Gardini tira dritto e sfida il governo

Gardini tira dritto e sfida il governo Dall'assemblea Ferfin l'affondo finale: basta con le promesse, adesso va colmato il vuoto strategico Gardini tira dritto e sfida il governo «L'Eni è inadempiente, Montedison può fare da sola» «Andreotti era d'accordo con me, poi è saltato tutto» RAVENNA DAL NOSTRO INVIATO Il governo e l'Eni sono «inadempienti», l'Enimont si trova in «un vuoto strategico», la Montedison proseguirà nel suo disegno per creare un grande gruppo chimico mondiale. Tra le mura familiari della Ferruzzi, nel centro di Ravenna, Raul Gardini lancia l'attacco contro i suoi interlocutori pubblici. Le parole sono pesanti: «Le accuse che ci vengono fatte ora da più parti di aver violato i patti sono infondate. Tutte le azioni legali avviate dall'Eni nei nostri confronti per impedire che gli atti dovuti da Enimont agli azionisti si verificassero, sono state rigettate. Sono vere invece tutte le accuse che noi abbiamo fatto all'Eni e al governo». Gardini parla lentamente, si ferma, sorseggia dell'acqua, accende l'immancabile sigaretta. In prima fila ci sonò gli azionisti importanti, gli eredi di Serafino, il fondatore dell'impero di Ravenna: Idina (la moglie di Gardini) con tailleur beige, la sorella Alessandra tutta in bianco, il fratello Arturo, Vittorio Giuliani Ricci marito di Franca Ferruzzi. E poi ci sono i luogotenenti e gli alleati del gruppo: Camillo De Benedetti, Alfonso Scarpa, Renato Picco, Carlo Sama. Gardini protesta per la «mancata approvazione del ddl 4230 che provoca a Montedison costi non preventivati all'atto del conferimento dei nostri assets in Enimont» e per la «non coerente ed incisiva gestione di Enimont, così come concordato all'atto della formulazione del business pian». E aggiunge: «Per parlare solo delle cose che sono sotto gli occhi di tutti». Per il presidente della Ferruzzi la colpa della paralisi che ha colpito Enimont è da attribuire al governo. Ricorda di aver manifestato in febbraio al presidente del Consiglio, Andreotti, l'urgenza di rivedere gli assetti di Enimont. «Egli ha condiviso l'analisi ed ha esortato me ed il presidente Cagliari a trovare una soluzione per Enimont in una visione di competitività in¬ ternazionale, riconoscendo a Montedison il diritto di rivendicare la soluzione del problema fiscale in contemporanea». A questo punto affonda l'attacco: «A tutti è noto che è soprattutto per le indebite ingerenze governative e per la mancanza di poteri dell'Eni se non si è riusciti in questo intento, in maggio qualcuno ha detto che Fracanzani avrebbe avviato nuove proposte. Non sono emerse». Adesso non si può più attendere, deve essere colmato il «vuoto strategico» di Enimont. I primi passi da compiere, secondo Gardini, sono già stati delineati nel comitato degli azionisti di giovedì che ha provocato l'ennesima spaccatura tra i due soci di riferimento. Il presidente della Ferruzzi anticipa quello che deve discutere e decidere il consiglio di Enimont, riunitosi poi al completo nel pomeriggio a Milano: «Approvare importanti dismissioni; approvare in linea di principio uno dei due piani proposti giovedì al fine di realizzare una strategia per i core business di Enimont; definire le responsabilità del management preposto». Le cessioni riguardano, in particolare, l'Auschem e la Sciavo e rientrano in un piano più ampio di dismissioni per complessivi 1500 miliardi. Enimont, secondo una delle opzioni formulate dall'amministratore delegato, Sergio Cragnotti, dovrebbe acquistare l'Himont (polipropilene) dalla Montedison. Quest'ultima è disponibile a trattare se otterrà il controllo e la gestione di Enimont. Per il leader della Ferruzzi «il consiglio Enimont ha la responsabilità ed il dovere di gestire l'azienda nell'interesse di tutti gli azionisti e della gente che ci lavora». Che la Ferruzzi intenda sostenere l'opzione di trasferire l'Himont al polo chimico diventa chiarissimo quando Gardini passa la parola a Giuseppe Garofano, il dottor Sottile del gruppo, il quale per la sua esposizione si fa aiutare da un paio di diapositive. Rappresentano il quadro tracciato dal consulente Arthur D. Little che, natu¬ ralmente, suggerisce a Enimont di acquistare Himont se vuole diventare un gruppo globale e diversificato. Questa, dunque, la posizione di Gardini il quale assicura che «Montedison procede sulla sua strada, quella del mercato globale». Ricorda i profondi mutamenti del gruppo in pochi anni: «Nell'85 ci siamo dati una missione che stiamo portando avanti, oggi abbiamo 51.000 miliardi di affari che non c'erano cinque anni fa». L'assemblea dei soci approva senza intoppi il bilancio '89 e la proposta di acquisto di azioni proprie per 150 miliardi. «Il buy back lo facciamo - chiarisce Garofano - per soste •• ere il titolo Ferfin in Borsa che forse non ha avuto un apprezzamento adeguato, ma anche perché riteniamo che questa società sia un ottimo investimento». Ultima battuta sulla Agos, la società di servizi finanziari del gruppo. «Il suo andamento non è soddisfacente» dice Garofano, ma per adesso non è in vendita. Rinaldo Gianola I CONTI DI ENIMONT Nella foto Raul Gardini. Il presidente Montedison ha lanciato l'affondo finale contro Eni e governo

Luoghi citati: Cagliari, Enimont, Milano, Ravenna