L'Antimafia a Palermo sentirà Orlando di Gio. Bia

I/Antimafia a Palermo sentirà Orlando I/Antimafia a Palermo sentirà Orlando Dopo le rivelazioni in tv che hanno riaperto il «caso Palermo» ROMA. La commissione parlamentare antimafia si recherà a Palermo per incontrare i giudici di quella Procura: chiederà lumi su alcuni passaggi delle inchieste giudiziarie sui «delitti politici» perpetrati da Cosa Nostra e che si faccia il possibile per chiudere quei procedimenti entro il mese di ottobre. Ci saranno incontri anche con i rappresentanti delle amministrazioni locali, compreso l'ex-sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Dalle relazioni inviate dai giudici palermitani sugli «omicidi eccellenti» - quelli di Michele Reina, Piersanti Mattarella, Pio la Torre, Giuseppe Insalaco e Giovanni Bonsignore - emergono alcuni interrogativi sui quali l'Antimafia intende far luce. Sull'omicidio di Michele Reina, ad esempio, avvenuto nel marzo '79, i magistrati hanno riferito che due testi, nell'88 e nell'89, hanno fornito alcuni elementi ritenuti im¬ portanti. Il secondo ha anche spiegato che «Mattarella fu ucciso perché l'omicidio di Reina non aveva provocato quegli arresti di linea politica sperati dagli asseriti mandanti». Sull'omicidio del funzionario della Regione Sicialia Giovanni Bonsignore, avvenuto il 9 maggio scorso, non sono ancora chiari i motivi per cui un esposto da lui inviato in Procura poco prima di essere ucciso non aveva avuto esito. Dalla relazione dei giudici che Cossiga ha trasmesso all'Antimafia emerge ora che in casa della vittima è stato trovato un altro documento che accusa di corruzione e illecito un alto funzionario della Regione. Nelle indagini per scoprire i killer dell'ex-sindaco Giuseppe Insalaco, ammazzato il 12 gennaio 1988, è emerso che fino al 1986 la vittima apparteneva alla loggia massonica Praxis di Palazzo Giustiniani. I giudici riferiscono che le indagini bancarie non hanno portato a nulla, e che il «pentito» Calderone ha raccontato che in passato Insalaco riceveva la fiducia del boss Stefano Bontade. Nemmeno gli interrogatori di testimoni appartenenti al mondo politico locale hanno fornito sbocchi alle indagini. Ma i risultati degli accertamenti tecnico-balistici sulle armi che uccisero Insalaco sono state consegnate dalla squadra mobile di Palermo solo un mese fa, il 18 maggio 1990. Sul comunista Pio la Torre, assassinato nel 1982, restano gli interrogativi per un'arma, utilizzata dai killer per ucciderlo, che non è mai stata usata per altri delitti di mafia, né prima né dopo, mentre su Mattarella i giudici catalogano come tentativi di depistaggio le testimonianze di alcuni testimoni o «pentiti» come Galati, Pellegriti, Lo Puzo. Per gli inquirenti, comunque, il delitto Mattarella è «l'eliminazione di un uomo ritenuto una variabile impazzita nel sistema degli equilibri». La decisione della commissione antimafia di recarsi a Palermo è venuta al termine di una riunione che s'è aperta con la relazione del presidente Chiaromonte, il quale ha proposto di effettuare questa missione in Sicilia come risposta all'appello del Presidente della Repubblica. S'è discusso a lungo sulla necessità di convocare a Roma Leoluca Orlando, che con le sue dichiarazioni in tv ha aperto la nuova edizione del «caso Palermo». Formalizzata dal missino Lo Porto, caldeggiata dal radicale Corleone e da altri esponenti di partito, la proposta ha trovato l'opposizione del presidente Chiaromonte e della maggioranza degli altri commissari. L'eventuale audizione di Orlando avverrà a Palermo, durante la missione dell'Antimafia, [gio. bia]

Luoghi citati: Palermo, Roma, Sicilia