Diego: l'arbitro ha sbagliato era rigore

Maradona ammette il fallo di mano, esalta le doti di Caniggia e ringrazia Dio per il gol di Troglio Maradona ammette il fallo di mano, esalta le doti di Caniggia e ringrazia Dio per il gol di Troglio Diego; Varbitro ha sbaglialo, era rigore E tante grazie Napoli «Ho visto la palla deviata di testa da Kuznetsov e il primo gesto, istintivo, che m'è venuto di fare è stato quello di mettere il braccio: eravamo tutti frastornati per l'incidente a Pumpido, una brutta frattura, ed era difficile ragionare in un momento così delicato. Ma un fallo di mano, come succede in tantissime partite, non ha condizionato niente. L'arbitro può sbagliare, così come sbaglia Lobanovski oppure noi giocatori tiriamo fuori un calcio di rigore. Diamo all'arbitro la possibilità di sbagliare». Questa volta Diego Maradona non chiama in causa Dios, come fece quattro anni fa in Messico quando, con il pugno, beffò Shilton e l'Inghilterra. E' un Maradona disteso, che indossa la maglia biancoceleste numero 10, naturalmente quella di ricambio, che mettendosi la cuffia nella sala delle conferenze stampa, necessaria per capire le domande in lingua straniera, si concede una battuta: «Non c'è la musica...». La musica l'aveva già suonata prima il colonnello Valéry Lobanovski, furibondo con l'arbitro Erik Fredriksson che, nell'86 in Messico, diresse l'Urss nella partita che segnò l'eliminazione dei sovietici contro il Belgio. Sarà una sfortunata coinciden¬ NAPOLI za ma anche ieri Fredriksson ha contribuito al ko dei vicecampioni d'Europa, negando loro un rigore che poteva essere decisivo. Maradona ringrazia invece Dio per il gol di Troglio «che non solo ha sbloccato il risultato, contro un avversario molto difficile in una gara tesissima, ma ci ha anche tirato un po' su di morale dopo la perdita di Pumpido». Dai fischi di Milano agli applausi di Napoli, una grossa iniezione di fiducia per Maradona e per la stessa Argentina. Dieguito ringrazia il suo pubblico: «Ha dimostrato di essere maturo e ha dato una grossa lezione. Non ha fischiato, come i milanesi nei nostri confronti, l'inno sovietico ma si è limitato ad applaudire l'Argentina perché io gioco nel Napoli». Maradona ha poi sottolineato l'importante contributo dato da Caniggia che, come a San Siro, ha subito un fallo determinando l'espulsione di un avversario. Dopo Massing ieri è toccato a Bessonov. «E' un fenomeno, abbiamo bisogno di lui», ribadisce Maradona prima di lasciare il San Paolo diretto con la squadra a Trigoria, dove si preparerà per un'altra partita importantissima, sempre a Napoli, con la Romania, in programma lunedì prossimo. Se il morale di Maradona è cambiato, anche quello di Bi¬ lardo è diverso rispetto alla vigilia. La voce bassa, la grande tensione dipinta sul volto. Sulle vibranti proteste di Lobanovski contro l'arbitro, Bilardo dribbla l'argomento: «Io non discuto mai il direttore di gara». Cos'è cambiato nell'Argentina da San Siro al San Paolo? «I miei giocatori stanno trovando la mentalità giusta per un campionato del mondo: non era facile improvvisarla in un breve lasso di tempo, a differenza di quanto accadde nel Mondiale dell'86 quando avevamo ben 25 partite di rodaggio sulle spalle e non dovevamo rimettere insieme ben 16 giocatori che militano in squadre all'estero», risponde il «dottore». Chiedono ancora al commissario tecnico «campeon» se la Perestrojka è arrivata anche nell'Argentina. Alla domanda ironica, per via della rivoluzione che Bilardo avrebbe operato anche su forti pressioni del presidente della federazione, Grondona, l'allenatore ribatte: «Avevo già tentato un cambiamento analogo nella Coppa America, ma mi era andata male. Questa volta abbiamo vinto e adesso pensiamo alla Romania. In questo Mondiale non c'è una grande potenza e, piano piano, l'Argentina sta miglioi io. Poi c'è sempre Maradona che può fare la differenza». DAL NOSTRO INVIATO OGGIA BARI Brano Bernardi Nel disegno accanto il fallo di Maradona non rilevato dall'arbitro e sotto il primo gol dell'Argentina segnato da Troglio