Avvocati uniti, successo di Grande Stevens
Avvocati uniti, successo di Grande Stevens Si è conclusa ieri a Rimini l'assemblea nazionale degli Ordini e delle Associazioni forensi Avvocati uniti, successo di Grande Stevens // legale torinese ottimo mediatore: evitata la spaccatura RIMINI. Si è conclusa unitariamente, grazie alla mediazione dell'avvocato Franzo Grande Stevens, presidente del Consiglio nazionale forense, l'assemblea nazionale degli Ordini e delle Associazioni forensi che si è svolta a Rimini. Gli avvocati, tutti d'accordo sulla necessità di costituire un organismo unitario che abbia peso politico e capacità di interloquire autorevolmente con le istituzioni, hanno rischiato la spaccatura informa una nota - quando si è trattato di decidere come si deve creare questo organismo, chi debba entrarvi, con quale legittimazione e con quali poteri. Secondo i sostenitori del comitato promotore dell'assemblea, che ha avuto mandato dalla conferenza di Catanzaro di preparare la piattaforma della trattativa, a queste domande avrebbe dovuto rispondere lo stesso comitato promotore, che a tal fine dovrebbe prorogare i propri poteri. Altri hanno sostenuto fin dall'inizio la necessità di arrivare ad un «Parlamentino», con l'elezione diretta dei rappresentanti degli avvocati. E' prevalsa alla fine l'idea di una «prorogatio» dei poteri del comitato promotore, integrato con tre nuovi rappresentanti e con esponenti dell'organismo di previdenza. La conclusione unitaria era già nell'aria sabato. Ma esistevano ancora divisioni, appunto in due schieramenti, sulla natura e sulla funzione dell'organismo unitario di rappresentanza e di coordinamento degli avvocati che doveva essere costituito secondo le tendenze emerse dal dibattito. Se, infatti, vi era pressoché unanimità sulla necessità di costituire l'organismo unitario e di conservare le prerogative dei 159 Ordini forensi e delle numerose Associazioni spontanee di avvocati e di rinnovare l'avvocatura per rispondere alle nuove esigenze della società civile, lo scontro si era manifestato fra chi (linea «minimale») voleva costituire un ente di coordinamento fra Ordini e Associazioni, con poteri consultivi, propositivi e di studio, e chi (gli avvocati fiorentini e napoletani), suggeriva che tale organismo fosse una sorta di «ponte» per arrivare all'elezione di un «Parlamentino» degli avvocati. L'elettività dell'ente rappresentativo, secondo questa linea, avrebbe garantito il carattere di portavoce ufficiale della categoria di fronte alle istituzioni. A giudizio del presidente del Consiglio nazionale forense, Franzo Grande Stevens, l'elettività avrebbe potuto comportare «il rischio di subire appartenenze politiche e di perdere la caratteristica apartitica dell' avvocatura». Grande Stevens, come del resto i fautori della linea «minimale», sosteneva la tesi di prorogare le funzioni del comitato in modo di arrivare al congresso di Trento, l'anno prossimo, con una visione più chiara e definita. L'avvocato Corrado Bacci, del sindacato antonomo di Firenze aveva invece detto che «1' unica fonte di legittimazione di un organismo politico degli avvocati sono le libere elezioni. Il "Parlamento" deve essere permanente e non occasionale». Per l'avvocato Cesare Piazza, pure fiorentino, occorreva tener conto che all'assemblea di Rimini c'erano 400 avvocati, 1' 1% della categoria: gli aderenti alle associazioni non rappresentavano, quindi, tutti gli avvocati. La linea «minimale» è stata sostenuta anche da Anna La Rana di Nardo, presidente dell'Associazione giuriste ita liane: «La consulta nazionale permanente deve essere costituita dai rappresentanti delle varie associazioni».
Persone citate: Anna La Rana, Cesare Piazza, Corrado Bacci, Franzo Grande Stevens, Grande Stevens
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