A Sofia vince la maggioranza silenziosa

Il leader dell'opposizione lancia accuse di brogli e violenze in tv, ma poi ci ripensa Il leader dell'opposizione lancia accuse di brogli e violenze in tv, ma poi ci ripensa A Sofia vince la maggioranza silenziosa L'aver gestito il rinnovamento spiega il successo delpc L'opposizione non molla «Il marxismo è senza futuro Non accetteremo alleanze» SOFIA DAL NOSTRO INVIATO Sarà ancora il partito comunista il grande pilota della «trasformazione» bulgara. In un Paese che a trentasei ore dalla chiusura dei seggi attende di conoscere il risultato delle sue prime libere elezioni, il solo dato certo sta nella inossidabile presenza di un potere che per ora riesce a sopravvivere al suo stesso ricordo. Quasi la metà del Paese ritenuto a lungo una sedicesima Repubblica sovietica ha votato per il «Psb», la formazione dei comunisti rinnovati. Una maggioranza silenziosa di impiegati, pensionati, contadini più attenta alle poche garanzie dell'oggi che alle lusinghe della democrazia e del libero mercato. Un terzo degli elettori, concentrato nelle grandi città, è per la «Sds», il cartello delle opposizioni. Una intellighentia che ha avuto appena sei mesi per coagularsi e abbozzare un programma politico. Gli altri partiti rappresentati in Parlamento saranno quello agrario (con circa l'8 per cento dei voti) e quello turco, attestato intorno al 6%. Ieri, qualsiasi tentativo di decifrare posizioni e intenzioni è naufragato nel clima che si usa definire «balcanico», e nel caso di Sofia in ferocissime polemiche sulla regolarità del voto. Ad aprirle, mentre ancora gli scrutini s'erano appena iniziati, era stato Zhelio Zhelev, professore di filosofia, perseguitato dai comunisti e uomo-guida deU'Sds. Alle tre di notte, in un'improwisata «diretta» tv, il professore si era lanciato paonazzo contro «le violenze e i brogli dei comunisti», dichiarando: «Queste elezioni devono essere annullate». D'un tratto, con mossa ad effetto, aveva mostrato alle telecamere un sacco colmo di schede elettorali. «A Pazardzik, vicino Plovdiv, le hanno sostituite con un'urna già piena di voti ai comunisti». Qualcuno alla tv di Stato si è sentito mancare, e ha staccato il collegamento. Ieri mattina Sofia era attraversata da cortei che sventolavano le azzurre bandiere deU'Sds gridando «Svoboda», libertà, oppure «Sds-Sos», ritmando una richiesta d'aiuto all'Occidente. A mezza mattina la situazione minacciava di farsi pericolosa. Le conferenze stampa dei leader sono state annullate, nel primo pomeriggio anche l'annuncio ufficiale dei dati elettorali è slittato. • Eppure gli osservatori occidentali erano stati concordi nel ritenere queste elezioni «corrette». Quasi nello stesso momento il premier Andrei Lukanov e i leader dei tre maggiori partiti (Alexard Lilov, Zhelio Zhelev e, per gli agrari, Viktor Volkov) si incontravano nell'ufficio del capo dello Stato, Andrei Lukanov. Un lungo colloquio per approda- re a un comunicato congiunto. I partiti riconoscono all'ufficio centrale elettorale «la competenza a giudicare su qualsiasi inconveniente sia stato segnalato», e rivolgono a tutti gli elettori «un appello a mantenere il clima di calma e correttezza conservato finora per condurre felicemente a termine questa prima prova di democrazia». E le accuse lanciate da Zhelev poche ore prima? Fonti dell'«Sds» parlano di qualche frattura nel cartello delle opposizioni. Nella federazione degli intellettuali bulgari le aspettative di vittoria erano molto forti, e Mlgliaia di oppositori hanno manifestato ieri davanti al Parlamento di Sofia contro «la violenza e i brogli dei comunisti» sembra che nelle ultime ore due componenti l'«Sds» (soprattutto quelle che fanno capo a «Podkrepa», la Solidarnosc bulgara, ed agli studenti) si siano attestate su una linea oltranzista. Zhelev in un primo tempo si sarebbe lasciato trasportare dalla rabbia, poi avrebbe ripiegato su posizioni più realistiche. Una scelta opportuna, anche perché gli ultimissimi dati paiono attribuire agli ex comunisti un successo molto superiore alle aspettative. Per il nuovo Parlamento si vota con un doppio sistema: 200 deputati eletti attraverso la proporzionale, e altret¬ tanti in collegi uninominali. Se