Per fortuna Milano non è Zagabria
La Jugoslavia di Osim è felice di lasciarsi alle spalle gli insulti e le polemiche di una nazione divisa La Jugoslavia di Osim è felice di lasciarsi alle spalle gli insulti e le polemiche di una nazione divisa Per fortuna Milano non è Zagabria Susta «Nel nostro Paese la politica è entrata dappertutto» Un gioiello tra le ortiche. Il nuov o s tadio di Bari, costato 130 miliardi, è rimasto privo di infrastrutture Ai bordi del prato, quattro ragazzini silenziosi che hanno «tagliato» a scuola. Adesso, sotto il cielo di nuvole, non c'è quasi più nessuno. Ma ieri, spiega Ivan Osim, «la gente ci fermava, ci salutava, ci hanno applaudito e abbiamo dovuto andare in mezzo al campo per ringraziarli». Magari non sarebbe niente di speciale, se il professore di matematica Ivan Osim, che ciondola nella tuta blu slacciata, non fosse l'allenatore della Jugoslavia che appena domenica, a Zagabria, i tifosi croati avevano sommerso di fischi e insulti: «pederast pederast», gli gridavano in coro, soltanto perché nella squadra nazionale non c'erano croati. Non c'era Davor Suker, attaccante della Dinamo, relegato in panchina. E non c'era Zvonimir Boban, bollori maneschi e faccia da hooligan, 22 anni, sospeso 9 mesi per aver picchiato un poliziotto nei clangori di una rissa. Osim parla con le mani giunte e gli occhi a terra, a bassa voce, come se tenesse una lezione che conosce a memoria. «Meglio qui, meglio qui», ammette. E lo dice anche Safet Susic, centrocampista bosniaco che ha fatto soldi in Francia e che scuote il capo con mestizia: «Ah, sicuramente. E' molto meglio qui che a Zagabria. Sfortu¬ SASSUOLO copre l'inno di fischi e improperi, «anche se i giornalisti scrivono un mucchio di falsità», come dice mestamente. Ha qualche stella (Savicevic, Stojkovic), e un buon impianto. E i giocatori dalla sua. Stojkovic, dopo i frastuoni di Zagabria: «Sono deluso, amareggiato. E' una vergogna. Sono felice di lasciare questo Paese e giocare il prossimo anno per il Marsiglia». Per fortuna che siamo qui, dice Susic. Ai piedi delle colline di Sassuolo, filari di vite, i pioppi e le gaggie, qualche vecchia cascina pitturata di rosso o di giallo, una statale sommersa dai Tir e fra le balze qualche stradina dove non passa mai nessuno. Magari ci sarà da scoppiare, quando dopo le nuvole picchierà il sole. Ma no ma no, fa Miljanic battendosi la pancia, con il suo italiano spagnoleggiarne. «Va bueno tutto, va bueno tutto acchì». Il giornalista brasiliano sorride e domanda: la finale? Che finale pronostica? Miljanic ch'è un marpione: «Brasile e Italia», risponde. «Brasile perché forte e l'Italia perché è la migliore squadra da competizione. Clara?» Non perché gioca in casa, l'Italia? Che stupore negli occhi di. Miljanic: «Ma no ma no. In Italia tutti giocano in casa. Pubblico meraviglioso, pubblico competente». natamente, la politica è entrata dappertutto. Da noi c'è troppo sciovinismo, da quando esiste la Jugoslavia è così». Serbi, croati, montenegrini, bosniaci e macedoni sono divisi dalle religioni, dai costumi, dalla lingua. Ora, pure dal football? Srecko Katanec, mediano della Samp, sloveno, giura che queste polemiche sono fuori dalla squadra, leva le mani con scandalo: «No no no, questo non vero, noi giocatori siamo amici, queste cose déntro Paese nostro, ma noi non possiamo cambiare niente». Certo, la contestazione c'è stata, è da più di un mese che continua. E domenica è esplosa. «E' stata la prima volta che il pubblico era tutto con gli avversari», dice Milian Miljanic. «E' stata una grande dimostrazione antisportiva. Ma il calcio è calcio. E io lo difendo contro tutti i suoi nemici, che sono tanti, molti, troppi, anche fra i politici». Milian Miljanic è il direttore di tutte le squadre della Jugoslavia, un signore con la bella pancia rotonda che vien fuori dalla cintura, e gli occhi grigi e scaltri. Lui ci crede in questa squadra di serbi, croati, bosniaci, macedoni messi insieme come in un calderone. I tifosi contestano e l'opinione pubblica pure. Osim, il dolente professore di matematica, è sotto accusa. E' bosniaco e lo accusano i serbi di favorire i bosniaci Vujovic e DAL NOSTRO INVIATO Il centrocampista Safet Susic Susic al posto dei serbi Prosinecki e Pancev, capocannoniere del campionato. E lo accusano i croati perché non fa giocare nessuno dei loro. Vicini può consolarsi, c'è chi sta peggio di lui. Osim ha perso il sorriso ma va avanti per la sua strada. Per ora la nazionale non la tocca, anche se lo stadio di Zagabria Pierangelo Sapegno Aut. Min. 4/3528 del 12/05/90 ITALIA '90 BarbellaGaguardiSaffirio
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