si è guadagnata nell'ordine: 11 passaggio al primo turno, no¬ nostante fosse la più debole del gruppo B; l'incredibile ottavo contro il Brasile; il quarto contro la Jugoslavia; e infine la cordiale antipatia del popolo d'Italia '90. Non tutti gli italiani, in questo mondiale, tifano azzurro. Ma sulla necessità di rimandare a casa questa Argentina si trova subito l'unanimità, anche tra chi non odia Maradona. A Firenze era presente un bellissimo, variopinto, pacioso pubblico da sessione Onu: bandiere brasiliane e romene, striscioni tedeschi, tamburi spagnoli, cappellini olandesi, T-shirts a stelle e strisce. Tutti felicemente mischiati da illusioni e delusioni, calcoli e sogni sbagliati, voglia di calcio, comunque. Per mezz'ora la caotica torcida del Comunale è rimasta neutrale. Perfino Maradona ha ammesso: «E' la prima volta che, lontano da Napoli, non fischiano l'inno argentino». Ma all'espulsione di Sabanadzovic lo stadio è scattato in piedi, all'urlo: «Camerun, Camerun». Argentina-Jugoslavia conferma: è un torneo di pessimi arbitri e pessimi difensori. I di¬ fensori sono tanto brocchi che gli allenatori li mandano in campo a mazzi, cinque-sei alla volta, sperando che si facciano coraggio l'un con l'altro e dicendo in giro, come Lazaroni, che si tratta di una rivoluzione tattica. Così va a finire che le palle-gol, in assenza degli attaccanti, capitano tra i piedi storti di Ruggeri e Jozic. Quando poi i difensori sono bravi, per esempio Refik Sabanadzovic, inciampano in arbitri come Roethlinsberger ed è la fine. Sabanadzovic è stato espulso al 31' per il secondo fallo commesso su Maradona, il terzo di tutta la Jugoslavia fino a quel momento. Mai il Fenomeno (35 falli subiti nelle 4 gare precedenti) s'era trovato di fronte un avversario tanto corretto. Ma che volete, anche gli arbitri migliori, come le buone squadre, hanno fatto le valigie da un pezzo. In un pomeriggio da funerali del calcio era normale che dal corteo si defilassero i due soli geni presenti: Diego Maradona e Dragan Stojkovic. La partita s'è giocata a prescindere da loro. Diego ha fintato mezz'ora alla grande poi, con molta correttezza, una volta uscito ingiustamente il suo avversario diretto, s'è astenuto dal prendere iniziative. Neppure quella, banalissima, di spingere in porta il gol della vittoria al 116'. Pixie Stojkovic non ha fatto di meglio, cercando per buona parte della gara l'ombra sulla fascia destra ael campo. I due si sono incrociati e abbracciati in un'unica occasione: la rissa attorno alla panchina slava dopo il gol annullato a Burruchaga. E' stato Stojkovic a trascinar via Maradona: che te la prendi a fare, Diego, tanto non è mica calcio questo. Ai rigori, l'ultimo non-show. Stojkovic ha spedito il primo sul palo, dopo aver allegramente palleggiato, in segno di sovrano distacco. Poi s'è coperto il viso con la maglietta ed è uscito così per sempre da quello che avrebbe potuto essere il suo mondiale. Maradona ha passato direttamente a Ivkovic il rigore più stupido della sua carriera. Curzio Maltese