nel primo caso al «Psb» viene assegnato un 47-48 per cento dei suffragi, i dati ancora provvisori sui collegi in cui il prestigio e il potere personali sono prevalenti assegnano già 74 deputati agli ex comunisti, 33 all'«Sds», 10 agli agrari e 3 ai turchi. Per il secondo turno di domenica prossima, restano da assegnare ancora circa 80 seggi. Ma in percentuale, questo risultato potrebbe far salire i comunisti «rinnovati» fino al 50 per cento dei voti, e forse più. Giuseppe Zaccaria SOFIA Le note di «Chattanuga choochoo» attraversavano vellutate il pomeriggio di piazza Lenin. Poi altri suoni hanno fatto irruzione nel ricevimento. Chissà chi, chissà con quale gusto, aveva ritenuto opportuno organizzare sulla grande terrazza del più lussuoso, occidentale albergo di Bulgaria una festa Anni Quaranta a beneficio degli «osservatori». Musiche di Glenn Miller, Cole Porter e. Benny Goodman in un'atmosfera da territorio occupato. A rompere l'incanto sono stati centomila bulgari che passavano di là. «Libertà», «Democrazia», «Mai più coi comunisti», «Aiutateci». Dal corteo che transitava dinanzi all'albergo solo per raggiungere la sede dell'ex Comitato Centrale e sommergerla di fischi, sono partiti slogan che hanno creato qualche imbarazzo negli osservatori occidentali. Davvero la Bulgaria degli Anni Novanta è il Paese che si avvia a una nuova rivoluzione silenziosa, o l'affermazione di vecchi e nuovi comunisti finirà con l'innescare nei delusi una catena di nuove frustrazioni? Alle diciassette in punto, dinanzi al «palazzo della cultura» (un enorme cubo ipermodemo, dove giornalisti di tutto il mondo sono in attesa) il popolo dell'opposizione occupa una piazza sterminata. Centomila persone? Difficile poterlo dire: certo è una moltitudine enorme, che dalla notte precedente continua a galvanizzarsi con gli annunci di improbabili vittorie o a indignarsi attraverso le voci di brogli. Una pressione che comincia a farsi pericolosa. Mancando i dati le voci si accavallano, la polizia comincia a serrare le file. Finché alle 17, proprio sotto il Monumento alla Libertà, appare la figura minuta di Zhelio Zhelev, l'uomo-simbolo delle opposizioni. Proprio lui, l'altra notte, aveva lanciato in tv l'allarme. Poche ore dopo ha ricacciato via con un comunicato i fantasmi da lui stesso annunciati. Adesso parla anche per calmare la piazza, ma il suo, se non altro, è il primo commento politico a queste elezioni. «Non siamo stati sconfitti, prima di queste consultazioni io speravo solo in due risultati. O un sessanta, settanta per cento che ci consentisse di stilare la nuova Costituzione da protagonisti, o un trenta, trentacinque per cento. Qualcosa che ci accreditasse come la principale forza di opposizione. Oggi lo siamo. Ed io vi dico che non siamo un'opposizione che dice di arato spaventati dal futuro capitalistico: il 13% DAL NOSTRO INVIATO i/olei scalzare i comunisti dai loro posti di potere. Siamo un'opposizione che lo farà». Dalla folla parte un'acclamazione che sembra un ruggito. «Noi non entreremo a far parte di alcuna coalizione - continua Zhelev - vogliamo che i comunisti poi tino da soli le responsabilità di 45 anni di potere...». Ancora applausi e acclamazioni. La folla comincia a scandire: «Sciopero generale, sciopero generale!». Il leader la placa con un gesto: «La nostra opposizione può contare su un grande elemento: siamo noi a raccogliere i giovani e gli intellettuali, le sole forze che abbiano idee moderne in questo Paese. I comunisti cadranno fra pochi mesi. Basta saper perdere...». Applausi, canti, bandiere al vento. Ma prima che la manifestazione si sciolga e si incanali nel corteo, il leader ha bisogno di far sapere al mondo un'altra cosa. «Fra noi non ci sono divisioni, il cartello delle opposizioni resta unito...». Qualcuno invece sostiene che le posizioni non siano così definite, che alcuni gruppi pensino di entrare comunque insieme con gli ex comunisti, nell'assemblea costituente della nuova Bulgaria. Un altro enigma che si scioglierà solo fra qualche settimana. Ma già adesso, nel cartello delle opposizioni s'è iniziato il gioco del controllo reciproco. Manifestazione contro il pc a Sofìa [g. z.l

Luoghi citati: Bulgaria, Pazardzik, Sofia, Sofìa