Quando Newton gioca alla roulette di Lucio Libertini

Quando Newton gioca alla roulette Quando Newton gioca alla roulette ■ ri N sistema computenzzaI. to nascosto in tre scarpe I per sconfiggere il caso e I vincere alla roulette. Lo \J I hanno inventato all'inizio degli Anni 80 alcuni studenti di elettronica della University of California, decisi a sbancare i casinò di Las Vegas. Adesso hanno scritto un libro, The Newtonian Casino (Il casinò di Newton), che rivela i segreti della loro straordinaria invenzione, tacendo però l'entità delle vincite. «Alla base di tutto - riporta l'Independent nel presentare l'uscita del libro in Inghilterra, edito da Longman - c'era l'idea di un microcomputer che potesse essere programmato direttamente in una sala da gioco da un giocatore che osservasse la roulette. Questo giocatore, soprannominato il "previsionista", avrebbe dovuto comunicare immediatamente le elaborazioni del computer a un complice, noto come lo "scommettitore", che, fornito di abbondanti mazzi di fiches, avrebbe dovuto fare le puntate vincenti». Dopo numerosi tentativi falliti, i ragazzi californiani - il loro leader era Doyne Farmer - riuscirono a realizzare un microcomputer che poteva essere nascosto in tre scarpe. «Apparentemente erano scarpe qualunque - racconta nel libro Thomas Bass, compagno e complice di Farmer -. In realtà, le suole erano state modificate per ospitare il nostro computer». Nelle scarpe del «previsionista» trovano posto i microprocessori, i due microinterruttori (sotto gli alluci), una trasmittente, una ricevente e le batterie. La scarpa destra dello «scommettitore» dispone invece, oltre a una ricevente, di tre solenoidi: attivati dagli impulsi inviati dal «previsionista», vibrano sotto il tallone e in altri punti della pianta del piede. Variando posizione e intensità, il computer è in grado di generare decine di segnali differenti. «Farmer - scrive l'Independent - aveva allenato l'alluce sinistro ad azionare il computer e ad attivare serie diverse del suo programma. L'alluce destro, invece, doveva inserire i dati per consentire al computer di eseguire i propri calcoli e di prevedere in quale casella si sarebbe fermata la pallina». La previsione veniva trasmessa ai solenoidi inseriti nella scarpa dello "scommettitore", che decodificava il messaggio ed eseguiva rapidamente le puntate. «L'efficacia di questo sistema - sottolinea il quotidiano britan¬ nico - consiste nel fatto che il computer di Farmer e Bass faceva i calcoli nello spazio di pochi microsecondi, mentre il gioco reale si svolgeva in un tempo enormemente più lungo, pari a circa un milione di volte maggiore. Il computer calcolava i coefficienti di frizione e di inerzia, le variazioni di velocità, le posizioni e le traiettorie e quindi determinava il punto in cui la pallina si sarebbe fermata». Come spiega Bass, il programma permette di eseguire una previsione fisica, non matematica: «Ciò significa che, se si vuole battere per davvero la roulette, bisogna conoscere esattamente le forze che agiscono sulla pallina e sul piatto. Non solo in generale, ma - e questo è il punto essenziale - a ogni colpo». Il compito del «previsionista» era proprio quello di fornire al computer queste variabili. Con un'attenta osservazione di una serie di colpi - un'operazione che poteva protrarsi anche per mezz'ora - Farmer selezionava la configurazione del programma più vicina alle condizioni del gioco. Poi, preso un punto di riferimento sulla roulette, osservava le rotazioni del perno centrale e quelle della pallina: a un determinato passaggio inviava con l'alluce sinistro un impulso al computer. A questo punto, il computer era in grado di calcolare tutte le variabili fisiche - velocità, posizioni e tempi - che stabiliscono il punto in cui la pallina si sarebbe fermata. Ed ecco come Bass racconta la prima volta: «Abbiamo scelto il Sundance Casinò di Las Vegas. Siamo seduti al tavolo da gioco, ma io e Doyne non ci parliamo: non voghamo destare sospetti. La pallina comincia a ruotare. Aspetto che Doyne inserisca i dati e trasmetta la previsione dal suo computer al mio. «Come in una macchina del tempo che accelera il presente, i nostri microprocessori stabiliscono la traiettoria della pallina in anticipo di una manciata di secondi. Uno dei solenoidi mi trasmette un impulso. Lo decodifico come un 3: il terzo ottante, quello che comprende i numeri 1, 13, 24 e 36. Mi affretto a riempire le caselle di fiches. A questo punto ordino una tequila sunrise. Sorrido. Il croupier annuncia il numero 13 e comincia ad ammucchiare le fiches sulla casella dove ho fatto la puntata. «Come si può giocare alla roulette - comincio a chiedermi divertito - senza avere a disposizione un microcomputer nelle scarpe?». ben chiaro, non riguarda il processo di rinnovamento, la stessa idea di rifondazione della sinistra riguarda l'esigenza di rimettere il processo costituente con i piedi per terra, partendo dai contenuti e non dalle sigle, e ancorandolo alle masse popolari, e non a gruppi di scarsa consistenza che cercano di esercitare indebite pressioni su di noi. Valorizzando il grande patrimonio del pei, senza il quale, come i fatti provano, si disgrega e perde tutta la sinistra. Sorreggendo il processo costituente con una forte ripresa della iniziativa politica e sociale. Temi sui quali spero vivamente si trovi una capacità di ascolto da parte dei compagni della maggioranza. Questi, e non altri, per ciò che mi risulta, sono i termini del problema, la cui soluzione sarebbe resa più difficile e non più facile da una disgregazione della cosiddetta «area del no». sen. Lucio Libertini, Roma

Persone citate: Casino, Farmer, Longman, Newton, Thomas Bass

Luoghi citati: California, Inghilterra, Las Vegas, Roma