La febbre di Teheran contagia l'Algeria di Igor Man

Gli integralisti infrangono 28 anni di regime nazionalista e chiedono immediate elezioni politiche Gli integralisti infrangono 28 anni di regime nazionalista e chiedono immediate elezioni politiche la febbre di Teheran contagia l'Algeria Assenteismo a livelli-record, il Fronte non convince Chadli è il grande sconfitto: in pericolo le riforme ALGERI DAL NOSTRO INVIATO Gli islamici hanno vinto. E' successo quello che non sarebbe dovuto succedere anche se «doveva» accadere. La vittoria degli integralisti del Fis (Fronte islamico di salvezza) è, infatti, la materializzazione politica del grande scontento popolare; traduce in un voto (pericoloso) di protesta l'immensa delusione della gente. I giovani, i bohi, come vengono chiamati i ragazzi del sottoproletariato algerino cui è negato il futuro, scesero in piazza contro le mitragliatrici dell'esercito, nell'ottobre del 1988, per gridare alta la loro fame. Che non era soltanto fame di cuscus. A guidare i cortei, allora, furono, fatto nuovo, studenti delle primarie, persino ragazzini di dieci anni. E appunto i bohi o, meglio, gli haitìtes (quelli che passano le giornate appoggiati a un muro, macerandosi nella frustrazione del mancato lavoro). Non comparivano cartelli, né risuonavano parole d'ordine. Gli islamici cavalcarono la rivolta in un secondo tempo, facendosi ammazzare coi ragazzini, mano nella mano: 500, i morti «ufficiali». Il presidente Chadli, stretto tra gli apparatala del partito unico, l'Fln, e i dinosauri dell'esercito, terrorizzati dalla perestrojka da lui varata, GERMANIE raccolse il segnale disperato della piazza. Chiamò il popolo a referendum, varò una nuova Costituzione e, infine, ruppe il monopolio dell' Fin aprendo la strada al pluripartitismo. Nello stesso tempo, giovandosi d'un governo di tecnocrati in maggior parte giovani e tutti puliti, cercò di premere l'acceleratore sulle riforme volte al recupero dell'agricoltura, alla razionalizzazione dell'industria sì da sconfiggere la disoccupazione. La gente algerina, ma sarebbe meglio dire i giovani giacché su 23 milioni di abitanti il 65 per cento ha meno di 25 anni, diede fiducia al presidente dai capelli bianchi, sottoscrivendo, con lui, una tacita tregua. Sennonché, gli ultimi 18 mesi, quelli precedenti le elezioni del 12 di giugno, hanno fatto cadere ogni illusione. La gente ha sentito che Chadli non ce l'avrebbe mai fatta ad aver ragione dei «burocrati della burocrazia»; ha soprattutto compreso, con sdegno, con orrore, come «quelli dell'Fln» non avevano capito niente: avevano, puramente e semplicemente, rimosso la rivolta d'ottobre. In Algeria, come un po' in tutto il mondo musulmano, i giovani truffati dal consumismo, gabellato dai «modernisti» intrallazzatori per emancipazione; traditi da un partito di ex eroi divenuto un'associa¬ zione disicofanti «usi ad abbeverarsi alla mammella dello Stato», esacerbati dall'inettitudine arrogante d'un vero e proprio neostalinismo maghrebino, han finito col rifugiarsi nella moschea. Ed è stato facile per uomini intelligenti e preparati come lo sceicco Albassi el Madani, professore universitario di scienza dell'educazione, più volte imprigionato e torturato, reclutare sotto la bandiera verde del profeta i più acculturati; del pari facile è stato per il «microfono di Dio», il giovane (36 anni) imam della preghiera del venerdì, Ali Beladj, plagiare gli incolti, i più semplici: «Noi non possiamo assicurarvi per subito un lavoro, la casa ma a chi voterà Fis possiamo garantire il paradiso», ha ripetuto fino all'ossessione nelle sue prediche di stampo khomeinista. Il 12 di giugno è, in fatto, scaduta la tregua fra Chadli ed il popolo algerino il quale ha votato per il Fis. Ma va detto come si tratti di una scelta culturale, non ideologica. Se è corretto scrivere che hanno vinto gli islamici, a larga maggioranza, non è neanche sbagliato scrivere che hanno, soprattutto, perduto, e miserevolmente, i vetero-rivoluziónari dell'Fln, catafratti nel loro inetto dogmatismo honneckheriano. E adesso, che accadrà? Quando, ier notte alle 2, il mi¬ contare sul concorso di tutti». Anche degli sconfitti? «Perché no... Nel suo complesso l'Fln non è un partito marxista». A una torma eccitata di giornalisti, lo sceicco ha ricordato che per la prima volta, nel mondo arabo, un movimento religioso, fattosi partito politico, conquista una «congrua maggioranza elettorale» (l'Fln è al secondo posto, ma piuttosto distanziato). «Forti della risposta dell'Algeria profonda, nistro dell'Interno, con voce forzatamente neutra ha annunciato alla radio che «si delinea una tendenza favorevole al Fis», ci siamo precipitati nel quartiere-bene di Hydra dove abita lo sceicco. Sereno, disteso (soltanto gli occhi sfavillavano) ci ha rimandati alla conferenza stampa che avrebbe tenuto di lì a poche ore. Soddisfatto? «Ma anche preoccupato: il compito che ci attende è tremendo, dobbiamo poter noi chiediamo la dissoluzione dell'attuale assemblea e nuove elezioni politiche». Madani non ha fissato scadenze tuttavia ha posto una condizione, ferma: se Chadli non raccogliesse «l'invito» del Fis, «promuoveremo un referendum». La legislatura attuale dovrebbe scadere nel 1992 ma c'è chi vuole, in questa Algeri senza allegria, quasi sotto choc, dove le voci di un golpe militare vorticano insistenti, c'è chi Una manifestazione del Fronte islamico ad Algeri: Teheran ieri si è congratulata con i vincitori vuole che Chadli sia orientato a sciogliere in anticipo il Parlamento. «Quale che sarà il risultato, avrà vinto la democrazia» aveva detto il presidente alla vigilia del voto. Ha vinto la democrazia, certamente, ma ha vinto soprattutto la disperazione. L'Fln muore vittima d'una concreta alternativa politica, sia pure impropria, colpito al cuore anche da un assenteismo che sfiora il 50 per cento (sfiducia o boicottaggio?), intisichito dalla sua stessa inconsistenza. «L'Fln s'è smalloppato», per usare una espressione locale altrimenti intraducibile. Ora la domanda è questa: sulle rive del Mediterraneo, nella «socialista» Algeria s'annuncia una nuova teocrazia di marca iraniana? Più volte, nella sua intervista a La Stampa, Madani mi aveva ripetuto: «L'Algeria non è l'Iran» e ieri, rispondendo ad un giornalista inglese ha detto che i «Versetti Satanici» di Rushdie, per la loro incultura, sono roba da mercato nero, non da biblioteca, rifiutandosi, così, di avallare la condanna a morte pronunciata da Khomeini. E quando l'hanno provocatoriamente informato che in Iran son molto contenti della vittoria del Fis, ha replicato asciutto: «Davvero?». Igor Man