Agnelli: c'è spazio per i contratti di Ugo Bertone

Agnelli: c'è spazio per i contratti Botta e risposta con il presidente della Fiat sulle vertenze, la finanza e il rischio-Gorby Agnelli: c'è spazio per i contratti Ma l'arbitro-govemo deve fare proposte concrete TORINO. Forse è un primato: oltre nove ore di assemblea, in buona parte dovute alla massiccia presenza di oratori del fronte verde-ambientalista; conferenze stampa televisive (in totale due ore) dalla prima mattina fino all'inizio dell'assemblea. Poi un'ora abbondante di conferenza stampa, anche se sono già passate le 19 quando Giovanni Agnelli si presenta dopo la maratona davanti agli ambientalisti. «L'unica sorpresa - commenta - a mio vedere è che i verdi si siano fatti vivi così tardi. Li aspettavo già da qualche anno. Possono essere di grande aiuto, magari collaborando con i nostri tecnici. Mi auguro solo che imparino ad essere più brevi e meno ripetitivi». Dopo la battuta, comincia il fuoco di fila delle domande. Avvocato, come vede la situazione sindacale dopo la disdetta della scala mobile? C'è il rischio dello scontro frontale? Io sono ottimista. Nei prossimi giorni ci sarà l'avvio dell'arbitrato della presidenza del Consiglio, un arbitrato che avrà come obiettivo principale quello di evitare lo sciopero generale. Al governò ci sono uomini capaci e navigati. Ora, non si può condurre con successo un arbitrato del genere senza portare qualche proposta concreta a vantaggio delle parti. L'arbitro in questione è uno tra i mediatori più abili e sa che non può negoziare nulla senza avanzare proposte concrete. Ma sono, ottimista anche per altri motivi. La frattura c'è stata ma in termini ben diversi da quelli di dieci o dodici anni fa. Non parlo di sciopero allegro, a proposito della giornata di fermata dei metalmeccanici, ma di sciopero di nostalgia, dominato da uno spirito ben diverso di quando non si vuol trattare. Resta il fatto che vivere con un milione e duecentomila lire non è facile. E Mirafiori l'hanno costruita anche gli operai... Ed è migliorato il livello di vita degli operai dai tempi dell'avvio di Mirafiori. La cifra di un milione e duecentomila, secondo quanto ci risulta, va poi corretta anche se di poco. E' più giusto parlare di un milione e trecentomila o quattrocentomila, anche se la situazione non cambia di molto. Se si vuol fare un ragionamento più profondo, facciamoci due domande. Quanto guadagna un operaio. E' vero che la busta paga è superiore solo a quella dei lavoratori spagnoli. Ma quanto paga l'imprenditore? E' altrettanto vero che l'esborso dell'impresa italiana è inferiore solo a quello delle aziende tedesche. Il fatto è che il lavoratore paga molti soldi allo Stato e non è soddisfatto di come vengono spesi questi quattrini. La Fiat ha archiviato un '89 d'oro. Ma adesso? Ci sono segnali di frenata? E quanto pesa la lira forte sui profitti Fiat? In assemblea ho detto che sarà difficile battere il record degli utili. Il fatturato dovrebbe superare i 60 mila miliardi, mi dicono 62 mila miliardi addirittura, ma preferisco esser prudente sul secondo semestre. Nei primi cinque mesi del '90 l'utile è cresciuto in termini assoluti. Nei primi quattro mesi c'è stato un calo in percentuale dei profitti, di fronte ad un aumento del fatturato, e questo per diverse ragioni. Quali? Innanzitutto le perdite del Brasile, poi il consolidamento delle partecipazioni Toro e Rinascente che vantano una grande solidità patrimoniale ma una redditività più bassa. Abbiamo allargato il giro d'affari, ridotto l'utile in percentuale ma migliorato il cash flow, ovvero la somma di utili e ammortamenti. Al di là di queste considerazioni, devo aggiungere a proposito della lira che, anche se la banda di oscillazione è stretta, la lira è stata spinta verso l'alto. E questo non solo per la