L'opera di Schumann chiude la stagione Rai di Leonardo Osella

SUPER FAUST LINGOTTO SUPER FAUST L'opera di Schumann chiude la stagione Rai II NA tappa dopo l'altra, la stagione sinfonica di primavera della Rai è giunta alla conclusione lungo l'itinerario «dantesco-amletesco-faustiano» studiato dal direttore artistico Luciano Ghailly. Il traguardo, ormai è una tradizione, verrà tagliato nel grigio e imponente cortile della Fiat Lingotto venerdì 22 giugno e per l'occasione è stata scelta un'opera grandiosa, assente da Torino da oltre trent'anni: le «Scene dal "Faust" di Goethe» di Schumann. L'opera. La gestazione concettuale va fatta risalire ai primi anni di attività musicale di Schumann, ma le «Szenen aus Goethes Faust» cominciarono a materializzarsi nel 1844, dopo il viaggio in Russia. Fra lunghi travagli l'opera prese forma: l'ultimo brano a vedere la luce fu l'introduzione, nel 1854. Si tratta di un grandioso trittico, con i testi tratti letteralmente da Goethe. Prima parte. Dopo l'ouverture sinfonica, c'è la scena nel giardino, con Faust incantato dalla semplicità di Margherita e la fanciulla che gioisce quando, sfogliato un fiore, ottiene la risposta desiderata: «Mi ama, non mi ama. Mi ama!». Ecco poi Margherita al bastione di Fran¬ coforte, mentre prega davanti all'immagine della Mater dolorosa, esternando la propria disperazione di ragazza madre infanticida: ((Aiutami, salvami dalla vergogna e dalla morte». Segue l'allucinante scena del duomo, con la voce della coscienza che tormenta Margherita mentre la folla, sostenuta dall'organo, sembra scagliarle addosso i versi accusatori del «Dies irae». Seconda parte. Ha inizio con il canto di Ariele, accompagnato dalle arpe eoliche, e con lo spettacolo del sole che sorge. Si passa poi alla «mezzanotte», con l'ingresso delle quattro donne grigie: sono la Penuria, l'Insolvenza, la Cura e l'Inedia. Faust fa il bilancio della sua vita («Non ho fatto che correre per il mondo») e la Cura lo accieca ; Faust però non si scoraggia. La successiva scena, la morte di Faust, è ricca di segni autobiografici, con i Lemuri che inesorabili scavano la tomba: Schumann fu a lungo tormentato da visioni allucinanti che lo accompagnarono fino alla morte. Faust affronta nobilmente l'estremo passo: «Questa è l'ultima conclusione della sapienza: merita la libertà e la vita unicamente colui che la deve conquistare ogni giorno. Così, circondati dai pericoli, trascorreranno qui il bambino, l'adulto, il vecchio i loro anni operosi. Un tale brulichio di vita, vedere! E vivere, su libero suolo, con un popolo libero. A quell'attimo potrei allora dire: "Fermati, dunque, tu sei così bello!». Terza parte. E' la conclusione dell'opera, la stessa che fu musicata più tardi da Mahler per un organico gigantesco come «Ottava sinfonia». Tra burroni selvosi vivono santi anacoreti. Si levano le voci dei Patres (extaticus, profundus, seraphicus) e del Doctor marianus, che con gli angeli e i fanciulli beati accompagnano Faust verso l'alto. Ed eccoci nell'Empireo: le tre penitenti (la Maddalena, la Samaritana, Maria Egiziaca) chiedono grazia per Margherita, che a sua volta trarrà con sé l'anima di Faust. L'Eterno femminino porta l'uomo alla salvezza eterna. Gli interpreti. Il direttore non sarà Ferdinand Leitner, che ha declinato l'incarico, bensì Bernhard Klee. Ampio lo stuolo di cantanti solisti: Alan Titus, Edith Wiens, Gilles Cachemaille, Hans-Peter Scheidegger, James Wagner, Dorothea Wirtz, Usrula Kunz, Silvia Herman, Marna Schmil. Il coro della Rai, diviso in due gruppi, sarà diretto da Dario Indrigo, e vi sarà anche il Coro di voci bianche «Magnificat» di padre Angelo Gila. Leonardo Osella II compositore Robert Schumann in un disegno del 1S59

Luoghi citati: La Maddalena, Russia, Torino