Lo condanna e gli stringe la mano
Lo condanna e gli stringe la mano L'imputato sparò a un tedesco che uccise suo figlio e disse: un italiano in meno Lo condanna e gli stringe la mano Palermo, dopo un processo per tentato omicidio PALERMO DAL NOSTRO CORRISPÓNDENTE Letto il verdetto e lasciato il tocco sul tavolo, il presidente è sceso dal pretorio e ha stretto la mano all'imputato al quale la Corte aveva appena ridotto di due terzi la condanna inflitta in primo grado, da otto anni a due anni e otto mesi di reclusione per un tentativo di omicidio in Germania. L'imputato aveva sparato a un filonazista tedesco che aveva investito e ucciso suo figlio di quattordici anni e che al processo, condannato a un mese di carcere, aveva dichiarato sprezzante: «In fondo non ho fatto nulla di male. Ho soltanto tolto di mezzo una merda d'italiano. In giro ce ne sono tanti». Ora la stretta di mano del presidente. La scena che probabilmente non ha precedenti ha sorpreso i presenti nell'aula della terza sezione della corte d'assise d'appello di Palermo. Il presidente è Pasquale Barreca, alto, baffi brizzolati, una lunga e brillante carriera. Ha presie¬ duto di recente il maxiprocesso-ter alla mafia e l'appello del «processone» a 23 presunti affiliati alle cosche di Porto Empedocle e Raffadali. L'imputato non se l'aspettava ed è stato colto di sorpresa. Poi è scoppiato a piangere. Subito dopo il presidente ha lasciato l'aula fra qualche timido applauso dei parenti e degli amici del condannato, anche loro sorpresi e confusi. Un processo singolare. Gaetano Vinci, 46 anni, emigrò a Stoccarda nel 1964 da Palma di Montechiaro, il paese più povero della provincia di Agrigento e di tutta la Sicilia, senza acqua né fognature. Vinci non riusciva più a viverci, si sentiva soffocare. Unica soluzione: un lavoro all'estero, che aveva trovato abbastanza facilmente a Stoccarda. Faceva il metalmeccanico. Una relativa sicurezza economica con qualche agio e un po' di risparmi, cose che in paese non si sarebbe neppure sognato. Poi un giorno il mondo gli è crollato addosso. Suo figlio An¬ gelo di 14 anni fu investito e ucciso da Stefan Kun, 30 anni, che al volante della sua spider non aveva notato il ragazzo. Cranio ì asato, pantaloni e giubbotto in pelle nera, il comportamento tipico dei neonazisti più arroganti e violenti, Kun ebbe una lieve condanna. La mancanza di pentimento e di rimorso, quel suo atteggiamento ai limiti della provocazione e dell'incoscenza colpirono Gaetano Vinci che ben presto si convinse di doversi fare giustizia da solo. Così cominciò a cercare Kun, stringendo nella tasca dei pantaloni una pistola. Le ricerche furono infruttuose per qualche tempo finché, il 18 giugno del 1982, lo rintracciò in una birreria, sempre a Stoccarda. Entrò e gli sparò, ferendolo. Convinto di aver ucciso quell'uomo che ormai odiava al punto che era diventato la sua ossessione, l'operaio fuggì in Sicilia e si costituì ad Agrigento. Accompagnato dall'avvocato Salvatore Russello, che poi l'ha difeso nei due dibattimenti, Vinci si presentò dal sostituto procuratore della Repubblica Salvatore Cardinale e gli raccontò la sua triste vicenda. Il carcere, la prima condanna, infine gli arresti domiciliari e l'esistenza stentata a Pai ma di Montechiaro. dove gli è stato concesso di uscire da case durante il gicrno per poter lavorare come manovale o a volte come fabbro. «Mio figlio eia morto per colpa sua e lui aveva il coraggio di definirlo una merda», ha sostenuto Vinci, negando di essere pentito. «E' un individuo spregevole che non meritava niente, che non ha avuto rispetto per il nostro dolore», ha anche detto, L'avvocato Russello ha pronunciato un'arringa appassionata «Quest'uomo ha sparato e non lo nega ha affermato fra l'altro il difensore -, ma dire che fu provocato è certamente poco». A Palma di Montechiaro Gaetano Vinci e i suoi parenti hanno l'appoggio della gente. «Vinci? E' una brava persona che non ci ha mai dato problemi», dice in caserma un carabiniere. Antonio Davida
Persone citate: Antonio Davida, Gaetano Vinci, Pasquale Barreca, Russello, Salvatore Cardinale, Salvatore Russello, Stefan Kun
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