A Genova, nel recinto della violenza di Pierangelo Sapegno

A Genova, nel recinto della violenza A Genova, nel recinto della violenza Magli ultras più pericolosi sfuggono alla rete dei controlli GENOVA moto, con coltello e catena, mentre aspettavano di imbarcarsi aLBonte Parodi. Adesso, i primi due hooligans presi a Genova stanno spavaldi nella guardiuola del commissariato, parlando a bocca storta, con risate squillanti. Uno non si leva mai gli occhiali da sole, l'altro cerca di sorridere con la pancia gonfia di birra e gli occhi stanchi. Scherzano con i fotografi, parlano con due cronisti inglesi, fanno le smorfie, ridono, salutano. Bye bye con la manina. Paul Andrzey Furlepa, ventisei anni, e Gryffyth Horner, di ventiquattro, da Horsham, West Sussex, li hanno rispediti al mittente, subito espulsi dall'Italia. Ma prima li hanno fatti vedere agli increduli: due biffe niente male, uno che ghigna sempre e l'altro con la testa quasi rasata e lo sguardo a mezz'asta di quello che gli piace troppo l'alcol. Bene, esistono davvero, gli hooligans. Un altro, Andrew Carner, ventidue anni, da Londra, l'hanno beccato in via Gramsci mentre passeggiava, jeans sdruciti e maglietta zozza. Era nell'elenco diffuso dalla polizia inglese, uno dei duecento più DAL NOSTRO INVIATO C'è un recinto apposta per gli inglesi, giù al porto. Bivaccano lì dentro, con le lattine vuote e le facce arrossate dal sole. Luciano Fascia, commissario capo, con la giacca a quadrettoni e gli occhiali scuri, guarda la passerella del traghetto, i gruzzoli di poliziotti in divisa, i turisti sdraiati dentro le macchine affogate nella calura. Quelli nel recinto cantano, per i cameramen della tv inglese, della tv scozzese, di quella brasiliana, di Telemontecarlo, Capodistria, e della Rai. Gli olandesi sono all'altro molo, destinazione Palermo. Sudati, stanchi, ormai senza guasconeria, immobili di fronte ai cellulari dei carabinieri e alle pattuglie di polizia. Genova è come stranita, percorsa dalla sua paura più che dalle orde dei barbari. Ci sono anche loro, certo, ma sembrano quasi fantasmi evocati dall'immaginario popolare, con i capelli a spazzola e le loro facce da bulli. Qualche volta in carne e ossa, come «testa rasata» Gryffyth e il suo amico Paul, bloccati addormentati a cavalcioni sulla loro pericolosi, secondo la «National Football Intelligence Unit». Un altro, a Ventimiglia, l'hanno fermato dopo che aveva sfasciato un bar. Poi ci sono gli olandesi, e ne hanno arrestati due, trovati con la droga nascosta nei calzini, nella borsa, nella macchina. Per ogni fermo, una conferenza stampa in questura. Anche i carabinieri hanno il loro hooligan, Alan Paul Harris, ventidue anni e faccia di bimbo, del West Middland, preso con la sua bomboletta soporifera «da scippo» e soltanto centomila lire in tasca per le sue vacanze italiane. Magari, molti sono quelli che sono riusciti a passare, in mezzo a questa folla di carabinieri con la mitraglietta, turisti, fotografi, giornalisti. Il porto di Genova è il crocicchio dei mondiali, di questi tempi. Almeno fino a domani. Al ponte Parodi c'è il «Mediterrean Sky», una nave affittata per poliziotti e carabinieri, un esercito di quattrocento uomini. Al Ponte dei Mille, invece, ci sono la «Danae» e l'«Enrico C», due transatlantici a disposizione dei brasiliani, ottocento tifosi che si sponsorizzano con sambe e làmbade. Un recinto di containers tiene separati gli inglesi da tutti gli altri, i Ogni tanto, al porto, si affacciano i tifosi svedesi, che vanno in giro in calzoncini corti e elmi vichinghi dalle grandi corna, o scozzesi, kilt e berretto, proprio per non smentire le cartoline. In questo calderone, i più furbi sono stati Jan Tit e Willem Christian Smit, da Amsterdam, che hanno tentato l'abbordaggio con una poliziotta, offrendo canne di hashish e canapa indiana. «Do you smoke with us, beautiful sailor?», hanno chiesto tirandosi di gomito: vuoi fumare con noi, bel marinaio? Come no. Jan e Willem sono ancora rinchiusi a Marassi, che piangono: «In Olanda non è vietato...» Gli inglesi paiono meno ingenui. Anzi. Il colonnello Francesco Guarrata, dei carabinieri, mostra bigliettini con messaggi quasi gentili. Li consegnano gli hooligans alle loro vittime: «Complimenti. Siete appena stati suonati da...» Sicuri che non scherzano? Non scherzano, non scherzano, ripete il commissario al porto: «Ma molti non sono entrati di qua. Sape- vano che li aspettavamo e hanno scelto altre strade. Sono arrivati , in Sardegna dalla Francia, dalla Corsica, da Marsiglia». Truppe di poliziotti si devono accontentare di svuotare le auto di tranquille famiglie inglesi, davanti alle telecamere di mezzo mondo. Basta dire bye e ti perquisiscono. E sulla panca della guardiuola, «testa rasata» Gryffyth, il mento prominente e gli occhi a mezz'asta, qualche precedente per ubriachezza molesta, si gratta la pancia gonfia: «Non riesco a capire che cosa stia succedendo. Io sono un allevatore e vivo del mio lavoro. Questa è la prima volta che veniamo in Italia, ma da come si stanno mettendo le cose penso che sia anche l'ultima». Peccato. Perché, fa capire Andrea Sanna, del coordinamento sardi del Nord Italia, ci sarebbe stato da divertirsi: «Si dicono tante cose sugli hooligans. Facciamoli venire in Sardegna, Se fanno qualcosa, non ci sono polizia e carabinieri che tengano. Ci pensiamo noi». Ole. Pierangelo Sapegno

Persone citate: Alan Paul Harris, Andrea Sanna, Andrew Carner, Francesco Guarrata, Horner, Luciano Fascia, Paul Andrzey Furlepa, Sudati, Willem Christian Smit