Chimica allarme rosso

Check-up a Parigi dei colossi Cee: la domanda sale, ma importiamo troppo Check-up a Parigi dei colossi Cee: la domanda sale, ma importiamo troppo Chimica, allarme rosso Europa assediata, Italia in tilt Vuole rastrellare 45 miliardi Lauda corre in Borsa quoterà in Austria la sua linea aerea «Il momento dell'emotività è passato», spiega con un eufemismo Giorgio Porta, presidente di Federchimica. Dopo la riorganizzazione del settore, in sostanza, gli anni ruggenti, quelli della crescita equilibrata, stanno per tornare. Ma i dati presentati ieri a Parigi dalla Gefic (la Confederazione europea delle industrie chimiche) nel suo bilancio annuale introducono anche elementi di preoccupazione: ne esce l'immagine di un continente dove la domanda di prodotti chimici è in costante crescita, la concorrenza è sempre più agguerrita e le importazioni aumentano a un tasso molto più alto delle esportazioni. La produzione dell'industria europea quest'anno dovrebbe far segnare una crescita del 2,5%, un tasso contenuto rispetto alle sollecitazioni del mercato. Il bilancio della Cefic, inoltre, lascia trasparire che nel 1989, per il quarto anno consecutivo, è stata la domanda interna europea e non il volume delle esportazioni a trainare la crescita dell'industria chimica. A fronte di un'Italia il cui deficit si allarga di anno in anno, della Germania, Francia e Regno Unito che hanno visto i loro saldi positivi ridursi nel 1989, gli Usa stanno vivendo un periodo di crescita del saldo PARIGI DALNOSTRO INVIATO LE PREVISIONI PER IL VARIAZIONI % IN VOLUME EUROPA OCCIDENTAL! ITALIA FRANCIA GERMANIA REGNO UNITO BELGI0 0LANDA FONTE: FEDERCHIMICA/CEFIC positivo che si assesta attorno ai 15 miliardi di dollari, sempre meno distante da quello tedesco. In termini globali si prevede che l'importazione europea, perii 1999, cresca del 6%, mentre l'export aumenterà solo del 3%. Le spiegazioni di questo fenomeno sono due: la prima riguarda le capacità produttive che, secondo Porta, sono già a livelli di utilizzo molto elevati e che ora richiedono nuovi investimenti mirati che non vadano però oltre la realtà della richiesta. Errori, infatti, sono già stati commessi nel comparto del polipropilene, dove la capacità produttiva è cresciuta a dismi¬ sura. La previsione di Porta trova riscontro in Europa, tanto che gli investimenti dovrebbero assestarsi quest'anno, attorno all'8,5%, una percentuale consistente anche in relazione agli ultimi anni di crescita. Gùnter Metz, presidente della Cefic, fornisce però anche, un'altra spiegazione alla contenuta crescita della produzione europea: la concorrenza si sta facendo sempre più serrata. Il deprezzamento del dollaro rende conveniente l'importazione e più difficile l'esportazione. Oltre tutto, la debolezza dell'economia americana si riflette in una minore domanda degli Usa. In futuro anche il Giappo- Disponibilità a discutere con i sindacati contratto e temi ambientali 1990 19B8 1989 1990 +6,7 +3,4 +2,7 +6,4 +1,9 + 2,0 + 6,8 + 6,0 + 3,9 +5,4 +1,2 +2,0 +4,6 +4,3 +1,0 + 8,7 + 4,2 + 4,0 +4,3 +4,6 +4,0 Nella tabella le previsioni di sviluppo del settore chimico per il 1990. La domanda di prodotti chimici in generale dovrebbe pertanto presentarsi in espansione s assicurare un'attività produttiva ancora tendenzialmente in crescita seppure a tassi moderati ed in attenuazione, in linea con l'evoluzione prevista per le attività economico-produttive nel loro complesso. Le previsioni attuali per il settore chimico, recentemente elaborate in sede Cefic per il 1990, sono per una crescita reale del 2,7% in media per l'insieme dei Paesi europei. ne potrebbe diventare un'incognita. Il Sol Levante, il solo Paese