L'urlo dell'Olimpico, l'incubo delle ore 21

L'urlo dell'Olimpico, l'incubo delle ore 21 L'urlo dell'Olimpico, l'incubo delle ore 21 Americani col catenaccio in testa, pensando agli sponsor TIRRENIA. L'orgoglio americano contro la folla deirOlimpico. In campo 11 ambasciatori di un Paese sconfinato destinato alle grandi imprese.' Il sogno americano va alimentato, curato, vezzeggiato, coccolato. Non può morire in una sera di mezza estate, non può essere stritolato. E' l'orgoglio che salta fuori, nasce dal sentirsi più deboli. «Boni in the Usa», canta Springsteen rockeggiando: a noi niente è impossibile, raccontano al di là dell'oceano. Ma quanta paura dentro, nonostante l'orgoglio. Quante pressioni. Quegli undici ambasciatori in campo stasera all'Olimpico saranno anche le pedine della «macchina americana», costretta a fornire sempre degli Stati Uniti un'immagine positiva. D'altronde, fra quattro anni i Mondiali si svolgeranno a casa loro: la missione di Italia '90 non può fallire miseramente. I più piccoli fra i piccoli, ecco come devono sentirsi adesso i ragazzi a stelle e strisce di Bob Gansler. Camerun, Costa Rica, Egitto, la presunta debolezza che diventa spavalderia davanti ai campioni. E loro, gli americani? Una pesante scoppola sulle spalle targata Cecoslovacchia; stasera gli azzurri di Vicini. E dentro l'orgoglio, tanta paura. «Siamo terrorizzati dall'Olimpico. Sarà... clamoroso per noi vedere tutta quella gente sugli spalti, quella folla immensa. E sentire le urla dei tifosi italiani». Sfilano a uno a uno ripetendo le loro ansie e i loro timori. Solo cinque giorni or sono si presentarono più spavaldi; erano convinti di poter combinare qualcosa di buono. Non lo dicevano davanti ai taccuini, lo sussurravano confidandosi a microfoni spenti. Poi il ciclone Cecoslovacchia e qualcosa si è incrinato. Ora nel tempio azzurro c'è bisogno di una parziale rivincita. L'ordine è perentorio e si riallaccia alla più genuina tradizione: primo non prenderle. Gansler lo aveva già annunciato: contro l'Italia, gli Stati Uniti vogliono assolutamente evitare un'altra brutta figura. E allora bando ad ogni frivolezza. «Noi speriamo davvero di non subire un'altra goleada — ammicca Gansler —. Non penseremo solo a difenderci, ma dovremo comunque stare attenti a non subire troppo l'iniziativa degli azzurri». Concetti semplici per una Nazionale che ha ancora tantissime cose da imparare; espressione di un calcio piccolo piccolo. In questi casi, a volte, non basta neppure l'orgoglio americano. Ma qualcosa gli Stati Uniti devono pure inventare: la Federazione statunitense del soccer si è fatta sentire. Il 5-1 rimediato dalla Cecoslovacchia ha annacquato i sorrisi d'inizio Mondiale. La Federazione ci tiene molto a questa Nazionale, vorrebbe condurre in porto una sorta di operazione simpatia, se non per i risultati, almeno per il modo di giocare e d'interpretare il calcio. Valorizzazione del football per preparare il mondo intero ai prossimi Mondiali americani: è questo il progetto. Anche perché i milioni di dollari promessi dagli sponsor sono stati congelati. Gansler deve lavorare anche sotto quest'incudine (che poi prevede un suo eventuale siluramento); perciò stasera contro l'Italia di Vicini schiererà una formazione più coperta. Mancherà Wjnalda, squalificato dopo l'espulsione di domenica al Comunale di Firenze; entrerà in campo un altro difensore, Marcel Balboa. Dentro un nuovo... Rocky, quindi, tanto per irrobustire la difesa, che contro la Cecoslovacchia ha preso gol evitabilissimi. E mentre Gansler sente il fiato sul collo (deve fare qualcosa per smussare quell'aria di tensione che si respira intorno a lui), i suoi ragazzi sognano uno sgambetto agli azzurri. Per due motivi: l'orgoglio americano e il miraggio di un altro calcio. Qualcuno c'è che sogna un ingaggio all'estero. Fra questi anche Meola, portierone d'origini italiane, un po' preoccupato per i ci ue palloni che domenica hi ^vuto raccogliere nella sua porta. Nei suoi desideri c'è la Lazio. Perché? Semplice, perché il suo idolo è sempre stato Dino Zoff, ora allenatore dei biancazzurri. Quando entra in campo, bacia la croce che si porta dietro. Stasere le darà un bacio in più. «I cinque gol della Cecoslovacchia mi hanno tolto un po' di allegria. Conto di ritrovarla a Roma». Ma non c'è solo Meola che spera di sistemarsi in Europa. C'è Ramos, c'è Caligiuri soprattutto, attaccante dal volto acqua e sapone, perfetta espressione dell'americanità. Tante motivazioni si mischiano nell'animo di questa Nazionale attesa alla prova più difficile. Da Gansler ai giocatori, tutti devono dimostrare qualcosa. Magari gli Stati Uniti non seguiranno l'esempio del Camerun, del Costa Rica o dell'Egitto, ma cercheranno di offrire un'immagine di sé meno sbiadita. C'è l'orgoglio americano da difendere. Alessandro Rialti Caligiuri il bomber. Il et Gansler s Mentre l'Austria lamen MONDOVT. Claudio Sala, l'ex calciatore del Torino, potrebbe essere il futuro et della nazionale del Costa Rica. A fine mondiale, infatti «Bora» Milutinovic, l'allenatore che ha saputo far diventare la squadra una delle rivelazioni del torneo, lascerà il posto. L'ex giocatore e tecnico del Torino è stato incaricato dal Col di tenere i contatti tra il Costa Rica e l'organizzazione. Ne è nato un rapporto di stima ed amicizia e i dirigenti della squadra hanno deciso di offrire a Sala l'incarico di dare un'impronta europea al calcio costaricano. Se accettasse, gli verrebbe affidata subito la «Under 23» per guidarla a novembre nel campionato panamericano, poi alle Olimpiadi di Barcellona e quindi, ormai matura, ai prossimi Mondiali. Una proposta quadriennale che Sala si è riservato di valutare. La notizia ha piacevolmente sorpreso Mulutinovic: «Sarebbe un'ottima scelta. Per un lavoro del genere bisogna saper entrare nella mentalità centro americana, molto diversa da quella europea; ma c'è un ottimo materiale umano su cui lavorare». spera molto nella potenza dell'attaccante Italoamericano ta i forfait degli infortunati Linzmaier e Keglevits