Eltsin lancia lo strappo «costituzionale» di Enrico Singer

Dal Parlamento della Repubblica chiave delTUrss una sfida a Gorbaciov più pericolosa di quella baltica Dal Parlamento della Repubblica chiave delTUrss una sfida a Gorbaciov più pericolosa di quella baltica Eltsin lancia lo strappo «costituzionale» La Russia declassa le leggi sovietiche DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La «sovranità della Repubblica russa» non è più soltanto uno slogan. Il Parlamento repubblicano, di cui Boris Eltsin è presidente, ha deciso ieri la supremazia della Costituzione e delle leggi della Russia sulla Costituzione e sulle leggi dell'Urss. E' una dichiarazione di principio, approvata con 544 sì contro 271 no, che dovrà tornare in aula la prossima settimana al momento del voto su un documento complessivo in cinque punti che definirà tutti i nuovi rapporti tra la più grande e potente delle 15 Repubbliche e l'Unione. Ma il margine per un ripensamento è minimo. E l'affronto a Michail Gorbaciov, al contrario, è enorme: la Russia si è data lo strumento legale per contestare le decisioni del Cremlino. E' il contropotere del radicale Eltsin che diventa una sfida concreta. Meno diretta di quella lanciata dalle Repubbliche baltiche perché i deputati russi non hanno votato dichiarazioni d'indipendenza. Ma molto più grave: il Parlamento russo non ipotizza secessioni dallo sconquassato impero sovietico, ma ne riduce il potere reale a una conchiglia vuota. L'articolo votato ieri stabilisce che le leggi dell'Urss «contrarie ai diritti sovrani» della Russia saranno sospese su tutto il territorio della Re¬ FORZA TRANQUILLA DI BUSH stato uno splendido esempio di teatro politico che ha impressionato anche Bush. Paradossalmente ha altresì giovato al presidente sovietico il fattore Eltsin: l'America ha visto svolgersi per la prima volta sul palcoscenico di casa uno dei drammi un tempo protetti dai segreti del Cremlino. Disattenta di solito alla storia, è rimasta affascinata dalla sfida tra il profeta della nuova frontiera comunista, «il Kennedy dell'Urss» lo ha chiamato il «San Francisco Chronicle», e il populista grande-russo. Se il vertice della scorsa settimana ha nobilitato qualcuno, ha nobilitato però Bush più che Gorbaciov. Il presidente sovietico non è certo un Kerensky che sovraintenda alla liquidazione di un impero come vorrebbe Richard Perle. Ma il suo percorso al summit era obbligato, al confine tra la questua e il ricatto, tra la resa e la collaborazione. Bush aveva davanti a sé le strade più diverse, da quella del diktat imposto dal vincitore della guerra fredda allo status quo. Nelle parole di Zbig Brzezinski, l'ex consigliere della sicurezza della Casa Bianca, «ha imboccato invece la strada più coraggiosa e costruttiva». Ci chiedevamo tutti, ha detto l'altro ieri Brzezinski a un convegno all'università John Hokpins, se Bush sarebbe stato all'altezza della storia, se avrebbe ripreso la leadership dell'Occidente che minacciava di sfuggirgli: e la risposta è sì. Con un atto di ardimento, il Presidente americano più cauto dalla fine della guerra si è imposto sia al Congresso, decidendo nella solitudine dello studio ovale di aiutare l'Urss, sia a Gorbaciov, impegnandolo al dialogo su una Germania unita e democratica perno della nuova Europa. Ancora sei mesi fa al vertice di Malta, dove il disarmo restava il tema dominante, nessuno avrebbe osato sperare in un simile sbocco della difficile marcia di riavvicinamento tra le superpotenze. Condizionata da Reagan alla politica spettacolo, legata a un concetto conflittuale dei vertici, l'America questa settimana si è divisa sul nuovo rapporto nato tra Bush e Gorbaciov. Ma non fino al punto che piacerebbe ai falchi e agli altri critici dell'Amministrazione. «Il Presidente che al vertice non ha commesso un solo errore — così lo ha definito il "Boston Globe" — continua a salire, non incomincia a scendere nell'indice di gradimento, oltre il 7 5 %, il più elevato in mezzo secolo». Nessun