Il pm: amnistia per il caso Fiat di Claudio Cerasuolo

Alla prima udienza del processo di Torino contro Romiti scontro tra difesa e parti civili Alla prima udienza del processo di Torino contro Romiti scontro tra difesa e parti civili Il pm: amnistia per il caso Fiat Il 30 giugno il pretore decide TORINO. «Non se la prenda se le dico che questo dibattimento è inutile: ci sono altri processi da fare», ha detto il professor Giandomenico Pisapia, uno dei padri del nuovo codice, al processo per le sale mediche Fiat. E poco prima, anche il pubblico ministero Francesca Christillin aveva sostenuto la stessa tesi: «Chiedo che il reato sia dichiarato estinto per amnistia». II pretore Raffaele Guariniello ha preso tempo fino al 30 giugno prossimo: «Devo valutare come meritano gli interventi delle parti», ha detto chiudendo 1l'udienza. Fuori dall'aula di via Corte d'Appello non c'è stata la tensione del 7 ottobre scorso, quando il processo era stato sospeso per la ricusazione del pretore fatta dagli imputati e per la richiesta di trasferimento del. giudizio ad altra sede. Davanti all'ingresso tre cartelli di protesta e uno striscione, siglati «democrazia proletaria» e «prospettiva socialista». Clima arroventato invece in aula, più per l'affollamento di legali, giornalisti, fotografi, cineoperatori e pubblico, che per gli scambi di battute fra i collegi legali, quello difensivo (avvocati Chiusano, Festa, Minni, Adolfo Gatti e Pisapia) e quello delle parti civili (Grosso, Scaparone, Laura D'Amico, Bianca Guidetti Serra, Enrichens, Mazzacuva, Malagugini e altri). Le ostilità si aprono non appena i legali di Fiom e Cgil regionale e provinciale presentano nuove costituzioni di parti civili per lavoratori che, anche dopo il 24 ottobre scorso, data utile per l'amnistia, sarebbero siati visitati nelle sale mediche Fiat di Pomigliano d'Arco, di Arese, Desio, Lancia di Verrone e di Chivasso, con certificati d'infortunio rilasciati da medici aziendali e, in un caso, da infermieri. L'avvocato Chiusano chiede una sospensione per controllare i documenti. C'è subito un altro motivo di polemica. Gli imputati, l'amministratore delegato Cesare Romiti, i dirigenti Figurati, Magnabosco e Omodei, non sono venuti in aula, hanno mandato al pretore una lettera. Spiega l'avvocato Minni: «La dichiarazione degli imputati attiene a questa fase del giudizio». E, prima che il pretore decida, la legge: «La Corte di Cassazione, pur rigettando l'istanza di ricusazione, ha rilevato che il ricorso non era defatigatorio e pretestuoso, ma fondato su argomenti ragionevoli. L'autorevole opinione della Corte sulla contraddizione del doppio ruolo del pretore (inquirente e giudicante), ci ha confortati nella nostra originaria determinazione. La volontà di celebrazione del processo rischia di rinfocolare inutilmente tensioni ormai superate. Dopo la chiusura del- gno di legge Giugni. In questo clima, l'amnistia, facendo venir meno l'oggetto della controversia, pare opportuna e auspicabile». I legali delle parti civili insorgono: «Questo è un blitz, il pretore non aveva ancora deciso se dare lettura del documento». L'avvocato Grosso: «Il documento anticipa argomenti su questioni di merito». Superata la piccola rissa, il pm insiste per chiedere la parola: «Si tratta di un reato istantaneo e non permanente. Se an¬ le sale mediche, ci fu la protesta di 30 mila dipendenti per la loro riapertura. Si iniziarono trattative con i sindacati per una gestione partecipativa, e in questo senso va anche il dise¬ che si volesse considerarlo tale, in ogni caso vi è la prova che sia cessato prima del 24 ottobre scorso, quando i vertici della Fiat disposero che nelle sale mediche non venissero più fatti accertamenti di malattia o infortunio: quindi ricade nell'amnistia». Dura la replica delle parti civili. Mazzacuva e Grosso: «La violazione dell'art. 5 è un reato permanente perché si inserisce in un sistema dettato dai vertici Fiat. L'azienda dice di aver cambiato pagina, ne prendiamo A fianco l'avvocato Pisapia, nella foto grande il pretore Guariniello e in basso il pm Francesca Christillin atto. Ma occorre aprire il dibattimento e verificare quando la permanenza del reato è cessata». L'ultima parola spetta ai difensori. Si alza il professor Pisapia: «La violazione dell'art. 5, se c'è stata, è un reato istantaneo, commesso tutte le volte che venivano effettuate le visite mediche vietate. Il fatto che l'accusa abbia contestato più violazioni lo qualifica come reato continuato e non come reato permanente. Nel mandato di comparizione del luglio '89 il pretore ha contestato il reato "a tutt'oggi". Cosa s'intende con quest'espressione, usata forse imprudentemente? A "tutt'oggi" vale per l'epoca del mandato di comparizione, per il 7 ottobre scorso (quando il processo fu sospeso, ndr), per oggi e magari anche per il futuro? Insomma un reato perpetuo, sub specie aeternitas. Il che mi sembra insostenibile. Se sono stati commessi altri reati dopo il 24 ottobre, saranno contestati in altro procedimento. In nome della pace sociale, degli accordi nel frattempo intervenuti tra azienda e sindacati, non continuiamo una querelle che non ci piace e che forse non piace neanche a chi ci ascolta». In aula si spengono i riflettori delle cineprese. Si riprenderà il 30 giugno. TORINO, VIA S. TOMMASO 24 - TEL. 537091 L'8 E9 GIUGNO 9-12,30 -15-19 (SABATO 9 SOLO AL MATTINO) TORINO, CORSO PESCHIERA 163 - TEL. 331523 L'll-12 E13 GIUGNO-9-12,30-15-19 TORINO, C.SO GIOVANNI AGNELLI 74 - TEL. 393742 IL 14-15 E16 GIUGNO 9-12,30 -15-19 (SABATO 16 SOLO AL MATTINO) Claudio Cerasuolo

Luoghi citati: Arese, Chivasso, Desio, Torino, Verrone