Scoppia al Senato il caso don Ciotti di Liliana Madeo

Nell'Astigiano Nell'Astigiano Intero paese assedia covo dispacciatoli Casoli (psi): è grave istigare alla disobbedienza mentre stiamo varando le nuove norme Scoppia al Senato il caso don Ciotti «Niente fondi a chi non applica la legge antidroga» in carico coloro ai quali le prefetture ordineranno di seguire un programma terapeutico. Ma nel caso che qualcuno interrompa la cura o non raggiunga i risultati stabiliti, noi non ne daremo comunicazione alle autorità amministrative. Le nostre comunità sono convenzionate con enti pubblici, ma noi siamo disposti a fare a meno anche dei fondi». E ieri al Senato Casoli gli ha risposto: «Ho rispetto per l'esperienza di don Ciotti, che pure ha avuto tante benemerenze. Ma egli, annunciando, di non voler collaborare, rischia di rendere inutilizzabili le sue strutture e di perdere i requisiti per rientrare nelle condizioni necessarie alla stipula delle convenzioni. Me ne rammarico. Egli stesso offre il pretesto per essere messo fuori gioco. Le sue strutture, rifiutando di svolgere il ruolo che la legge gli assegna, non potranno essere riconosciute e convenzionate». Il sen. Rosati (sinistra ddemocristiana), uno dei tre democristiani che strenuamente si erano opposti agli aspetti punitivi della legge durante il precedente dibattito a Palazzo Madama, ha così commentato la posizione di Casoli: «Ai massoni ancora non mi risulta che sia stato dato il monopolio della carità cristiana!». Quindi, prima di rientrare in aula, un'aula in cui non erano presenti più di dieci persone, ha detto: «Presentare emendamenti? No, e chi s'azzarda? Non voglio appesantire la situazione. E poi, tanto, ormai la legge la fanno così. Alla Camera l'hanno peggiorata. Sono state introdotte norme che vanno a ledere i diritti personali. Avrei preferito che si insistesse in direzione della lotta al narcotraffico piuttosto che sulla punibilità. Nei nostri emendamenti precedenti avevamo posto in primo piano il programma terapeutico personalizzato, teso al recupero del tossicodipendente non alla pena. Ora la legge si è imbarbarita. Mancano solo le pene corporali». Il sen. Corleone, radicale, ha incalzato Casoli invitandolo a uscire dall'indeterminatezza e a fare il nome di don Ciotti, «proprio nel momento in cui c'è chi lo minaccia di morte». E Casoli ha risposto: «Mi sembra molto grave, come fa don Ciotti, istigare alla disobbedienza e all'obiezione proprio alla vigilia del conclusivo dibattito parlamentare su una legge che riscuote il consenso della stragrande maggioranza dei cittadini. Questo atteggiamento negativo è molto grave, un atto di intolleranza. Sollecitare - in nome di un rispettabile ma personale dissenso - la disapplicazione di una legge dello Stato prima ancora che se ne verifichino gli effetti, costituisce anche un pericoloso ostacolo all'esercizio delle pubbliche funzioni in un settore nel quale non si può indulgere a colpi di testa». Don Ciotti aveva detto: «Il presupposto fondamentale del patto terapeutico è che sia volontariamente stipulato tra tossicodipendente e operatore. Le nostre comunità prenderanno ASTI. Una «madre coraggio» che racconta ai carabinieri il dramma del figlio che si droga e denuncia i due presunti spacciatori; un intero paese che solidarizza con la donna e organizza «spedizioni punitive» contro l'abitazione ritenuta il «covo» dei trafficanti di stupefacenti. E' accaduto a Quarto d'Asti, un borgo alla periferia del capoluogo, sulla statale per Alessandria. Domenica pomeriggio la gente è scesa in piazza ed ha «assediato» una casa di via Coardi, nel centro del paese. Oltre cento persone hanno incominciato a inveire e urlare minacce contro il giovane che affitta l'alloggio, Walter Chiarolanza, 30 anni, di Asti e contro un giovane che era con lui. La folla ha tentato di sfondare la porta. La piccola casa è protetta da un sistema di telecamere a circuito chiuso e dall'interno gli occupanti hanno avvisato le forze dell'ordine. L'arrivo dei carabinieri ha evitato il linciaggio. I due sono stati accompagnati in caserma: pare siano stati segnalati all'autorirà giudiziaria per spaccio e detenzione di eroina. Ora sono a piede libero, ma han cambiato casa. Pare che negli ultimi mesi sia stato notato un continuo andirivieni di drogati davanti alla casa di via Coardi. Pare che anche i carabinieri abbiano compiuto perquisizioni nell'appartamento, in passato, ma senza esito. Poi è arrivata la denuncia di una madre, 60 anni, inserviente in un ristorante. La donna si è accorta che il figlio di 17 anni si drogava ed ha incominciato a seguirlo scoprendo la presunta «centrale» di approvvigionamento. A quel punto è andata dai carabinieri. In paese la notizia si è sparsa rapidamente e si è costituita una sorta di «comitato antidroga». Sabato notte un gruppo di di giovani del posto avrebbe lanciato un primo «avvertimento» ai presunti spacciatori, danneggiando con spranghe e bastoni una Ford Fiesta e una Vespa parcheggiate nel cortile di via Coardi. Domenica pomeriggio l'«assedio». Un presunto spacciatore, che si era avvicinato alla casa, è stato circondato e picchiato. L'inquietante episodio rivela, più delle statistiche, la reale portata del fenomeno droga nell'Astigiano, finora ritenuto in gran parte immune dalla grave piaga dello spaccio, [f. b.] ROMA. La legge sulla droga è tornata al Senato e quello che si annuncia come uno stanco rituale - l'approvazione entro domani del testo licenziato dalla Camera due mesi fa - subito si è animato facendo scoppiare il «caso don Ciotti». E' stato il sen. Casoli (psi), relatore di maggioranza, a introdurre con parole taglienti il problema dell'applicabilità della legge, la questione della responsabilità degli operatori chiamati al recupero dei tossicodipendenti, il loro «dovere come cittadini di rispettare e applicare una norma dello Stato». Era chiarissimo il riferimento al torinese don Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e presidente del Coordinamento nazionale delle Comunità di accoglienza, che sabato scorso a Milano aveva annunciato che gli operatori di 230 comunità terapeutiche faranno «obiezione di coscienza», cioè non denunceranno i tossicodipendenti che interrompano o abbandonino i programmi terapeutici imposti dal prefetto così come prescrive la nuova legge. Liliana Madeo

Persone citate: Casoli, Don Ciotti, Rosati, Walter Chiarolanza

Luoghi citati: Alessandria, Asti, Casoli, Milano, Quarto D'asti, Roma