deficitario, tra i grandi, assieme all'Italia, si sta muovendo oltre confine, rafforzandosi sul mercato tedesco e puntando, assieme agli Usa, ad accordi in Medio Oriente. Metz sostiene che non vi siano per ora «minacce» in arrivo dall'Oriente, ma sicuramente il Giappone vuol recuperare posizioni, e di fronte ad una domanda europea in significativo sviluppo gli obbiettivi di Tokyo sono abbastanza dichiarati. L'altro fronte geografico su cui si fissa l'attenzione dell'industria chimica, è l'Est, dove le imprese sono ancora in fase di «studio di fattibilità» e dove le possibilità di joint venture andranno valutate di volta in volta. «Una cosa è certa — sostiene Metz — noi abbiamo il know how necessario ma dobbiamo tutelarci e valutare la possibilità di partecipare ai vantaggi futuri». I lavori della Cefic si sono a lungo soffermati anche sul problema ecologico, dando mandato ad una commissione (Sage), presieduta da Porta, di approfondire temi come gli incentivi e disincentivi fiscali, l'armonizzazione delle leggi ambientali in Europa e i sistemi di ispezione centrale. VIENNA. Niki Lauda vuol tornare a correre, ma questa volta in Borsa. L'asso dell'automobilismo che ha vinto tre volte il campionato del mondo di formula uno quoterà la prossima settimana la sua piccola compagnia aerea, la Lauda Air, sul listino viennese con l'obiettivo di procurarsi 450 milioni di scellini, oltre 45 miliardi di lire. Dopo una battaglia con le autorità governative per ottenere i permessi necessari e l'autorizzazione a percorrere determinate rotte la Lauda Air è cresciuta rapidamente. Partita come semplice vettore di voli charter, nel 1988 ha istituito voli regolari e adesso collega Vienna con Singapore, Hong Kong, Bangkok e Sidney; in futuro progetta di raggiungere anche Taipei e Seoul. Dopo alcuni anni di rapporti tesi con la Austrian Airlines, in cui il governo di Vienna possiede una quota di maggioranza, la Lauda Air convive ora in buona armonia con la compagnia di bandiera, che ha voli regolari con Tokyo ma non raggiunge le sue altre destinazioni. I fondi che Lauda chiede al mercato serviranno a finanziare i futuri acquisti della sua flotta. La Lauda Air possiede già due Boeing 767-300 e due 737-300. L'anno prossimo ha in progetto di comprare un Boeing 737-400 e nel 1992 un altro 737-300; vuole inoltre acquistare un hangar all'areoporto di Vienna. Giorgio Porta Pier Luigi Vercesi FLASH Circa il 25 per cento delle azioni che Lauda offrirà al pubblico andranno ad investitori stranieri, «con cui abbiamo già stipulato un accordo di vendita», afferma Lauda. Sebbene alcuni analisti finanziari affermino che l'entrata in Borsa della società sia prematura e che la Lauda Air non ha mai avuto dei profitti stabili, l'interesse degli acquirenti stranieri dimostra l'attenzione che circonda il mercato viennese, dove a detta di molti esistono grandi prospettive di sviluppo, ma per ora c'è poco o nulla da comprare. Nel 1990 la Lauda Air prevede un utile operativo di 30 milioni di scellini (3 miliardi di lire) e un fatturato di 1,3 miliardi (130 miliardi di lire), in crescita del 22 per cento rispetto all'ultimo esercizio. La Erste Osterreichische Sparkasse guiderà il collocamento di 500 mila azioni ordinarie e di 2 milioni e mezzo di titoli di risparmio senza diritto di voto. Niki Lauda e il suo socio. Basile Varvaressos, un operatore turistico, continueranno comunque a detenere l'80 per cento del capitale ordinario della Lauda Air, Tra le proposte che i due soci hanno ricevuto, ha detto Lauda, c'è stata anche quella della Lufthansa che voleva acquistare una quota di minoranza della compagnia. Anrew Flsher Copyright «Financial Times» e per l'Italia «La Stampa»