«Cobas giù le mani dal contratto»

E' guerra aperta tra confederali e «ribelli», Trentin scomunica ed espelle Gallori E' guerra aperta tra confederali e «ribelli», Trentin scomunica ed espelle Gallori «Cobas, giù le mani dal contratto» I sindacati: nemméno il ministro può riaprirlo No al Pantheon Spadolini «I Savoia aSuperga» ROMA. Lavoratori delle ferrovie: precettati, senza un vertice (dopo le dimissioni di Schimberni) e ora coinvolti anche in una disputa che vede da una parte i Cobas (riuniti in un coordinamento unitario, Comu) e dall'altra i sindacati confederali. Un primo attrito nasce dalla volontà dei Cobas di riaprire il contratto e di sostenere questa istanza anche con interruzioni selvagge del servizio, come minacciato nei giorni scorsi. La Filt-Cgil s'inalbera e ritiene che «nessuno, compreso il ministro», possa modificare il contratto dei ferrovieri concluso in sede aziendale. Per il segretario generale del sindacato Luciano Mancini infatti, «chiunque avesse la certezza che quanto è stato fatto non corrisponde alle esigenze della maggioranza, deve avere il coraggio e la dignità di dirlo nelle assemblee per il confronto informativo con i lavoratori. Ogni altra sede è inopportuna e creerebbe più problemi di quelli che già ci sono e a proposito dei quali si ribadisce di rendere Stanziati 2100 miliardi i p operativa la legge al più presto». Un secondo elemento turbativo è l'espulsione di Gallori .dalla Cgil stabilito a larghissima maggioranza (28 contro 2) dal direttivo fiorentino del sindacato che ne aveva competenza per territorio. Ma il leader dei Cobas minimizza e se la prende direttamente con Trentin da cui, in definitiva, verrebbe la sua «scomunica». Ma ancora di più gli animi sono inquieti per la prospettiva che sotto la sigla Comu si configuri l'ipotesi di un nuovo sindacato di fatto, che faccia da contraltare a quelli «ortodossi». Enzo Ordigoni, uno dei leader dei macchinisti, smentisce questa ipotesi perché, dice, gli interessi dei macchinisti spesso sono ben diversi da quelli di altri ferrovieri, ma afferma che «lunedì a Roma discuteremo anche di questo», e lascia dunque uno spiraglio di possibilità. Più deciso sembra Gallori: «Per adesso - dice - abbiamo ottenuto un'unità di azione con uno sciopero unificato il 13 giugno. In futuro non escludo una unifica¬ per day hospital e strutt fi *ll ì I i'J ài zione del dibattito politico culturale». Che ne pensa la Cgil? Per Mancini «tutti possono fare quello che vogliono, ma il sindacato combatterà questa iniziativa che è destinata a spaccare la categoria e a diffondere le ragioni dei prepotenti». Ad agitare le già turbolente acque c'è anche, come si diceva, l'inteiTegno determinato dalle dimissioni di Schimberni. «Fatta la legge sulla regolamentazione dei conflitti, occorre ora che il governo si decida a fare seriamente il riassetto dell'ente e ne ripristini conseguentemente il vertice» tuona il segretario della Uil-Trasporti Giancarlo Aiazzi che, però, aggiunge: «Non accetteremo mai né la riesumazione della vecchia e lottizzata legge 210 né la nomina di un nuovo commissario straordinario che sarebbe senza senso e del tutto illegale». Sostanzialmente non dissimile la posizione di Gallori, secondo il quale «la mancanza del vertice delle ferrovie, la presenza di sindacati rappresentativi di pochi intimi, un ministro privo di iniziative e teso unicamente a firmare le precettazioni, rendono oramai ingovernabili le ferrovie in un momento delicato; a nulla valgono gli appelli di buona volontà dei ferrovieri e la loro disponibilità ad un serio armistizio», Uno disagio intanto viene risparmiato all'utenza: saranno regolari, infatti, i servizi wagon-lits fino a domenica 10 giugno. Cgil, Cisl, Uil e Fisafs hanno deciso di sospendere lo sciopero, in seguito alla riapertura delle trattative sul contratto fissata per lunedì prossimo. Per uno sciopero che rientra, uno ne arriva. Dalla stazione di Firenze Santa Maria Novella bisognerà partire senza biglietto (ma sarà possibile farlo a bordo senza sovrapprezzo) perché da ieri a mezzanotte hanno incrociato le braccia i lavoratori Cgil, Cisl e Uil delle locali biglietterie e l'agitazione durerà fino alle 21 di oggi. Motivo della protesta la grave carenza di personale che diventa più grave in corrispondenza con i mondiali e con il flusso turistico estivo. (Ansa-Agi) FIRENZE. «Io penso che i Savoia dovrebbero essere sepolti nella basilica di Superga, in Piemonte, e non al Pantheon. E questa è sempre stata la mia tesi». Lo ha detto il presidente del Senato, Giovanni Spadolini, riferendosi alla presa di posizione del duca Amedeo d'Aosta, secondo il quale «dal momento che Andreotti ha dato il proprio assenso, la sepoltura al Pantheon sarà automatica». L'occasione è stata offerta dall'inaugurazione della mostra su «L'opera pittorica di Nello Rosselli», che si è svolta ieri nella Sala d'arme di Palazzo Vecchio a Firenze, alla presenza del sottosegretario agli Interni, Valdo Spini. Per quanto riguarda «gli onori e le cerimonie funebri degne di un capo dello Stato», da tributare a Vittorio Emanuele III, Umberto II e alla regina Elena, «questo è - ha aggiunto Spadolini - un problema secondario». Insomma, sul protocollo si può parlare. Il problema base, secondo Spadolini, è che «i Savoia non devono andare al Pantheon». [Agi]

Luoghi citati: Firenze, Piemonte, Roma