A Sofia un voto senza brividi di Giuseppe Zaccaria

L'opposizione è in grado di contrastare i comunisti riformati solo nelle grandi città L'opposizione è in grado di contrastare i comunisti riformati solo nelle grandi città A Sofia un vaio senza brividi Favorito il nuovo pc che ripresenta i vecchi volti SOFIA DAL NOSTRO INVIATO Rosa, come vecchi vessilli comunisti stinti dal tempo. Azzurre, come il sogno di più limpide atmosfere. Arancione, anzi giallo pallido, il colore dell'imbarazzo. Per più di 6 milioni e mezzo di elettori bulgari, nelle prime libere consultazioni dopo 45 anni, oggi la scelta si gioca all'interno di questa scala cromatica. Sono i colori delle schede che vengono distribuite ormai da una settimana: pare ne siano state stampate 15 milioni, quasi tre volte più del necessario. Rosa sono le schede di chi vorrà votare per il «Psb», il partito comunista riformato (e i sondaggi dicono che sarà più del 40 per cento dei cittadini). Azzurre quelle della «Sds», il cartello delle opposizioni (30, forse 32 per cento). Come terza forza, accreditata di un 12 per cento, si candida il partito agrario che in quel tenue gialloarancione sembra esprimere tutto l'imbarazzo che gli deriva da anni di collaborazionismo. In tutto, le formazioni politiche che hanno depositato liste sono 38, ma per tutte le altre le schede sono di colore bianco e nei simboli si differenziano a malapena. Diffìcile sarebbe stato creare un'immagine più efficace di quello che il «nuovo corso» bulgaro sta per esprimere. Una democrazia che si autolimita prima ancora di essere nata, una sofferta redistribuzione di incarichi fra gli uomini di un regime che è riuscito a rinnegare se stesso e di un'opposizione che si è scoperta tale solo quando il vecchio sistema ha detto di voler cambiare. L'anomalia bulgara si può racchiudere tutta in pochi elementi. Questo è il solo Paese dell'Est a non aver subito l'occupazione militare sovietica. La sola nazione del Patto di Varsavia in cui il «rinnovamento» si sia svolto tutto all'interno del partito comunista. Addirittura, è il solo luogo in cui, dalla perestrojka in poi, un ex partito comunista abbia aumentato i suoi iscritti. «Fino al novembre scorso, con Zhivkov, il partito comunista aveva 900 mila tesserati», spiega Elena Poptodorova, 34 anni, vice ambasciatrice a Roma ed oggi responsabile della propaganda per il «Psb». Adesso, da due settimane il «nuovo» pc ha sfondato il muro del milione di militanti. «Vuol dire che nonostante la follia di Zhivkov, i bulgari pensano che la sinistra non abbia commesso solo errori». Lo credono, probabilmente, quelli della provincia, fortemente influenzati da una campagna elettorale che in fondo ha visto l'ex partito comunista coma la sola formazione in grado di gettare in campo «quadri» ed apparato organizzativo. Nei grandi centri si prevede invece che il cartello delle opposizioni potrà Pensate sia impossibile? Avete torto. 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Fra gli ex comunisti (che puntando sulla maggiore notorietà dei propri candidati premevamo per elezioni con sistema maggioritario) e le opposizioni, che si battevano per la proporzionale, ha finito col prevalere una formula mista. 200 deputati alla costituente saranno eletti dunque col primo sistema, e altrettanti col secondo. Questo renderà necessario un ballottaggio il 17 giugno. Ma i problemi non si esauriscono qua. Si parlava prima delle schede. Nel neonato sistema bulgaro, a testimoniare il voto non saranno i moduli multicolori, ma la busta in cui questi saranno infilati. In teoria, l'elettore potrà arrivare ai seggi con le sue schede già in tasca. Gli osservatori internazionali (fra Cui l'ex ministro Emilio Colombo) si sono pronunciati finora per una sostanziale correttezza dell'organizzazione elettorale. Ma è il meccanismo stesso a rendere concreto il rischio di una grande confusione. Solo l'ex dittatore è riuscito a sottrarsene. Dall'ospedale militare in cui si trova agli arresti, con una sdegnosa lettera Todor Zhivkov ha fatto sapere che lui non voterà. contare su un più vasto seguito di studenti e intellettuali. Jeliu Jelev, 55 anni, professore di filosofia, a lungo perseguitato dal vecchio regime, è riuscito come Havel in Cecoslovacchia in un'impresa di assoluto rilievo. Quella di riunire in un solo «cartello» d'opposizione ben sedici fra gruppi e partiti. L'altra sera la coalizione dell' «Sds» ha trascinato in piazza, a Sofìa, quasi un milione di persone. Ma col suo ragionare in termini di alta politica, Jelev forse ha commesso anche qualche imprudenza. La sua ricetta per la nuova Bulgaria è decisa: libero mercato, rincorsa all'Occidente. In altre parole come ha detto di recente in televisione - «una terapia-shock». Ma è proprio di questo shock che gran parte dell'elettorato adesso sembra avere paura. Fra i tre partiti maggiori le posizioni paiono definite. Né l'«Sds» né gli agrari dicono di prevedere un accordo a due coi comunisti riformati. Ma è probabile che i risultati aprano la strada proprio a quella «grande coalizione» che il «Psb» continua a proporre, per avviare la nuova Costituzione bulgara. Gli sbarramenti previsti dalla legge elettorale sono netti, e fra i partiti minori solo quello guidato da Ahmed Dogan (che rappresenta quasi 1 milione e 300 mila esponenti della minoranza turca) ha serie possibilità di successo. Ma il meccanismo elettorale Giuseppe Zaccaria

Persone citate: Ahmed Dogan, Elena Poptodorova, Emilio Colombo, Havel, Todor Zhivkov, Zhivkov

Luoghi citati: Bulgaria, Cecoslovacchia, Roma, Sofia