Misasi: il Sud non sta morendo, parola di ministro di Roberto Ippolito
Misasi: il Sud non sta morendo, parola di ministro I servizi bancari e finanziari sono in ritardo, però aumentano investimenti industriali (+ 2%) e occupazione (+ 1%) Misasi: il Sud non sta morendo, parola di ministro Ma il rapporto 1990 della Svimez parla di pessimo andamento economico COSENZA DAL NOSTRO INVIATO Parola di ministro: «Il Sud non muore». Riccardo Misasi, ministro democristiano per il Mezzogiorno, è anzi convinto che finalmente ci siano sintomi di miglioramento. E contesta chiunque interpreti il Rapporto 1990 sull'economia meridionale predisposto dalla Svimez, l'associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno guidata da Pasquale Saraceno, come il necrologio per le aree italiane più depresse. «Il Rapporto non giustifica affatto le affermazioni secondo cui il Sud è moribondo; al contrario viene riconosciuta una netta inversione di tendenza», protesta con calore Misasi che ieri a Cosenza, nel cuore della sua regione, ha presentato il dossier della Svimez. Ma chi ha ragione? Nelle prime righe dell'introduzione del Rapporto, si puntualizza in realtà «il peggior andamento complessivo dell'economia meridionale». E subito dopo si evidenzia «il molto minor peso che ha nel Mezzogiorno l'industria di trasformazione». Dallo studio, coordinato dal direttore della Svimez Salvatore Cafiero, Misasi coglie invece gli aspetti che possono indurre all'ottimismo: «C'è stato un aumento straordinario degli investimenti dell'industria pari al 2 per cento. C'è stato un incremento dell'occupazione dell' 1 per cento. Certo, permane il divario con il Nord, ma è più contenuto, visto che la differenza del prodotto interno lordo è diminuita del 2 per cento». Fiducioso è anche Giovanni Torregrossa, presidente dell'Agensud, cioè l'uomo che guida gli interventi per lo sviluppo: «Non mi pare - spiega - che il Rapporto stili alcun certificato di morte; piuttosto dà atto dei passi avanti compiuti e rivela che le cose vanno meglio rispetto a tre anni fa». Insomma, insiste a sua volta Misasi, «nonostante tutto, il Sud è ancora vivo e tende a vivere meglio». Ma la presentazione del Rapporto ha offerto dati che non sempre sembrano alimentare le speranze. E' il caso dell'intervento di Rinaldo Chidichimo, presidente della Caricai, la Cassa di risparmio della Calabria: «Il ritardo economico - ha osservato Chidichimo - si riverbera anche nella utilizzazione degli stessi servizi bancari e finanziari. Valga ad esempio la constatazione che i titolari di tessere Bancomat sono al Nord il 19,5 per cento, mentre al Sud scendono al 6,8 cui si affianca una minore frequenza di utilizzo». Nello stesso Rapporto si legge poi che nelle regioni meridionali «le rigidità e le distorsioni dei meccanismi politici e istituzionali assumono caratteri di maggiore evidenza; è in queste regioni che appare ancora carente la presenza di quel sistema di imprese concorrenziali le cui esigenze di funzionamento costituiscono, per le amministrazioni di altre regioni, un riferimento e una sollecitazione all'efficienza». L'interrogativo di fondo continua quindi a essere se l'Italia va ancora avanti a due velocità, con un Nord lanciatissimo e uri Sud che arranca. Pur ottimista, il ministro del Mezzogiorno ammette la difficoltà di recuperare posizioni. Secondo Misasi, bisogna comunque apprezzare le novità che starebbero emergendo: «Per la prima volta ci sono alcuni segnali timidi, ma significativi, di inversione di tendenza». La presentazione del Rapporto ha anche consentito una riflessione sulla validità delle più recenti iniziative a favore del Mezzogiorno. Torregrossa ha rivendicato che l'Agensud nel¬ l'ultimo anno ha triplicato gli impegni di spesa, arrivati a 20 mila miliardi nel 1989, e ha duplicato la spesa mensile, pari a oltre 6 mila miliardi. E ha addebitato il divario fra stanziamenti e utilizzazioni a Comuni, Province e Regioni, giudicati inefficienti. «Quello che noi dobbiamo spendere - ha affermato Torregrossa - lo spendiamo tutto. Siamo infatti inseguiti dai creditori perché il Tesoro non ci dà abbastanza per onorare tutti i pagamenti. Gli enti locali sono invece in ritardo». Per rimediare, Torregrossa vorrebbere rivalutare il ruolo degli organi centrali: «Alcuni interventi strategici non possono non essere di competenza statale. Continuare a battersi per le specificità locali significa allontanare ancora di più il Mezzogiorno dall'Italia e l'Italia dall'Europa». Roberto Ippolito
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