Spitz a quarant'anni si può vincere

Intervista col nuotatore (7 medaglie d'oro a Monaco nel 72), che torna alle gare Intervista col nuotatore (7 medaglie d'oro a Monaco nel 72), che torna alle gare Spitz, a quarant'anni si può vincere «Ecco perché andrò alle Olimpiadi di Barcellona» ILOS ANGELES L cielo è nuvoloso, oggi, e tira anche un bel vento. Non è la giornata ideale per entrare in piscina e i membri della squadra di nuoto della University of California a Los Angeles se la prendono con comodo. Ma Ron Ballatore, l'allenatore di origine italiana, non dà tregua. «Avanti ragazzi, muovete il sedere. Iniziamo con sei vasche di scioglimento, poi passiamo alla tavola. Come on». Tra i ragazzi in acqua c'è anche un signore di 39 anni con un bel po' di capelli grigi, e gli occhi di tutti sono puntati su di lui. Ricordate Monaco, le Olimpiadi del '72? Con sette medaglie d'oro e sette record del mondo, Mark Spitz riuscì in un'impresa che sembrava impossibile, una vera sfida ai limiti del corpo umano. Divenne una leggenda e per un paio di anni un suo poster con i baffetti, lo sguardo un po' arrogante, il famoso costume a stelle e strisce e tutto quell'oro attorno al collo sembrava riapparire in ogni angolo del globo. Poi, il nome di Spitz scomparve. Ma se oggi è qui in mezzo a tutti questi diciottenni non è per fare un tuffo nostalgico nel passato. Né per sponsorizzare una nuova linea di costumi da bagno. Diciotto anni dopo Monaco, Mark Spitz nutre ancora sogni olimpionici e assicura che a Barcellona, nel '92, ci sarà anche lui. L'obiettivo: i 100 farfalla. «Non è mai stato tentato prima, questa è la sfida della mia vita», dice Spitz.'Quando come terreno di sfida si sceglie uno sport in cui si viene considerati vecchi a 25 anni, il suo ritorno non è solo un evento sportivo. Se non manca chi lo accusa di cercare cinicamente pubblicità e chi vede nel suo tentativo solo un patetico atto di ribellione ^ ^2 c^CT RE contro l'orologio dell'età, c'è anche chi legge nella sua nuova sfida implicazioni più profonde. E Spitz lo sa bene: dovesse vincere anche questa volta, ridefinirebbe il significato dell'essere quarantenni. Abbiamo parlato di questo e altri temi con l'ex (e forse futuro) campione olimpionico. Quando le è venuto in mente U ritorno alle gare? E cosa l'ha spinta a rischiare il suo prestigio in un'impresa così improbabile? Ho lasciato il nuoto dopo avere ottenuto tutto quello che volevo e, ogni volta che qualcuno menzionava un mio possibile ritorno, rispondevo che sarebbe stato stupido mettersi a giocare con la storia. Poi, circa un anno fa, alcuni amici mi hanno fatto notare che in tutte le categorie i miei record sono stati abbassati di tre-quattro secondi, ma che nei 100 farfalla il 52"84 di Pablo Morales non è poi così lontatano dal mio 54"27 di Monaco. Con un tempo così, a Seul mi sarei piazzato ottavo. Iniziai a pensarci seriamente e da settembre sono in piscina tutti i giorni. Cosa ha fatto in tutti questi anni per mantenersi in forma? Niente. Niente? Vuol dire che da allora non è mai tornato in piscina? Sì, in quella di casa mia per fare il bagno con la mia famiglia e i miei amici. Ma dal giorno dopo l'ultima medaglia non mi sono mai più allenato. Come ha reagito la sua famiglia quando lei ha annunciato che, a 42 anni, vuole vincere un'altra Olimpiade? Mia moglie, mio padre, mia sorella, tutti hanno pensato che ero impazzito, che era ridicolo. Ma sanno anche che per fare quello che ho fatto a Monaco (Dal «Punch») dentro di me ci doveva essere una dose di follia anche allora e adesso mi appoggiano totalmente. Signor Spitz. Lei è ricco, famoso e non deve dimostrare più niente a nessuno. Una domanda senza tanti Sri di parole: chi glielo fa re? Lo faccio per me. Ma sono anche consapevole del fatto che questa mia esperienza può insegnare molte cose. C'è chi dice che il corpo maschile matura a 28 anni, altri sostengono che accade ai 35. La verità è che gli esperti non sanno, e che una mia vittoria potrebbe dare un nuovo significato alla parola quarantenne. Se non ci riuscirò 10 sarà difficile che riescano altri. Allo stesso modo, una mia vittoria non significa che allora tutti i quarantenni possono mettersi a correre e vincere. Ma darebbe una bella spinta a tutti quelli che si sono impigriti e continuano a parlare di tutte le cose che avrebbero voluto fare e non hanno mai fatto per paura di fallire. Insomma, il nuoto in tutto questo c'entra relativamente... 