Ancora oggi «le gocce cadono ma che fa...» di Alberto Gedda

Ancora oggi «le gocce cadono ma che fa...» Settanta canzoni che dalle trasmissioni radio della vecchia Eiar hanno accompagnato gli eventi storici Ancora oggi «le gocce cadono ma che fa...» In uscita un doppio album per sentire insieme com 'eravamo Estate, tempo di compilations: i juke-box sono oramai pressoché scomparsi, per diventare oggi di culto nelle collezioni di modernariato, e così le case discografiche «offrono» il modo per costruire una propria colonna sonora diversificata. Quasi un juke-box da spiaggia, appunto, da ascoltare con granita, canotta e ciabatte anche nella penombra del soggiorno. Dalla berlusconiana «Five Record» arriva in questi giorni una curiosa collezione discografica in due album dal titolo «Le gocce cadono ma che fa... (Le canzoni del tempo di guerra)», pujjblicata a mezzo secolo di distanza dall'entrata in guerra del nostro Paese (10 giugno 1940). Settanta canzoni in tutto che attraverso le trasmissioni radio dell'Eiar (la mamma della Rai) e i primi dischi a 78 giri «hanno accompagnato il succedersi degli eventi storici, hanno riassunto le ansie, le malinconie, le speranze e le gioie degli italiani e possono quindi essere considerate come rappresentativa espressione del costume del tempo». Il doppio album propone incisioni d'epoca fornite da collezionisti privati e rimasterizzate con apparecchiature digitali che hanno «ripulito» i vecchi 78 giri dai fruscii dovuti all'usura del tempo, senza alterarne sonorità e atmosfere. Quattro i «capitoli» che riassumono questa fetta di storia musicale (e non soltanto musicale...): «Abbassa la tua radio per favore», «Vieni c'è una strada nel bosco», «Illusione, dolce chimera sei tu», «Caro papà, ti scrivo e la mia mano». Le canzoni militari sono, fortunatamente, poche e proposte nell'ultima facciata: «La canzone dei sommergibili»; «Ninna nanna grigioverde», «La sagra di Giarabub» e «Lilì Marlen» non proprio canto in divisa ma certo d'ambiente per quanto ha rappresentato. I nomi che si scoiTono fra gli interpreti oramai leggendari: le orchestre Angelini, Barzizza, Kramer, Cetra, Petralia; quindi Ernesto Bonino, il Trio Lescano, Alberto Rabagliati, Natalino Otto (bra¬ vissimo pioniere dello swing benché proibito), Quartetto Cetra, Gino Bechi, Ferruccio Tagliavini, Beniamino Gigli... E gli autori? Bixio e Cherubini, naturalmente, con Nizza e Morbelli, D'Anzi e Panzeri, C. A. Rossi e persino il noto tuttologo prof. Cutolo per «Dove sta Zazà?» che chiude l'antologia. Ancora una piacevole curiosità: «Nero Italiano», ovvero «Quando in Italia si cantava il Rhythm & Blues». E' un lp della BMG Ariola con 16 canzoni interpretate in italiano da Stevie Wonder, The Supremes, Temptations, Four Tops, Smokey Robinson, Jimmy Ruffin... insomma i più rappresentativi artisti della famosa «Tamia Motown» (etichetta black che lanciò anche Michael Jackson), che negli Anni Sessanta incisero i propri successi nella nostra lingua, vuoi in occasione di qualche festival o per tournées promozionali. «Questi brani sono rimasti nella storia della musica e ancora oggi possono essere riascoltati o nelle loro versioni originali o in rifacimenti di artisti attuali che intendono pagare un tributo ad un genere ed a uno stile che rivoluzionò il mondo della canzone - scrive il critico Ernesto De Pascali -. Queste "cover versions" rimangono come l'unico esempio di musica straniera cantata in italiano, l'unico momento realmente non contaminato. La discografia di allora purtroppo non riuscì ad "agganciare" al volo quest'esperimento che sarebbe poi rimasto unico nel suo genere e che avrebbe potuto, invece, aprire nuove prospettive al nostro mercato poi così inflazionato dagli artisti stranieri». Citiamo così, ad esempio, il rifacimento di «Place In The Sun» interpretato da Stevie Wonder che diventa «Il sole è di tutti», brano che, tra l'altro, portò al successo il torinese Dino mentre «You keep me hangin on» delle Supremes con Diana Ross venne tradotto in «Se il filo spezzerai». Di curiosità in curiosità, sempre piacevoli, ecco la com¬ pilation della «Virgin» dedicata alle cicogne e, in particolare, al centro della Lipu di Racconigi dove questi volatili sono accuditi, intitolata «Let Them Fly», ovvero «Lasciamole volare». Quindici i brani proposti nell'ellepì e firmati da Paula Abdul, Blue Nile, Belinda Carlisle, Bryan Ferry, Julia Fordham, Hue and Cry, Johnny Hates Jazz, Ziggy Marley, Gianni Nocenzi, Mike Oldfield, Roy Orbison, Sandra, Simple Minds, UB 40, Youssou N' Dour & Peter Gabriel. Infine ancora uno «strascico sanremese»: l'antologia «Ho vinto anch'io» (Five Record) con l'orchestra del festival che interpreta sedici fra i migliori brani della rassegna e quindi «Sanremix» (Fonit Cetra) con Renzo Arbore & Lino Banfi che propongono «canzoni, canzoncine e motivetti (sopravvissuti a 40 anni di Festival) da cantare e ballare con noi...» accompagnati dai «Campagnoli Belli» con Stefano Palatresi. Alberto Gedda

Luoghi citati: Giarabub, Italia, Nizza, Racconigi