Sull'Expo rallenta anche De Michelis di Fabio Martini

Mentre alla Camera sono già state raccolte 300 firme contro la candidatura di Venezia Mentre alla Camera sono già state raccolte 300 firme contro la candidatura di Venezia Sull'Expo rallenta anche De Michelis «Non voglio andare avanti a dispetto dei Santi» La Cir sulla vertenza Mondadori Sì ad un accordo con la Fininvest ma senza spartizione ROMA. L'Expo si sta allontanando da Venezia. Dopo le firme contrarie di 180 senatori (la maggioranza di Palazzo Madama), da ieri mattina anche nel Transatlantico di Montecitorio sta circolando un foglio per la raccolta di adesioni contrarie alla candidatura di Venezia. In poche ore i promotori dell'iniziativa (parlamentari di sinistra indipendente, pei, verdi, radicali) sono riusciti a raccogliere poco più di 300 firme, ad un soffio dalla maggioranza assoluta dei deputati, fissata a quota 316. Ma a decidere, ormai, più che i «no», potrebbero essere i «ni». E in particolare quello dei socialisti. Ieri pomeriggio, il presidente dei senatori del psi Fabio Fabbri ha telefonato nella sala stampa di Palazzo Madama e ha dettato una dichiarazione che, sia pure sotto una veste «garantista», sembra preludere ad un disimpegno: «Se la questione dell'Expo sarà portata al voto del Senato, per i senatori socialisti si profileranno due soluzioni possibili: registrare l'opinione prevalente, oppure lasciare libertà di voto ai singoli senatori, senza vincolarli ad una disciplina di gruppo». La dichiarazione di Fabbri, considerato un fedele interprete del pensiero di Craxi, sembra preludere dunque ad un distinguo della posizione del psi da quella del ministro degli Esteri Gianni De Michelis, da anni VENEZIA. Raid di autonomi, domenica mattina, - ma la notizia si è appresa soltanto ieri - all'esposizione d'arte della Biennale, ai giardini di castello: è stato preso di mira, in particolare, il padiglione di Israele, che è stato ricoperto di scritte inneggianti all'Intifada e di protesta contro Israele. «Shamir fascista scavati la fossa-resiste combattendo la Palestina rossa», «Boikot Jaffa», «Israele assassino» sono alcuni degli slogan scritti con vernice spray sull'esterno del padiglione israeliano. Altre scritte sono state tracciate contro gli Stati Uniti («Yankee go home»), mentre i giovani (una cinquantina) distribuivano volantini che invitavano a boicottare «tutti i rap¬ ALUk BIENNALI messo di fronte ad alternative inaccettabili (spaccatura della Mondadori in due con conguaglio irrisorio o cessione della loro intera partecipazione a una valutazione esagerata). Da parte nostra abbiamo da oltre tre settimane consegnato una proposta scritta ponendo una sola condizione per la ripresa delle trattative: che ci fosse anche da parte Fininvest una proposta ufficiale e scritta. A tutt'oggi non ci è pervenuto nulla». Sulla tesi della spartizione De Benedetti è drastico. «E' a nostro parere - si legge - la soluzione peggiore contraria ad ogni logica imprenditoriale». Secondo la Cir in questo modo la Mondadori «sarebbe mutilata da azienda leader in due medie aziende da 1.600 e 900 miliardi nettamente inferiore sia a Fininvest e Rai che rispetto ai suoi più diretti concorrenti nella carta stampata». Da un'azienda presente in tutti i settori della carta stampata nascerebbero due aziende, l'una con soli periodici e libri, l'altra con quotidiani ed alcuni periodici. «La Mondadori - conclude la nota - oggi ha una massa critica pubblicitaria di 850 miliardi e con la spartizione perderebbe la possibilità di competere con gli altri grandi operatori. Da cinque anni lavoriamo per la grande Mondadori e faremo di tutto per un accordo equo con Fininvest che non sacrifichi però la forza della Mondadori stessa». [r. e. s.] diatamente contro l'Expo. A complicare le cose concorre un altro elemento: l'organismo che deve decidere l'assegnazione dell'Expo (il Bureau international des expositions) si riunisce in tempi stretti: dopodomani a Parigi è infatti prevista la seduta decisiva. Proprio per costringere il governo a prendere atto della volontà di un così alto numero di parlamentari, ieri pomeriggio il capogruppo dei deputati della sinistra indipendente Franco Bassanini ha chiesto al presidente dell'assemblea Nilde lotti la convocazione urgente della conferenza dei capigruppo di Montecitorio per poter discutere della mozione. «E' probabile - ha scritto ieri Bassanini - che anche alla Camera si raggiunga la maggioranza assoluta». Sempre ieri, il commissario alla Cee per l'Italia Carlo Ripa di Meana, socialista, ha ripetuto il suo nettissimo no all'Expo. «Mi auguro che il Bie - ha detto tra l'altro - pur con i suoi limiti abbia la saggezza di scartare una candidatura che divide la città di Venezia e che ha una opposizione estesa in Italia. Mi auguro che il Bie sappia rinunciale ad una candidatura infelice e sbagliata al termine di un lungo mercanteggiare diplomatico, che ha stravolto i compiti dell'amministrazione dello Stato, che si è fatta portavoce passiva di interessi privati». MILANO. Il fronte della Mondadori torna a muoversi e De Benedetti riprende l'offensiva alla vigilia delle tappe decisive. Tra pochi giorni gli arbitri saranno infatti chiamati a decidere sulla validità del patto tra i Formenton e Carlo De Benedetti. La scelta potrebbe avvenire anche prima del 26, data dell'assemblea Mondadori (la decisione sui tempi verrà presa venerdì di fronte ai legali delle parti). - Intanto la Cir ha lanciato pesanti accuse ai rivali tramite una nota in cui viene rigettata l'ipotesi della spartizione. Il messaggio è stato lanciato poche ore dopo l'ultimo, infruttuoso, contatto informale tra Carlo Caracciolo e Fedele Confalonieri, stretto collaboratore di Silvio Berlusconi. Carlo De Benedetti, in sostanza, accusa gli avversari di disertare gli incontri tra le parti e di non aver presentato proposte scritte e ufficiali su cui discutere. Inoltre, la Cir respinge l'idea di una spartizione del gruppo Mondadori (da una parte l'Espresso, la Repubblica e i quotidiani locali, dall'altra libri e gli altri periodici). La nota della Cir afferma che: «Da oltre dieci giorni la Fininvest cancella gli incontri e ad oggi non disponiamo di una loro offerta definitiva». Più avanti si legge che: «Le trattative si sono prolungate in aprile e maggio per il poco realismo della controparte che ci ha sempre Fabio Martini