11 nuoto è il mio sport, quello con cui posso misurare i miei limiti. E se quello che faccio potrà spargere la voce che c'è vita, che c'è energia dopo i 40 anni allora avrò dato un maggiore contributo allo sport con Mark Spitz in una celebre immagine di bero ogni giorno. Il suo tempo di Monaco nei 100 farfalla l'avrebbe qualificata per le finali di Seul, ma non sarebbe bastato per ottenere uno dei due posti in rappresentanza della squadra americana. Non teme che, anche se riuscirà a ripetersi, il 54"27 non sarà sufficiente? Non è neanche in discussione, superare il tempo di Monaco sarà la parte più facile. Non mi metto ad allenarmi per due anni e mezzo per ripetere la stessa prestazione. A Monaco, inoltre, arrivai alla finale dei 100 farfalla dopo avere già disputato quattro gare di qualificazione e tre finali. Avessi partecipato a una sola gara, Dio solo sa che tempo avrei potuto realizzare. Dopo Monaco, sembrava che lei avrebbe potuto sponsorizzare ogni genere di prodotto e entrare nel mondo del cinema. Poco dopo, invece, il fenomeno Spitz si sgonfiò. Come mai? Le mie sponsorizzazioni sono andate molto bene, sono diventato un businessman di successo. Ripeto, non torno in piscina per i soldi, la mia motivazione è la stessa di una volta. Torno a correre perché questo è il mio sport e ci sono forti possibilità di successo. Se poi qualcuno pensa che sul piano commerciale ho reso al di sotto delle aspettative, c'è ima parte di verità. E c'è anche una spiegazione. Il nuoto non ti prepara a vivere nella società, è uno sport solitario, egoistico. Gli allenatori, la famiglia ti sono di aiuto per ottenere i migliori risultati. Ma se offri la tua immagine, devi imparare a comunicare meglio e io a questo non ero preparato. Nel 1972, al momento della sua settima e ultima gara, pensò seriamente di rinunciare. Disse: «Se corro sette gare è he vinco sei, tutti penseranno che ho fallito». Non teme più il fallimento? So che questa volta non potrò dire che l'anno dopo sarò più forte, che ci proverò di nuovo. Il tempo non è dalla mia parte. Ma non voglio pianificare un insuccesso. Ho lo stesso desiderio di venti anni fa. E se mi lascio andare a immaginare il momento della partenza, non posso non pensare al fatto che avrò un'età doppia rispetto a tutti gli altri concorrenti. Sarebbe un evento unico, un'impresa che va oltre le sette medaglie di Monaco. A proposito com'è la sua relazione con i suoi compagni di squadra? Come si sente in mezzo ai diciottenni? E come la guardano? Abbiamo una relazione ottima. Ormai sono abituati a vedermi e mi trattano come uno dei loro. All'inizio mi chiedevano un sacco di consigli, ma ora non ne dò più. Tra di loro, chissà, potrebbe esserci quello che per un decimo di secondo mi toglie la soddisfazione di essere ai blocchi di partenza alla finale di Barcellona. Monaco questo mio tentativo che con le sette medaglie di Monaco. Lei sa bene che c'è gente nel settore che considera la sua impresa non difficile, ma del tutto assurda... C'erano anche quelli che dicevano che era impossibile partecipare e vincere sette volte in una sola Olimpiade. E comunque non ho mai sostenuto che sarà una passeggiata. Come spiega il fatto che un'impresa del genere non è mai stata tentata? Nel nuoto a 25 anni si viene considerati vecchi. Ma la vera ragione per cui gli atleti abbandonano non è fisiologica, bensì economica. Questo è uno sport che non presenta sbocchi professionali. Richiede una preparazione durissima ed è impossibile essere competitivi e avere un lavoro. Io mi sono ritirato perché mi si sono presentate altre opportunità, ma se qualcuno mi avesse pagato solo per nuotare lo. avrei fatto. E anche adesso, per tornare nell'acqua, ho dovuto prendere l'impegno con me stesso e con la mia famiglia di non fare altro per i prossimi due anni e mezzo. Se poi non vincerò, non potrò dire che è stato per i soldi o perché avevo l'allenatore sbagliato. Sarà solo perché Mark Spitz non ce l'ha fatta. Come si prepara? Ho lavorato con i pesi. E poi nuoto, 6-7 mila metri di stile li¬ Lorenzo Soria Le due Italie sono una realtà I politici, di qualsiasi colore, hanno deciso di liquidare col termine «qualunquista» il voto (e il non voto) di protesta che si è manifestato alle ultime elezioni amministrative. Si tratta della peggiore rimozione, della peggiore elusione dei problemi. Bisogna che i politici prendano atto che si è vicini al punto di non convivenza fra due diverse Italie e due diverse economie: una statalizzata, inefficiente; burocratizzata, governata dalle leggi della mediazione politica e una che vive sul mercato, misurandosi quotidianamente con le leggi dell'efficienza, della produttività, della competitività. La seconda Italia ha cominciato a ribellarsi all'egemonia della prima. Marco Caneparo, Torino