Arrestata un'altra terrorista della Raf di Emanuele Novazio
Arrestata un'altra terrorista della Raf Arrestata un'altra terrorista della Raf BERLINO. La polizia della Ddr, secondo l'agenzia «Adn», ha arrestato l'altra notte a Magdeburgo una tra le terroriste tedesco-occidentali più ricercate: Inge Viett, 46 anni. Secondo fonti ufficiose, tuttavia, l'arresto sarebbe stato compiuto da un'unità del ministero degli Interni. Sembra che alcuni vicini della donna ne avessero segnalato la presenza alla polizia, che però non si sarebbe mossa, in base alla direttiva della «Stasi» - il servizio segreto del deposto regime di proteggere i terroristi della «Raf». I vicini allora avrebbero sporto denuncia alla polizia di ro, e lanciano un appello alla tolleranza. Ma proprio un grido che si diffonde all'Est, «Ausl'ànder Aus», «Via i forestieri», è l'ultimo tabù a cadere, nella nuova Ddr avviata all'unità col capitalismo d'Occidente: perché il razzismo non è una novità nella Germania Est, come documentava lo «Spiegel» evocando vandalismi razziali vecchi di anni. Si preferiva tacere per evidente opportunità ideologica e politica: ora però «la diga si è rotta», e affiora l'intreccio sotterraneo che lo alimenta. C'è, intanto, un sottofondo di nazionalismo esasperato che si confonde col razzismo: ancora secondo l'indagine voluta dal governo de Maizière, un giova¬ Bonn che avrebbe avvertito Berlino Est. La Viett è accusata di aver partecipato agli assassini del banchiere Juergen Ponto e di Guenter Von Drenkmann e al sequestro del leader de Peter Lorenz. L'arresto fa supporre che in Ddr ci siano molti terroristi ricercati da Bonn: mercoledì è stata catturata Susanne Albrecht. Il ministro dell'Interno della Ddr Diestel ha accusato la «Stasi» di aver avuto contatti con la «Raf» e ha parlato di una «combinazione perversa tra uno Stato che si faceva passare per socialista e demoni che si trovano in ogni democrazia». [Ansa-Agi] ne tedesco orientale su cinque ritiene che i confini legittimi della Germania siano quelli del 1937. E c'è, sia pure confinato alle aree sociali più marginali, un greve, elementare odio razziale: «Eliminiamo subito le bestie», gridava un ventenne intervistato dalla seconda rete della tv occidentale, la Zdf, riferendosi agli immigrati d'Africa. Ma sul risveglio della xenofobia pesa dell'altro, la situazione d'incertezza e di attesa; ed è forse l'occasione d'allarme più seria, alla vigilia dell'unificazione: i conflitti sociali che sembrano annunciarsi all'Est, la paura del futuro, l'ansia per quel che accadrà dopo l'unione economica con la Germania Federale, il terrore della disoccu¬ pazione e della crisi degli alloggi, hanno infranto le norme residue che la disciplina socialista era riuscita a imporre. «La gente pensa che gli portiamo via il lavoro», ha dichiarato allo «Spiegel» uno studente senegalese. E incomincia a pretendere che siano gli stranieri ad andarsene, a molestare chi porta su di sé il doppio segno della diversità razziale e della concorrenza: in decine di imprese, confermava di recente un responsabile del ministero del lavoro alla «Frankfurter Rundschau», si diffonde il motto «meglio cacciare un vietnamita che un tedesco». Almeno settemila «Fidschi», dunque, sono già stati licenziati e rispediti ad Hanoi, nonostan¬ Emanuele Novazio
Persone citate: Guenter Von Drenkmann, Inge Viett, Juergen Ponto, Peter Lorenz, Raf, Susanne Albrecht
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