Processo al parroco anticamorra

Napoli, don Giuseppe Rassetto rinviato a giudizio con l'accusa di violenza carnale Napoli, don Giuseppe Rassetto rinviato a giudizio con l'accusa di violenza carnale Processo al parroco anticamorra //prete del rione Sanità è stato denunciato da un'ra'gà&ÒW 14 anni La Curia lòdifende: complòtto contro di Imperché ha sfidato le cosche NAPOLI. Il processo comincerà nella prima decade di luglio. Allora don Giuseppe Rassello, il prete anticamorra, il parroco del rione Sanità al fianco del quale si è schierata tutta la Curia napoletana, siederà sul banco degli imputati per difendersi da un'accusa particolarmente infamante per un pastore di anime: violenza carnale nei confronti di Antonio B., un ragazzo di 14 anni. La decisione presa ieri dal giudice per le indagini preliminari, Maria Di Addea, non gioca certo a favore del sacerdote che tre mesi fa, poco prima di essere denunciato e arrestato, aveva pubblicamente tuonato dall'altare contro la violenza mafiosa e la latitanza dello Stato in un quartiere «dove Dio non è più di casa». Il fatto che il Gip si sia pronunciato per un giudizio immediato, senza chiedere ulteriori accertamenti, può significare solo che le prove raccolte fino ad oggi contro il parroco sono ritenute «evidenti». L'avvocato Enrico Tuccillo, difensore di don Rassello, appare no¬ nostante tutto ottimista. «Certo, avrei preferito un giudizio più meditato a conclusione dell'istruttoria - dice -, Comunque sono intimamente convinto dell'innocenza del mio cliente, e lo dimostrerò in tribunale». Ma quale verità si nasconde dietro questa storia torbida e misteriosa? Don Rassello è davvero caduto in una trappola, vittima di un castello di menzogne costruito con abilità diabolica da chi non tollerava oltre l'impegno sociale del parroco della Sanità? La pensa così la Curia di Napoli, che neanche ventiquattr'ore dopo l'arresto scese in campo per sottolineare la «sconcertante coincidenza di tempi»: alla fine di marzo le esplosive omelie artti-camorra, ai primi di aprile una denuncia anonima per violenza carnale nei confronti di un minorenne. «Non è compito mio stabilire se vi sia stato un complotto contro il parroco - spiega Enrico Tuccillo -. Mi limiterò a dimostrare in aula che don Giuseppe Rassello non ha mai toccato quel ragazzo». E' una dife¬ UHUU WMIOB sa tecnica, quella dell'avvocato, condensata in una memoria già consegnata al giudice per le indagini preliminari. Nel fascicolo del pubblico ministero Aldo Policastro, invece, ci sono i verbali di interrogatorio dell'altro protagonista della vicenda, Antonio B., un ragazzo dalla personalità complessa, che aspirava ad entrare in seminario, più che per autentica vocazione, per sfuggire alla miseria e alla violenza in uno dei quartieri più degradati di Napoli. Punto di forza dell'accusa è il fatto che Antonio non ammise spontaneamente di essere oggetto delle presunte «avances» del parroco. La polizia era stata informata con una segnalazione anonima, e dovette faticare per convincere il ragazzo a parlare. Fu così che il ragazzo raccontò la sua storia, per la verità non senza contraddirsi. Agli atti del processo, infatti, ci sono tre verbali di interrogatorio. Nel primo, Antonio appare categorico: «Don Giuseppe mi ha violentato»; nel secondo, l'ac- scendo a malapena a lambire le zone alpine. Il fine settimana quindi ha tutti i presupposti per offrirci sole e caldo, salvo appunto qualche eccezione nelle zone alpine e subalpine. Dopo il passaggio di una modesta perturbazione, avvenuta nei giorni scorsi ed i cui postumi sono tuttora presenti sul versante orientale della penisola, la pressione è ovunque in aumento. Tale tendenza proseguirà nei prossimi giorni, per Mannoia ha mentito PALERMO. Altro che cimitero della mafia: la zona di San Ciro Maredolce, indicata dal pentito Francesco Marino Mannoia, è risultata ricca di resti, ma non umani: si tratta bensì di ossa di animali dell'età preistorica, risalenti all'incirca a 170 mila anni fa. Il primo responso sulle ossa recuperate è venuto dal professor Paolo Procaccianti, direttore dell'istituto di medicina legale di Palermo e il secondo, più articolato, dal professor Vincenzo Burgio, direttore dell'istituto di paleontologia. Le ossa recuperate dalla polizia potrebbero appartenere a ippopotami, orsi, elefanti, iene, tutte specie un tempo viventi in Sicilia. Francesco Marino Mannoia aveva indicato la zona di San Ciro come il luogo in cui sarebbero stati seppelliti gli uomini eliminati dalle cosche. La zona, al centro di un bacino alluvionale, costituisce uno dei giacimenti fossili più interessanti del Palermitano. Le cronache del '500 e dell'800 documentano analoghi ritrovamenti. (Agi) Jl&--

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