Gaudenzi un gigante per far crescere l'Italia della racchetta

Gaudenzio un gigante per far crescere Piglia della racchetta Gaudenzio un gigante per far crescere Piglia della racchetta EPanatta assicura che nel circo dei prof essionisti si ambienterà più facilmente di Nargiso Gomez, un modello per Gaudenzi PARIGI DAL NOSTRO INVIATO Far saltare i nervi a uno svedese, anche se più giovane di una manciata di mesi, non è impresa da poco. Ci è riuscito nella finale juniores di Parigi Andrea Gaudenzi, 17 anni il 30 luglio, il miglior prodotto del centro tecnico nazionale di Riano della Federtennis. Opposto al forte Thomas Enqvist, Gaudenzi, con gli incoraggiamenti del tecnico Vittorio Magnolli e di Adriano Panatta ma soprattutto con il suo carattere, ha ribaltato una finale cominciata male e sul punto di trasformarsi in una débàcle. Lo svedese conduceva per 62, 4-1 quando la situazione si è capovolta. «Non potevo perdere in quella maniera una finale di un torneo del grande slam. Ho preso coraggio, ho incominciato a giocare un metro più avanti e ho fatto di tutto per riequili¬ ) brare il match». sul piano tattico e del mestiere, lavorando sodo in allenamento, sia con il prof. Rabitti per quanto riguarda il potenziamento fisico e la velocizzazione del gioco di gambe, sia con Magnelli o Della Fontana e presto con Zugarelli per l'aspetto tennistico. Quel che non guasta in Gaudenzi è il suo approccio con il mondo professionistico della racchetta. Figlio di una famiglia borghese (papà Gabriele, fratello dell'ex riserva di Coppa Davis «Pancho», è ingegnere edile), gioca a tennis perché prima piaceva al genitore che è stato il suo primo maestro e ora perché piace a lui, non certo nella prospettiva di lauti guadagni. Tennis come sport da amare ma senza tralasciare gli studi. «Ho fatto il primo biennio dello scientifico, sempre promosso con ottimi voti, ma allenandomi a Riano non potevo continuare un liceo così impegnativo da privatista. Così C'è riuscito arrivando al tiebreak del secondo set, annullando un match-point e recuperando un break di svantaggio agli della terza partita per conquistare il successo quando lo svedese ha perso la tramontana come un normale giocatore italiano (lanci di stizza della racchetta, tre doppi falli consecutivi). Sul piano tecnico, Gaudenzi, pur non avendo il tocco di McEnroe o il senso dell'anticipo di Agassi, ha molto poco da imparare. Colpi di scuola ma efficaci: servizio, diritto e rovescio, con una certa predisposizione per quest'ultimo. Il tutto, finalmente, accoppiato a un gran fisico, 1,86 di statura per 76 chili. Quello che si chiede di sfornare a una federazione, anche se il campionissimo non può certo esser programmato in laboratorio. I progressi, al momento, Gaudenzi deve farli V ora darò gli esami di terza ragioneria. Un impegno che non mi permette di giocare il torneo juniores di Wimbledon». Pur con il desiderio di arrivare a una laurea, Gaudenzi già nei prossimi mesi affronterà l'impatto con il mondo del tennis professionistico. Affronterà le qualificazioni dei tornei italiani dell'Atp Tour '90 a Genova, San Marino, Sanremo per cercare i primi punti per la classifica mondiale che al momento lo vede al 1050° posto. «Mi piacerebbe giocare in maniera sorniona come riesce al miglior Mecir o dirompente come Becker. Sono loro i miei giocatori ideali. Ma non certo imitabili». Buon senso ma nello stesso tempo modestia, come quando ha chiamato i genitori per informarli del successo. Senza la minima enfasi e papà Gabriele, che spesso lo rimprovera per qualche lamentela di troppo, gli ha subito chiesto: «Ma in campo come ti sei comportato?». «E'il mio primo severo censore» dice il ragazzone biondo mentre si toglie il bendaggio rigido al pollice della mano sinistra, per una microfrattura: aveva continuato a portarlo solo per scaramanzia. «E' uno che può fare una buona carriera - dice Adriano Panatta - anche in campo professionistico. Deve maturare sul piano tattico, deve potenziarsi, deve imparare a lamentarsi un po' di meno quando le cose non vanno per il verso giusto, ma penso che abbia le qualità giuste per sopravvivere nel circuito ed arrivare a discrete posizioni di classifica, forse con più facilità di Nargiso che magali ha qualcosa in più del possibile campione. Ma oggi il carattere, l'intelligenza e soprattutto la voglia di soffrire per arrivare valgono più della classe pura». Rino Cacioppo

Luoghi citati: Genova, Parigi, Riano, San Marino, Sanremo