Pci si spacca anche il fronte del no

Ad Ariccia, da domani, il congresso degli avversari di Occhetto che contestano la svolta Ad Ariccia, da domani, il congresso degli avversari di Occhetto che contestano la svolta Pei, si spacca anche il fronte del no Rivolta contro Ingrao che rischia l'isolamento cambia nome? Lo scrive la rivista Mass media che cita alcune frasi di D'Alema ROMA. Due giorni a Napoli tra i popolani dei «bassi» del rione Sanità, poi a Brescia tra i «leghisti» e gli amici dei produttori di doppiette. Oggi passaggio a Roma per partecipare alla direzione che nominerà il capogruppo dei deputati, e poi di nuovo via. Ad Achille Occhetto stanno strette le robuste mura della «fortezza» di Botteghe Oscure. Un palazzo dove convivono gomito a gomito maggioranza e opposizione, alleati di un tempo ora nemici, e nemici che vorrebbero porre fine alla guerra dei .veleni, ma che non sanno come uscirne senza sentirsi accusare di tradimento dagli altri. Dentro il palazzo c'è la paralisi, così il segretario ha scelto di andarsene in giro per l'Italia a fare il piazzista dei «comitati costituenti» e a sondare di persona gli umori di un Paese che sta sfuggendo alla capacità di analisi dei più. Lasciatosi alle spalle il palazzone romano Occhetto sembra all'improvviso meno impacciato, più chiaro. Ieri ha fatto diffondere il «decalogo» con le norme per fare nascere i «comitati per la costituente». Gruppi di 15-25 persone tra iscritti e non iscritti, da far nascere per iniziativa di dirigenti e tesserati, con lo scopo di «allargare il numero di persone coinvolte». E' escluso esplicitamente che le sezioni possano camuffarsi da «comitati». «Non è ammesso e non corrisponde al significato dei comitati» detta perentorio il comunicato che vuol evitare che dietro nuove sigle ci sia solo la vecchia e arrugginita sezione. Oggi sul «Manifesto» Occhetto racconta il suo viaggio a Napoli e trova il modo di inviare un messaggio tranquillizzante ai berlingueriani del fronte del «no» e, soprattutto, all'irrequieta sinistra della sua maggioranza. Una sinistra forte ed agguerrita che sta impedendo aii'^OccKéttó5 di accelerare ad ogni costo i tempi dell'operazione rinnovamento, così come chiedono gli alleati miglioristi. «Al di là delle dispute e delle polemiche ideologiche - esorta Occhetto - è necessario costruire e dar vita a un partito di massa, popolare, combattivo, alternativo all'attuale sistema di potere e di cose esistenti». E invita i comunisti a far nascere comitati di «protesta ma anche di solidarietà» e rivaluta il ruolo della «classe operaia» quanto meno nel disgregato Sud. Parole dolci per le orecchie dell'alleato Bassolino e degli altri che 10 hanno appoggiato «col mal di pancia», e concetti graditi ai berlingueriani schierati con l'opposizione. Ma parole che fanno fischiare le orecchie ai miglioristi, sempre più insospettiti e timorosi di finire messi ai margini dell'operazione «rifondazione». La diffidenza è 11 sentimento che va. per la maggiore di questi giorni in entrambi gli schieramenti che dividono il pei. Se nella maggioranza l'ala destra teme di essere penalizzata da una convergenza verso il centro del segre- tario Occhetto, nella minoranza i berlingueriani temono di essere strumentalizzati dal compatto gruppetto ingraiano fermamente deciso a formare una corrente. Ed è un gran tramestio di incontri, assemblee, conciliaboli. Il primo oggetto della contesa che sta diventando evidente è la guida del gruppo parlamentare alla Camera. La direzione di oggi proporrà Giulio Quercini per la presidenza e il candidato dovrebbe ottenere il gradimento a scrutinio segreto dei deputati. Ma sui vice c è discordia. Quaranta deputati miglioristi hanno tenuto una cena-assemblea per chiedere ad Occhetto più «fermezza e sollecitudine» nel convocare il congresso, e nel decidere le cariche nel gruppo a colpi di maggioranza. I miglioristi vorrebbero per uno dei loro la carica di vice-vicario che è oggi di Violante. La gestione del gruppo è stata negli ultimi tempi troppo aperta ad ambientalisti, radicali e dp, è l'accusa, trascurando il dialogo con i grandi partiti. ' Anche i deputati del «no» si sono riuniti, ma si sono clamorosamente spaccati al loro interno. Lucio Magri aveva proposto la linea dura: o danno l'incarico di vice al nostro Garavini o rottura e arroccamento all'opposizione nel gruppo. Ma i non ingraiani questa volta sono insorti replicando che con l'idea di voler formare una corrente a tutti i costi si finisce col fare trattative di vertice che portano alla lottizzazione degli incarichi. Prima bisogna discutere cosa fare e poi si pensa all'organigramma è la linea imposta dai berlingueriani del «no». Per Ingf ao e i suoi può essere il segnale di un inizio di isolamento-che si aggiunge ad altri che stanno arrivando in queste ore. C'è la novità che i redattori del «manifesto» hanno compattamente respinto gli inviti di Parlato e Rossanda a dare appoggio esplicito ad Ingrao. E c'è anche dell'altro. Un gruppo di componenti del comitato centrale, ripartiti tra alleati e avversari di Occhetto, (Badaloni, Caramassi, Ghezzi, Elena Cordoni, Minniti) hanno redatto un documento comune per invitare tutti a superare la «dinamica inerziale» dello scontro e la tentazione delle correnti, per passare al confronto sulle cose da fare. Ma anche all'interno del «no» diventano più alte le voci contro la nàscita della corrente che pare essere l'obiettivo degli ingraiani. Alla vigilia del convegno dell'opposizione che si terrà domani e domenica ad Ariccia, una sorta di congresso del «no», Diego Novelli, Vincenzo Vita, Lucio Libertini, Gloria Buffo chiedono di finirla con le discussioni ideologiche e di passare ai temi concreti, terreno sul quale «gli schieramenti congressuali possono saltare». A Firenze il Presidente de Alberto Rapisarda lla Repubblica inaugura ROMA DALLA REDAZIONE Ma secondo «Mass media» tra i dirigenti del pei si starebbe pensando a qualcosa di più. «Non si comprende perché scrive la rivista - una nuova formazione politica dovrebbe avvalersi di testate vecchie, legate a tempi storici e a modi politici che si ritengono superati. «L'Unità» ha un contenuto di continuismo così intenso che può essere paragonato soltanto al nome o al simbolo». E proprio nel giorno nel quale si comincia a parlare di cambiare nome al giornale del pei, Achille Occhetto racconta la sua esperienza dentro al rione Sanità di Napoli con un articolo pubblicato sul «Manifesto», anziché sul giornale del partito. Nell'articolo il segretario del pei scrive, tra l'altro, che «il quartiere caro a Matilde Serao, a Eduardo, a Giorgio Amendola, è stato uno dei centri in cui è nato e si è sviluppato il movimento democratico. E subito dopo aggiunge, in tono significativo: «Ma oggi, proprio qui, i comunisti sono deboli, pesci fuor d'acqua dove a nuotare sono altri: le clientele, i camorristi».