27 canali per i diables rouges
27 canali per i diables rouges La tivù belga, unica in Europa, offre programmi in tutte le lingue 27 canali per i diables rouges Tifosi alleati con gli italiani in nome di Scifo BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Tutto il mondo è paese: quando i «diables rouges» scendono in campo Bruxelles si trasforma in una città deserta. Ma la passione per il calcio, dall'inizio dell'avventura di Italia '90, si è rivelata un irresistibile magnete anche quando altre sono le squadre in campo. Gli uffici si svuotano in anticipo, gli ingorghi stradali precedono il fatidico fischietto delle 17, si racconta persino - ma nessuna fonte ufficiale l'ammetterà mai - che importanti riunioni di governo siano state rinviate per mancanza di ministri (e non solo il focoso Jean-Luc Dehaene, che ha seguito la squadra in Italia). Per «le mondiale» il piccolo Belgio rivive fra i grandi del calcio un'avventura che lo fa sentire meno piccolo, che lo colloca fra i protagonisti. Tutti concorrono ad alimentare il tifo. Ma in prima linea è la struttura televisiva che - unica in Europa - offre agli spettatori programmi di ogni Paese europeo: dalla nostra Bai alla Bbc inglese, dalle francesi alle olandesi, dalle tedesche alla spagnola; per non parlare naturalmente, delle sei stazioni belghe (tre francofone e tre fiamminghe). In tutto 27 canali, variamente smi¬ stati a seconda della zona, che consentono di seguire «le mondiale» nella lingua e nel commento che si vuole, scegliendo la diretta preferita quando si disputano in contemporanea due partite. Ma Italia '90, per qualcuno, è anche un affare; e non solo per le simpatie che il nostro Paese generalmente suscita da queste parti. I ristoranti italiani sono più affollati del solito; nei bar gli entusiasmi del dopo-partita si traducono in una maggior vendita di birra; per le agenzie di viaggio la vicinanza di Udine e Verona - sede dei diables rouges - alle località turistiche della riviera adriatica è stata ima manna, perché ha aiutato a riempire voli charter che l'inquinamento dell'anno scorso avrebbe forse lasciato semivuoti. Il calcio pervade la vita belga di questi giorni e non casualmente il quotidiano «Le Soir», sabato, pubblicava una vignetta in cui due marziani osservano perplessi, dal loro disco volante: «Strano, da una settimana la Terra ha cambiato aspetto». E' ima Terra, ovviamente, trasformata in pallone. La Louvière, il paese di Vincenzino Scifo, festeggia a modo suo la riabilitazione italiana del suo campione e già vagheggia - dopo un buon esito al mondiale un suo ritorno al nostro calcio, forse a quella stessa Inter che lo aveva messo in disparte dopo un anno di difficile convivenza. Ma il tifo per Scifo, molto ammirato nella partita d'esordio, non è soltanto delle comunità di emigrati italiani, che in nome suo tifano Belgio quando l'Italia non è in campo. Bappresenta anche, quel tifo, una sorta di ((terreno neutro» nell'eterno scontro tra valloni e fiamminghi. Non sarà forse vero, come sostengono invece molti tifosi di Bruxelles, che il et Guy Thys ab bia fatto ricorso a complicate alchimie proprio per garantire nella squadra un equilibrio fra quelle due componenti di un Belgio diviso; ma è certo che il tifo è compatto e non sembra ri sentire delle endemiche rivalità regionali. Thys rivoluziona la squadra, come ha fatto ieri per la partita con l'Uruguay, e i tifo si gli stanno dietro, senza badare alle origini di chi entra e chi esce. Sono decisi a ripetere gli exploit del passato: «La nostra è stata l'ultima squadra ad arriva re in Italia - osservano non sen za un tocco scaramantico - prò prio per non dover essere la prima a doversene tornare a casa». Fabio Galvano
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