E ORA ARRIVA MASACCIO
E ORA ARRIVA MASACCIO E ORA ARRIVA MASACCIO IFIRENZE L genio non si manifesta da solo: è un concetto cinquecentesco di Giorgio Vasari, che scriveva: «E che questo sia il vero (dimostra) lo aver Fiorenza prodotto in una medesima età Filippo, Donato, Lorenzo, Paolo Uccello e Masaccio, eccellentissimi ciascuno nel genere suo». Ed è anche la molla che ha spinto Centro Mostre, Soprintendenza, Banca Toscana ad organizzare la grande mostra, L'età di Masaccio. Il primo Quattrocento a Firenze, che si apre il 7 giugno a Palazzo Vecchio (sino al 16 settembre, catalogo Electa). Centonove opere (tavole, affreschi staccati, disegni, sculture, codici miniati), provenienti dalla Toscana con qualche importazione dall'estero, illustrano una delle stagioni più fervide e brillanti della storia artistica di Firenze, che vede in soli 40 anni (1401-1440) personalità di spicco come Filippo Brunelleschi, Donatello, Lorenzo Ghiberti, Paolo Uccello e Masaccio accanto ad una serie di cosiddetti «minori», che costituiscono il tessuto fertile e sensibile del tempo. Perno della mostra è Masaccio, presente con opere prestigiose e di cui si potranno ammirare in contemporanea gli affreschi restaurati, eseguiti con Masolino, nella cappella Brancacci al Carmine, finalmente riaperta al pubblico. «Un genio vissuto poco (1401-1428) - dice Luciano Berti, curatore con Antonio Paolucci - ma capace di comprendere le esigenze del suo tempo e coalizzare le energie e le novità che sin dall'inizio del secolo covavano nella capitale toscana». In 15 sale climatizzate si sno¬ da la mostra con un percorso cronologico, dal 1401, anno del famoso concorso per la Porta Nord del Battistero di Firenze, testimoniato dalle preziose formelle di Ghiberti (vincitore) e di Brunelleschi e da opere di Iacopo della Quercia, al 1440, dodici anni dopo cioè la scomparsa di Masaccio, per sottolinearne l'eredità. Attraverso molteplici, disparati filoni, tradizionali o d'avanguardia: dal gotico internazionale dello Stamina, presente con superstiti affreschi del Carmine, a Lorenzo Monaco, di cui vedremo sorprendenti dipinti come la Madonna dell'Umiltà del Museo di Empoli o il Miracolo marittimo di San Nicola (Accademia), all'enigmatico ed estroso Maestro del Bambino Vispo. Sino agli artisti che ruotano intorno a Masaccio, con debiti, crediti, scambi: maestri come Bicci di Lorenzo, collaboratori come Masolino, rappresentanti di tendenze opposte o limitrofe come Gentile da Fabriano, Arcangelo di Cola da Camerino, Pisanello e altri. Infine i successori, interpreti più o meno felici dei suoi nuovi modi, da Francesco d'Antonio di rustica bellezza, al sapiente Beato Angelico al luminosissimo Filippo Lippi. Molte le novità. Intanto la collocazione critica di Masaccio. «E' superata - continua il prof. Berti - quella visione romantica, cominciata già un po' con Vasari, di un pittore miserabile, solo e misconosciuto, che sui muri della Brancacci opera in pochi anni una rivoluzione personale d'arte. Non è affatto così. Masaccio, giovane ambizioso e attento, era ben inserito ed apprezzato nell'ambiente fiorentino, in contatto con artisti e politici». Maurizia Tazartes Masaccio: «San Paolo» (particolare)
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