media lo accusa più di indecisione né timidezza. Bush non è un leader carismatico, ha notato Brzezinski, e il suo primo anno di governo trascorso nell'esame dei problemi interni e internazionali parve un anno di paralisi. Ma i fatti stanno dimostrando che la sua è la leadership della ragione di cui ha bisogno l'Occidente. Prima ancora che Gorbaciov, il vertice del sole e della partnership russo-americana ha rilanciato Bush. Se Reagan passerà alla storia come il Presidente del disarmo e della pace sarà anche grazie a Gorbaciov. Ma se Gorbaciov vi passerà come l'architetto della nuova Urss e della comune casa europea sarà anche grazie a Bush. Ennio Ca retto MOSCA pubblica che va dall'Europa all'Asia, che rappresenta da solo i due terzi del totale del territorio dell'Urss e che è abitato da 160 dei 280 milioni di persone che costituiscono la popolazione complessiva del Paese. Non solo. La «supremazia» della Costituzione e delle leggi russe significa che il Parlamento e il governo repubblicani potranno gestire le risorse naturali anche contro le direttive centrali. In Russia è estratto il 90 per cento del petrolio, il 70 per cento del gas e l'80 per cento del carbone di tutta l'Urss. In pratica, chi controlla la Russia controlla l'Urss e contro la Russia non sono, certo, possibili sanzioni economiche come quelle che il Cremlino ha decretato per contrastare l'indipendenza della Lituania. Semmai, potrebbe accadere il contrario. Con la «Russia sovrana», Gorbaciov sarà costretto a trovare compromessi. Questa sembra la strada che il capo del Cremlino ha già imboccato, almeno a giudicare dal suo primo commento espresso pochi istanti dopo il voto, durante una conferenza-stampa al fianco di Margaret Thatcher che è in visita a Mosca. «Finora il Congresso dei deputati della Russia non ha fatto nulla che sia in contrasto con la Costituzione dell'Urss e sono sicuro al cento per cento che non promulgherà delle leggi che potrebbero portare pregiudizio alla Federazione», ha detto Gorbaciov. Più che una constatazione, è un augurio. E' la speranza che non si aprano conflitti sul terreno concreto, che i contrasti tra le leggi dell'Urss e quelle della Russia non superino i confini delle soluzioni politiche. Gorbaciov ha anche detto che «0 pericolo più grave in questo momento è la divisione delle forze democratiche e della perestrojka». L'appello ella collaborazione rivolto a Boris Eltsin è evidente. «Io potrei sottoscrivere molte cose che il compagno Eltsin ha detto negli ultimi giorni», ha aggiunto Gorbaciov. E ancora: «Nel nostro Paese ci sono dei problemi che sono rimasti troppo a lungo soffocati e che ora si fanno sentire. L'importante è risolverli politicamente e la politica non dovrebbe mai essere né troppo cauta, né troppo precipitosa». Anche la volontà di compromesso appare evidente: «l'importante è cercare obiettivi comuni, il consenso nazionale». Per Michail Gorbaciov i problemi «di tutte le Repubbliche» potranno essere risolti con quella «riforma del patto federale» da tempo promessa e ora all'esame del Soviet supremo dell'Urss. Ma, per adesso, l'unico dato concreto è la sfida lanciata da Boris Eltsin: è il contropotere che si sta organizzando a Mosca capitale della Russia in contrasto con quello che già esiste a Mosca capitale dell'Unione. Il bianco palazzo di marmo che ospita il governo della Repubblica federativa russa è' destinato a diventare una specie di «Cremlino-bis» con il quale Gorbaciov dovrà fare i conti. Una prima occasione di battaglia già si profila. E' la riforma economica presentata dal governo centrale di Nikolai Ryzhkov che il Parlamento russo ha condannato. Questi voti, finora, avevano un significato soltanto simbolico. Adesso, con la supremazia della legge locale, il «no» assume tutt'altro valore. Enrico Singer Michail Gorbaciov, al ritorno dal vertice con Bush, deve affrontare i gravi problemi posti dalle Repubbliche ribelli: ieri una nuova sfida è stata lanciata al Cremlino dal Congresso dei deputati della Russia