solidità della nostra economia ma perché un debito pubblico di queste dimensioni non può che esser sostenuto da tassi elevati che attirano i capitali. Inoltre la competitività in Europa è cresciuta perché i mercati sono statici. L'unica vera novità è l'apertura della domanda da parte della Germania Est, un mercato che potrebbe già valere un milione di pezzi l'anno prossimo. Ma quali sono le sue previsioni sul settore dell'auto? Ne ho sentite tante. Le stime che accredito di più vanno da una crescita dell'1% ad un calo dell' 1% con la grossa incognita della Germania Est. Ma chi fa previsioni in questo campo è destinato a correre i rischi dei meteorologi. Si è molto parlato di possibili accordi con la Chrysler, dopo le delusioni Saab ed Enasa. In quali direzioni si muove la Fiat? In questo momento tutte le case automobilistiche si stanno annusando l'un l'altra per verificare le possibilità di cooperare. Noi non, cerchiamo affannosamente un partner, ma siamo in grado di esaminare tutte le proposte. La Saab l'abbiamo esaminata a fondo poi è arrivata la General Motors che poteva offrire un'intesa a vasto raggio in più settori. Per l'Enasa non ci sono state difficoltà politiche. Ma è un fatto che in Spagna la Germania è politicamente più forte dell'Italia. Ma la Chrysler? Per ora è in atto un'intesa che riguarda la rete commerciale dell'Alfa Romeo negli Stati Uniti. Tutte le altre ipotesi per ora sono ipotesi astratte, senza alcun fondamento pratico. Per le possibili sinergie mi rimetto al giudizio degli analisti. Chrysler è forte in Usa, la Fiat in Europa. Si tratta poi di andare a vedere i reali vantaggi di un'integrazione. Ma sono, ripeto, solo ipotesi lontane da realtà operative. E la Peugeot? Con la Peugeot abbiamo un eccellente rapporto. Abbiamo costruito assieme una fabbrica per motori, abbiamo intese nel campo dei veicoli commerciali in Italia ed è avviata un'iniziativa analoga in Francia. Tutto qui. Credo che, in Europa, sia iniziata un'era di collaborazione tra le varie case nella ricerca, nella tecnologia, nella produzione e nelle vendite. Avete rinnovato la delibera per l'acquisto di azioni proprie. Perché? Per ragioni tecniche. La finalità della decisione resta quella di moderare in qualche modo il mercato borsistico e di acquisire pacchetti che potranno servire ad eventuali operazioni con altri gruppi. E' probabile che questo, negli anni, sia destinato a succedere. E la partecipazione della Deutsche Bank. E' ormai una presenza tradizionale? E' presto per dirlo. Ma spero che tra 50 anni qualcuno potrà rispondere così. Si continua a parlale di Fiat e finanza. State cercando un'alternativa a Mediobanca? No, siamo contenti del nostro rapporto con Mediobanca e siamo tranquilli anche per il futuro. L'attuale amministratore di Mediobanca è giovane e capace e Mediobanca potrà servire il Paese come nel passato. Per quanto riguarda il dopo Cuccia devo dire che ne sento parlare da una dozzina d'anni. E' un elisir di lunga vita per lui, quindi parlatene pure... Ultimo tema: l'Est. Come vede la situazione e qual è l'impegno Fiat? Per noi è un'operazione a rischio, di rischio calcolato in Paesi ove abbiamo una presenza consolidata. Per quanto riguarda gli aiuti all'Est mi sembra che la stampa italiana sia stata precipitosa nel parlare di aiuti europei. Tutto è subordinato al vertice di Houston e gli americani sono perplessi. La domanda vera, a cui non so dare risposta, è se Gorbaciov, limitato nei suoi poteri all'interno da radicali e conservatori sia ancora la forza guida e fino a che punto può reggere un leader sostenuto dall'esterno più che dall'interno. Ugo Bertone Il presidente della Fiat Giovanni Agnelli. Alla sua destra il fratello Umberto, alla sinistra Cesare Romiti

Persone citate: Agnelli, Cesare Romiti, Cuccia, Giovanni Agnelli, Gorbaciov