Eltsin mette sotto esame Gorbaciov di Enrico Singer

Approvato lo strappo costituzionale Ma per adesso è solo un «principio» Approvato lo strappo costituzionale Ma per adesso è solo un «principio» Eltsin mette sotto esame Gorbaciov DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Soltanto una riforma profonda del patto federale che lega le 15 Repubbliche dell'Urss può salvare l'unità del Paese e può risolvere i problemi che si sono «accumulati negli anni e che adesso stanno esplodendo». Questo è il messaggio che Michail Gorbaciov ha rivolto ieri ai tre presidenti baltici che, per la prima volta, sono entrati insieme al Cremlino con la speranza di avviare una trattativa non più a base di ultimatum. Il lituano Vytautas Landsbergis, l'estone Arnold Ruutel e il lettone Anatalois Gorbunovs, forse, si attendevano qualche cosa di più. Ma il Presidente sovietico ha offerto «una trattativa nel quadro del rinnovamento dell'Unione», senza scorciatoie per l'indipendenza, ma anche senza le asprezze che avevano marcato i primi contatti. «Non posso certo dire che da domani finirà il blocco economico della Lituania», ha commentato Landsbergis. Ma «qualche timido passo avanti» sarebbe stato fatto anche secondo il leader baltico meno disposto alle concessioni a Mosca. Per ora il passo avanti si riduce all'avvio del dialogo che resta condizionato alla sospensione delle dichiarazioni d'indipendenza votate a Vilnius, Tallinn e Riga, ma con una formula che MOSCA Gorbaciov ha volutamente mantenuto vaga e, comunque, legata al «periodo delle trattative». Ma la vera novità dell'incontro è la proposta generale di riforma della struttura dell'Urss: un progetto di grande impegno che spiega anche la prudenza delle reazioni dei tre presidenti baltici. Per Gorbaciov questa riforma «è già in atto nella realtà» e deve essere «gestita politicamente» per evitare tutte le fratture: dal Baltico alla Kirghizia, dalla Georgia alla stessa Russia. L'appello al dialogo, anzi, è stato rivolto anche a Boris Eltsin che ieri, per la prima volta dalla sua elezione a presidente del Soviet supremo russo, si è trovato faccia a faccia con Gorbaciov nella riunione del Consiglio federale del quale fanno parte i presidenti di tutte le 15 Repubbliche dell'Urss. A questo primo contatto con il capo del Cremlino, Eltsin si era presentato forte di un nuovo passo compiuto appena pochi istanti prima dal Congresso dei deputati russi: l'approvazione plebiscitaria — 907 sì, 13 no — della «dichiarazione di sovranità» della Russia. Il documento fissa in 15 punti i «principi di base per l'elaborazione di una nuova Costituzione della Repubblica federativa russa e per la costruzione di uno Stato democratico e di diritto all'interno di un'Unione rinnovata». E', insomma, una «dichiara¬ zione d'intenti»: l'ultimo articolo, che nella versione originale prevedeva l'immediata validità del documento, è stato modificato proprio per evitare uno scontro frontale con il potere centrale e per evitare, anche, una spaccatura netta tra i deputati delle diverse tendenze. Certo, il compromesso ha rallentato i tempi della sfida radicale a Gorbaciov, ma non ne ha attenuato la sostanza. Ruslan Azbulatov, uno dei consiglieri di Boris Eltsin, è stato l'autore del compromesso sull'entrata in vigore della dichiarazione. «Noi — ha detto — non vogliamo fare secessione dall'Urss: vogliamo procedere per tappe e restituire prima di tutto alla Russia il suo ruolo di motore economico e politico dell'Unione. Per questo obiettivo, la dichiarazione ha un valore morale molto importante». E, in realtà, i quindici punti del documento contengono tutti degli impegni per rilanciare la «missione» della Russia: dalla sovranità nel campo dei rapporti con le altre Repubbliche, allo sfruttamento delle sue grandi risorse naturali, fino alla supremazia della Costituzione e delle leggi repubblicane su quelle dell'Urss. L'articolo 5 della dichiarazione fissa anche il principio dei «pieni poteri» del governo repubblicano per la soluzione dei problemi economici e sociali. In pratica stabilisce la supremazia Gorbaciov al Consiglio federale: in primo piano, con gli occhiali, il presidente lituano Landsbergis delle decisioni del governo russo — che sarà formato entro la fine della settimana — su quelle dei ministeri centrali. E questo è un altro colpo micidiale all'autorità del Cremlino anche se una clausola di compromesso è stata aggiunta all'ultimo momento. I «pieni poteri» saranno esercitati «in tutti i campi ad esclusione di quelli riconosciuti di competenza dell'Urss». Ma anche con tutte queste prudenze, la dichiarazione è un'arma potente in mano a Boris Eltsin per lanciare, se e quando lo riterrà opportuno, un attacco al Cremlino. Il Parlamento russo ha formalizzato quello «strappo costituzionale» che già si era annunciato chiaramente la scorsa settimana quando era stato votato l'articolo sulla supremazia delle leggi repubblicane. Tutto, però, è sospeso. E' legato agli sviluppi del processo cu rinnovamento dell'Unione e del suo Patto che ieri Michail Gorbaciov ha ufficialmente aperto con la riunione del Consiglio federale. Ma è evidente che, ormai, questo processo sarà influenzato in modo profondo dalla strategia di Boris Eltsin oltre che dalla spinta indipendentista del Baltico o dalle esplosioni di rivolta nelle Repubbliche asiatiche. E questo lascia immaginare che per Gorbaciov è cominciato il tempo dei compromessi. Enrico Singer