All Adua un film realizzato con le detenute delle Vallette

ROSE BLU DALLE CELLE CINEMA ROSE BLU DALLE CELLE All'Adua un film realizzato con le detenute delle Vallette LMEDEA è quella di un * film poetico, che si regge su storie minime (quelle che normalmente costituiscono l'asse portante dell'aneddotica riguardante il carcere, maschile o femminile che sia) trattate in modo poetico (e a garanzia di quest'impostazione sono stati mobilitati Pier Paolo Pasolini, in effigie, e Laura Betti con Ninetto Davoli, entrambi in carne ed ossa); l'interconnessione tra realtà e finzione è poi tristemente fornita dai tragici fatti del tre giugno dello scorso anno, quando, in un incendio al carcere delle Vallette, perirono alcune detenute che rintracciamo oggi tra le interpreti di «Le rose blu», Il film, un lungometraggio progettato da Emanuela Piovano, Tiziana Pellerano e Anna Casco, è stato infatti realizzato in collaborazione con un folto gruppo di detenute e di ex detenute del carcere di Torino. E' ovviamente un film claustrofobia) e non potrebbe essere altro essendo impostato sull'istituzione carceraria e girato quasi esclusivamente negli spazi delle carceri Nuove (da qualche tempo pressoché vuote, essendo stati quasi tutti i detenuti trasferiti alle Vallette), a parte le sequenze oniriche con la Betti. Le «piccole storie di vita quotidiana» spaziano da un monologo d'amore sussurrato dalle inferriate al sarcasmo che segna la conversazione la sera prima di un procèsso; dalla lite per la dotazione di disinfettante (bene prezioso, in carcere) al freneticò passeggiare avanti e indietro in pochi metri quadrati, tipico modo di deambulare in carcere. , Il tutto all'interno di ambienti che sono connotati anche dall'assenza di tonalità cromatiche forti, il colore dominante essendo il bianco-grigio deimuri e dei pavimenti, l'ocra stinta degli armadietti, il grigio ferro di grandine e sbarre. La struttura di «Le rose blu» ricorda quella di un lavoro collettivo precedente, alcune videolettere del carcere feinminile che erano state realizzate dallo stesso gruppo di registe e di detenute e che anni fa erano circolate in alcune rassegne. Rispetto alle videolettere, si è cercato questa volta di dare una struttura unitaria pur mantenendola frammentazione delle esperienze personali che vengono narrate: e il collante è fornito dallo spingere le situazioni, la recitazione, le storie in una dimensione onirica, ritenendo che solo la fantasia e la creatività possano garantire la sopravvivenza in una struttura chiusa e limitata quale è il carcere. Le detenute alternano dialoghi e monologhi, passaggi realistici e situazioni immaginate, autocoscienza e finzione, passato, presente e futuro inseguendo ogni barlume di vita, ogni stimolo per riempire il lungo vuoto di giorni che trascorrono implacabili e inutili. Forse il nodo irrisolto del film è proprio quello di non aver saputo puntare sino in fondo sull'aspetto visionario, di non avere insistito sulla dimensione atemporale di un mondo che ha una scansione dei tempi completamente diversa dall'esterno. Presentato con successo al Festival delle donne di Firenze, «Le rose blu» viene ora presentato a Torino al' cinema Adua, in corso Giulio Cesare 67, in una contemporaneità voluta con l'anniversario del tragico rogo delle Vallette. Stefano Della Casa Un'immagine da «Le rose blu» dì Emanuela Piovano,Anna Gasco e Tiziana Pellerano

Luoghi citati: Firenze, Torino