Dormono i mostri nella caverna dell'antimateria di Angelo Dragone

Dormono i mostri nella caverna dell'antimateria Dormono i mostri nella caverna dell'antimateria Quel «grido di colore» (145 metri quadrati) aprì nuove strade all'arte europea A TORINO A L suo rientro in Italia da Parigi, prima d'esser riconsegnata al proprietario Paolo Marinotti, La caverna dell'antimateria di Pinot Gallizio (1902-1964) - un'esplosione di colore che ha investito 145 metri quadrati di pareti, alte più di due metri, soffitto e pavimento compresi - fa sosta a Torino (fino al 20 giugno) ospite della Galleria Martano. Le si accompagna La notte etnisca, del 1962, più d'una volta esposta (anche a Torino nel 1974 e ad Alba nell'84), mentre un'eccezione è la Caverna: anche perché presentata nell'originale tridimensionalità, quando persino in Palazzo Grassi, a Venezia nel 1960, le tele erano collocate a parete. Ideata avendo «come subcosciente il presente e il futuro», diceva Gallizio, La caverna dell'antimateria costituisce qualcosa di mitico nella produzione del chimico-farmacista di Alba, guadagnato all'arte attraverso un solo decennio d'intensa creatività. Realizzata nel 1958- '59 per comparire nella parigina Galerie Drouin (anche per questo la si è voluta riproporre al Pompidou) l'opera si risolve in una fluida circolazione di energie gestuali, frutto di un'esperienza totale, riflesso di un mondo di cui la fisica aveva da poco chiarito gli assetti materici con le ultime scoperte relative alle particelle dell'antimateria e al loro ruolo. Mentre vi lavorava, Gallizio aveva eloquentemente datato «Zona libera dell'Antimondo, mercoledì 9.12.'58» la lettera nella quale anticipava a Drouin alcuni aspetti della sua pittura «atomizzata, letteralmente disintegrata, bombardata effettivamente, non a parole, generando sui fondi delle variazioni in toni lisci e scuri sovrapposte a materia in eruzione come una lava verde-muffa bordata, anzi slabbrata, in giallo-zolfo, un colore da reazione instabile». Nell'insieme una struttura pittorica internamente praticabile, concepita con la fantasia d'uno che amava vagheggiare questi ambienti scrivendo di Madrid Serenità classica nel cuore della capitale iberica Cap d'Antibes Aria di Provenza nella romantica fattoria I dipendente di sinistra» - che nella pittura aveva scoperto la vera chiave di lettura della propria esistenza. In questa prospettiva si chiariva anche il senso dell'incontro con Asger Jorn (del gruppo «Cobra»), e quel che per Gallizio potè significare la vita attraverso il «laboratorio sperimentale» di Alba - per il quale sono poi passati anche ammirati direttori di musei - per dialogare infine con i materici dipinti di Jorn e gli spazi concettuali di Fontana, dando alla propria ricerca il valore della libera, imprevedibile creatività ad alto potenziale ch'è nel ciclo delle Notti: con il ricupero d'ogni spirito narrativo, mentre, oltre l'informale, apriva nuove vie all'arte europea degli ultimi decenni. Di dì a poco il breve, felice sogno creativo sarebbe scomparso sotto il velo nero di cui, quasi presago della fine imminente, Gallizio aveva ricoperto le tele già dipinte, i mobili e ogni altro oggetto dello studio. Costa Smeralda Seduzioni mediterranee in una villa di Porto Cervo mi Portofino Le meraviglie dello Splendido, albergo di leggendaria bellezza Milano Invenzioni e prospettive inattese in un appartamento ristrutturato Le visite esclusive di AD: Parigi: Gallizio dentro la sua «Caverna» esposta nel '59 alla galleria Drouin «riti barbarici e selvaggi» ai quali aveva dato come punto di riferimento una «realtà provvisoria, rappresentata dalla modella vestita di pittura». «I mostri dormono in attesa della vostra chiamata», aveva concluso Gallizio scrivendo a Drouin, dando per scontata la globalità dell'esperienza per l'uomo e l'artista, uniti da un profondo sentimento etico-so¬ ciale, con il quale attraverso la Caverna aveva lanciato un «grido di colore» annunciando a Drouin: «Violenza-Violenza! Nell'oscurità infernale con una luce siderale di stelle morte». Era il significativo approdo del farmacista d'Alba - studioso di botanica officinale e di archeologia, di cultura popolare e di nomadismo, «partigiano» nel '45 e consigliere comunale «in¬ Giovanni Macchia 256 PAGINE A COLORI EDITORIALE Angelo Dragone