Nuova scommessa del «Gandhi americano» di Alberto Gedda

Nuova scommessa del «Gandhi americano» Si estende l'impegno non-violento dell'ex presidente della Costa Rica (Nobel per la pace nell'87) Nuova scommessa del «Gandhi americano» Arias Sanchez lancia un piano di solidarietà tra Nord e Sud MONDOVT (Cuneo). E' l'uomo nuovo dell'America Latina di cui incarna speranze e tensioni, sfide quotidiane grandi utopie: Oscar Arias Sanchez, cinquant'anni il prossimo settembre, presidente della Costa Rica dal 1986 allo scorso marzo, può davvero essere considerato il Gandhi del Duemila per il suo «grande sogno nonviolento» che parte da questo tormentato continente. Un «sogno» nel quale l'utopia diventa realtà con la pacificazione del Centramerica secondo l'intuizione di Arias Sanchez. Nell'87, quando gli venne conferito il Premio Nobel per la pace, ben pochi avrebbero scommesso sull'efficacia di questo disegno: oggi, a tre anni di distanza, c'è più speranza nel mondo per la pace? «Credo che in qualche modo, senza essere immodesto, lo sforzo per la pace in Centramerica ha permesso ad altre parti del mondo, travagliate da conflitti, di aprire dialoghi concreti - ci dice il leader del "Partido Liberación Nacional" a Mondovì, dov'è in ritiro la Naziona¬ le di calcio della Costa Rica -. Dopo il nostro intervento per la pace si è smesso di sparare in molte regioni: nessuno forse, nell'87, credeva nella possibilità di cambiare il governo sandinista in Nicaragua per mezzo delle urne e non delle armi. Abbiamo dimostrato che con la fede, la speranza, e anche la forza mistica, tutto si può cambiare: dobbiamo pensare al domani, al futuro, e non essere schiavi del passato pensando che tutto sia immobile e nulla possa essere modificato. Non è vero. La Costa Rica da tempo dice che si deve entrare in un'epoca di cooperazione e non di conflitti perché, necessariamente, il 21° secolo sarà un secolo di pace: la violenza non ha mai risolto nulla». «Credo che il piano di pace che presentammo sia un'interpretazione dei valori e dei princìpi che vive lo stesso popolo costaricense, nel quale il dialogo, la negoziazione, la diplomazia sono gli unici strumenti accettati per risolvere i contrasti - prosegue Sanchez -. Dal 1986, quando venni in Italia e in Europa chiedendo appoggi per questo progetto, l'esigenza di "dare un'opportunità alla pace" è diventata una parola d'ordine in tutto il mondo: sono orgoglioso che certezze e valori dei costaricensi siano patrimonio di molti popoli». Del Centramerica non si legge molto sulla stampa internazionale, se non per i conflitti. «Cinque Paesi centramericani, per la prima volta dopo decenni, sono governati da democrazie: non dimentichiamolo. Quando c'era la guerra in Centramerica occupavamo le prime pagine dei giornali di tutto il mondo: ora che abbiamo democrazia e pace si scrive poco di noi. Ad eccezione di Cuba e Haiti, l'America latina vive in democrazia, che però è vulnerabile se non sapremo migliorare le condizioni di vita dei nostri popoli: credo che il principale compito in questi Anni 90, per tutta l'umanità, sia quello della solidarietà. Occorre che i Paesi del Nord si rendano ben conto che la solidarietà verso i Paesi sottosviluppati dev'essere la norma e non l'eccezione. Inoltre dobbiamo saper accettare le diverse ideologie e regimi avendo l'umiltà di capire che non esiste una verità assoluta, una soluzione valida per tutti e che ci sono più vie per ottenere il benessere dei popoli nella convinzione che chi cammina contro la libertà cammina anche contro la storia. Nel mio continente solo Fidel Castro continua a camminare in senso inverso alla storia». E la Colombia? E' in Sudamerica ma certo non è una democrazia. «Penso che un buon esempio per la Colombia venga dal Nicaragua e cioè da elezioni veramente libere e garantite. Certo, la minaccia dei narcotrafficanti è grande ma è stato dimostrato più volte che il popolo è stanco delle minacce, delle guerre, e chiede di risolvere i conflitti in modo civile, nella democrazia, con l'appoggio di tutti i popoli democratici». Fra poco compirà cinquantanni: con quale bilancio? «Direi che sono stati ben vissuti risponde Sanchez, che tra l'altro ha ricevuto i premi intitolati a Martin Luther King e Albert Schweitzer -. Ho avuto la fortuna di poter servire il mio Paese e il Centro America, per la ricerca della pace che tanto abbiamo voluto». Alberto Gedda L'ex presidente della Costa Rica Oscar Arias Sanchez con la moglie Margarita