Cossiga: Masaccio cambia colore io resto lo stesso di Renato Rizzo

Cossiga: Masaccio cambia colore/ So resto lo stesso Cossiga: Masaccio cambia colore/ So resto lo stesso «Sono mutate le luci intorno, per questo forse adesso sembro meno pallido» FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO E' una città mortificata e assediata dai problemi quella che, ieri, ha ricevuto il presidente della Repubblica Francesco Cossiga, giunto per inaugurare tre importanti rassegne culturali: una città in cui migliaia di turisti richiamati anche dai campionati mondiali di calcio, caracollano stanchi e s'accalcano con inutile rabbia davanti agli ingressi dei dodici musei statali bloccati dallo sciopero dei custodi. E la festa per l'apertura della mostra sulla Età di Masaccio a Palazzo Vecchio, quella per i prodigiosi affreschi recuperati nella cappella Brancacci e quella per l'esposizione delle mitiche Ferrari al Forte del Belvedere, stride con l'immagine d'una Firenze che arranca. E Cossiga ha colto queste ombre tra le luci delle inaugurazioni e ha preso il malessere di Firenze e delle altre città d'arte come paradigma di quello nazionale: «Questa situazione è una chiave per capire un'Italia che sembra al tracollo delle istituzioni e invece è vitale, che ha Un grande debito pubblico ma ha anche imponente capacità economica. Per conoscere questo Paese, il suo miracolo politico e civile bisogna viaggiare nelle cento capitali e nei suoi mille villaggi ed anche nei suoi mille musei». E lei, Presidente, che ruolo interpreta in questa Italia che espone in mostra i suoi chiaroscuri? «Quello di spettatore che non può parlare. Ma non bisogna dimenticare che se non c'è spettatore, non c'è neppure mostra». Quali, i motivi, di questo cambiamento di scenario? Cossiga alza una mano come per scacciare una mosca fastidiosa: «Fra trent'anni qualche politologo lo spiegherà». Continueremo a fare miracoli? «Penso di sì, il miracolo siamo noi italiani». Poco prima nella splendente Sala dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, il sindaco Morales aveva spiegato, alla presenza di Agnelli, Romiti, De Benedetti, il ministro Facchiano ed altre personalità dell'industria e della cultura il significato di queste tre esposizioni. Cossiga, obbedito al dovere dell'ufficialità, incomincia la visita alle cento opere del primo Quattrocento fiorentino. Davanti all'Adorazione dei Magi di Sassetta gli sfugge un: «E' così bello che me lo porterei a casa». E qualcuno domanda: Presidente, c'è chi osserva che lei, in questi ultimi tempi, con le sue prese di posizione vivaci nei confronti delle istituzioni, assomigli un po' a questo Masaccio che prima sembrava quasi monocromo e oggi splende di smaglianti colori. «Lui avrà cambiato colore, non io - risponde Cossiga -. Sem¬ Benedetti, pochi minuti prima ha restituito ad Agnelli la visita alla cappella Brancacci. Cossiga si intrattiene a lungo con i vertici della Fiat su quello che è stato definito il più bel piazzale del mondo. Ammira le Ferrari che splendono dentro i grandi cubi trasparenti ideati dall'architetto Cerri, e che la Fabbri Editori ha riprodotto in un ricco catalogo assieme alle immagini delle vittorie. «Le ha mai guidate?» domanda il Presidente all'Avvocato. «Sì, da bambino» è la risposta. E Cossiga: «Io la ricordo al volante di una cinquecento il 15 agosto di tanti anni fa, l'incontrai in autostrada». «Ricordo anch'io - risponde Agnelli -. Lei allora era ministro degli Interni e mi disse: "Oggi almeno è una giornata tranquilla". Poi la sera, sentii alla tv che era fuggito Kappler dal carcere». La risata è corale. mai sono mutate le luci intorno e fanno apparire rosso o azzurro anche uno che conserva il suo naturale pallore sardo». Mezz'ora più tardi il Presidente è alla cappella Brancacci nella chiesa del Carmine per ammirare gli affreschi restituiti all'originale splendore dopo i restauri finanziati dall'Olivetti. Ancora un riferimento al Paese: «Uno Stato che possiede simili capolavori non può essere che vitale». Se però, domanda ancora un giornalista, ci fossero i privati molte parti del nostro patrimonio artistico.morirebbero... «E' impensabile immaginare uno Stato che si occupi di tutto. Guardi i Paesi dell'Est e il loro crollo furibondo. Bisogna che ognuno faccia bene ciò che deve fare: i privati debbono dare alla società parte dei loro legittimi guadagni». La giornata di Cossiga si conclude al Forte del Belvedere dove il presidente dell'Olivetti, De Renato Rizzo

Luoghi citati: Firenze, Italia, Sassetta