Le tre condizioni del Cremlino

Le tre condizioni del Cremlino Le tre condizioni del Cremlino Grande Germania, avanti piano nella Nato r- RONALD REAGAN Gorby vuole davvero il libero mercato MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Noi saremmo d'accordo sulla partecipazione della Germania unita alla Nato...». Michail Gorbaciov comincia a pronunciare questa frase davanti al Soviet supremo e lo sguardo di tutti i parlamentari si gira verso il palco. Il capo del Cremlino sta rovesciando i termini della questione tedesca vista da Mosca: finora aveva sostenuto che l'Urss non avrebbe mai tollerato un simile squilibrio dei rapporti strategici in Europa, adesso sta per spiegare a quali condizioni è disposta a farlo. E le condizioni sono tre: che la Germania nell'Alleanza Atlantica assuma un ruolo di «membro associato», che il «principio del riawicinamento dei blocchi» sia legato al processo di unificazione e che, temporaneamente, «gli impegni della Germania Ovest e quelli della Germania Est siano rispettati». Così, riferendo ai deputati i risultati del summit con Bush, il Presidente sovietico ha voluto lanciare un segnale di disponibilità. Ma se il tono è distensivo, le concessioni sono scarse. Nel discorso Gorbaciov ha ripetuto che obiettivo generale to - dovrebbe rispettare, per un periodo transitorio, tutti gliim.pegni ereditati dalla Germania federale e dalla Ddr». Questo, per il capo del Cremlino, significa che l'esercito tedesco occidentale potrebbe essere integrato nella Nato, mentre quello dell'attuale Germania Est «dovrebbe rispondere al solo governo della Germania unita». Non solo. I 360 mila soldati sovietici rimarrebbero nelle loro basi della Ddr in nome degli accordi «ereditati» dalla nuova Germania. Si tratta degli accordi con il Patto di Varsavia, o di quelli che hanno imposto alla Germania il controllo delle quattro potenze vincitrici della seconda guerra mondiale? Gorbaciov non lo ha detto. Ma la sostanza non cambia. Nella «fase transitoria verso il sistema di sicurezza pan-europeo» l'Armata Rossa dovrebbe rimanere in Germania. «Si potrebbe anche ipotizzare un sistema di sicurezza per la Germania basato sui due blocchi, finché questi continueranno ad esistere» ha aggiunto Gorbaciov riprendendo una sua vecchia tesi: la partecipazione simultanea della Germania unita all'Alleanza Atlantica e al Patto di Varsavia. Ecco alcuni passi di un articolo dell'ex presidente Reagan su Gorbaciov e l'Est SONO passati tre anni esatti da quando stavo di fronte al Muro di Berlino e cercavo di convincere Gorbaciov ad abbatterlo. Non fu un'idea peregrina. Rifletteva la mia convinzione che sia le mie relazioni con Gorbaciov sia gli effetti interni della sua glasnost erano arrivati a tal punto da permettermi una dichiarazione pubblica in favore di quell'atto di riconciliazione tra Est e Ovest. Il Muro non cadde subito, ma la maggior parte degli elementi che avrebbero portato alla sua abolizione fecero la loro comparsa nel 1987. Grazie alla glasnost, in Unione Sovietica il genio della libertà di parola è uscito dalla bottiglia. Gorbaciov lancia la parola d'ordine della perestrojka, delle riforme, promette tempi migliori al suo popolo. Si moltiplicano i segnali di democrazia in Polonia e iniziano a manifestarsi in altre parti del blocco sovietico. Dopo la scelta della Germania occidentale, nel 1983, di installare i missili «emise» e la nostra decisione di cominciare a lavorare sul progetto di difesa strategica, i militari sovietici si erano resi conto che l'Occidente aveva non solo le risorse, ma anche la volontà politica di rendere infruttuoso qualsiasi sforzo sovietico per la supremazia militare. Oggi, la mappa politica dell'Europa è cambiata ulteriormente. Le due Germanie saranno presto unificate. La democrazia e il sistema di mercato stanno procedendo a pieno ritmo in Polonia, dove il governo, sorretto da un mandato popolare, sta sospingendo l'economia verso la disintossicazione e il libero mercato. Ungheria e Cecoslovacchia seguono a ruota. E' stato probabilmente Gorbaciov la scintilla che ha causato l'esplosione della democrazia in quello che un tempo fu l'impero sovietico. Realista com'è, sapeva che i soliti metodi non potevano funzionare e che la vecchia generazione di leader intransigenti nei Paesi satelliti, avrebbe dovuto essere sostituita. Permettendo che ciò acI cadesse (in verità, incorag8 glandolo), contava che il posto [e. s.] di Honecker e Ceausescu fosse preso da gorbacioviani. Ma, dato che la glasnost non ha potuto essere confinata a critica delle manchevolezze burocratiche marginali, l'abolizione del sostegno ai dittatori dei Paesi satelliti ha scatenato un processo che Gorbaciov non può controllare. C'è aria di imprevedibilità per quel che riguarda il futuro dell'Europa centrale e orientale. Questo è vero specialmente se guardiamo agli ultimi eventi in Urss. L'altro giorno ho incontrato Michail Gorbaciov per un caffè a San Francisco. Era appassionato e ottimista sul futuro del suo Paese esattamente come durante i nostri primi incontri. Tuttavia, al rientro a casa doveva affrontare una serie di problemi che avrebbero scoraggiato un uomo meno vigoroso: moti nazionalistici, critiche martellanti sulla mancanza di beni di consumo, lamentele sulla carenza di valuta pregiata necessaria a comprare le macchine e gli equipaggiamenti indispensabili e, non ultima, la sfida di Boris Eltsin alla sua leadership. Sono convinto che Gorbaciov abbia davvero intenzione di trasformare l'Unione Sovietica in una democrazia a libero mercato. In un Paese così grande e complesso, la transizione dal controllo centralizzato implicherà inevitabilmente ritardi, errori e false partenze. La nostra possibilità di favorire questo processo è limitata. Noi certamente possiamo e dovremo incoraggiare i sovietici fintanto che seguono questa strada. Ma non possiamo far altro che incitarli. Ammettiamo pure che la guerra fredda sia finita, ciò non significa che possiamo permetterci di smantellare le nostre difese. Anche se ci consideriamo vincitori, non dobbiamo umiliare l'altra parte. I sovietici conservano ancora viva memoria dei milioni di vite perdute per mano nazista nella Seconda guerra mondiale. Ma una cosa di cui noi, e i nostri alleati occidentali, dobbiamo convincerli è che una Germania unita nella Nato sarà per Mosca la miglior scommessa su un'Europa stabile e sicura. Ronald Reagan gmesmpa nes» I npa» I Copyright «The New York Timese per l'Italia «La Stampa nes»npa»