Dalla Singer alla Callas le figlie di Amonasro

INTERPRETI INTERPRETI Dalla Singer alla Callas le figlie di Amonasro IO credo che a Torino non ci sia stato (e non ci sarà più forse in avvenire) un successo paragonabile a quello dell'Aida; successo di applausi e successo di cassetta, successo di musica e successo di interpretazione». Così scriveva, quarant'anni dopo l'avvenimento (datato il giorno di Santo Stefano del 1874), l'illustre musicologo Giuseppe Depanis, che ne era stato testimone. Un successo, diciamo pure un trionfo, dovuto certamente al valore della musica, che fece subito colpo sul pubblico torinese, ma anche alle qualità degli interpreti. «Difficilmente» infatti nota ancora il Depanis, «si sarebbero potuti riunire tre artisti più adatti e più affiatati di Teresina Singer, di Filippo Patierno e di Gustavo Moriami». Del giovane soprano cèco basterà dire che, nel decennio 1874-84, arriva a eseguire, in tre differenti edizioni, qualcosa come 79 recite dell'opera verdiana, 58 delle quali consecutive a fianco del napoletano Filippo Patierno e del belga Gustave Moriami; (ma la Singer è anche colei che si rende protagonista di un curioso aneddoto, presentandosi senza truccatura nera la sera che da protestante si era convertita al cattolicesimo). Ma torniamo a Patierno e a Moriami per affermare che il primo è un autentico tenore di forza, dal registro acuto folgorante, predecessore immediato di Tamagno, mentre l'altro proviene dall'area francese, allora molto attiva nel produrre baritoni di valore. Per trovare un altro terzetto (ma con Amneris al posto di Amonasro) di così forte richiamo bisogna saltare a pie' pari quarant'anni di presenze di «Aida» nei vari teatri torinesi per fissarsi sulla ripresa del dicembre 1915 al Teatro Vittorio Emanuele. C'era infatti sulla scena un terzetto, questa volta tutto italiano, formato da Ester Mazzolerà, uno dei maggiori soprani drammatici del secolo, Rinaldo Grassi e Gabriella Besanzoni, un giovane mezzosoprano che stava decisamente affacciandosi alla celebrità. Quella testé ricordata è la sesta edizione torinese di «Aida» al Teatro Vittorio Emanuele, che va ad aggiungersi alle sette del Regio, alle due dell'Alfieri e a una ciascuno del Carignano (sic) e del Chiarella. Esattamente quattro anni prima, nell'ottobre 1911, ancora al Vittorio Emanuele, un'altra «Aida» aveva offerto agli appassionati torinesi la possibilità di ascoltare nella sua unica apparizione torinese l'allora ventiseienne Giovanni Martinelli, ovvero uno dei più grandi tenori del secolo. Sedici anni più tardi, sarà la volta del coetaneo (solò undici giorni separano i due) e concittadino di Martinelli, vale a dire Aureliano Pertile, che è non soltanto uno dei maggiori Radames della storia, ma addirittura «il tenore del Regio» per antonomasia. Protagonista di quella storica edizione, 23 febbraio 1927, diretta dal grande Marinuzzi, è Eva Turner, una delle più celebrate cantanti anglosassoni, tuttora vivente alla bella età di 98 anni. c Ventun anni dopo si presenta, ancora al Vittorio Emanuele, una cantante alta e grassa, della quale nessuno però sembra accorgersi, tanto è vero che sta malinconicamente per tornarsene a New York donde era venuta nel luglio dell'anno precedente. Di lei si riparlerà molto, talvolta anche a sproposito, al punto che non si è più smesso di parlarne. Si chiamava Maria Callas. Giorgio Guaterei

Luoghi citati: New York, Torino