Re Diego non vuole abdicare di Curzio Maltese

Dentro Balbo, fuori Caniggia nell'Argentina che domani apre Italia 90 Dentro Balbo, fuori Caniggia nell'Argentina che domani apre Italia 90 Re Diego non vuole abdicare «Guardate che fisico, sto meglio dell'86» r CIAO, MONDO! 11 Peggio diAndreotti sta certamente Gava ROMA Il problema principale resta il pubblico milanese? Il Camerun non è una sorpresa. Abbiamo studiato e ristudiato la squadra africana con l'ausilio di videocassette: è una formazione molto dura dal punto di vista fisico. In più avrà l'accompagnamento della folla che tiferà per un suo successo. Ma a Napoli, con Urss e Romania, sarà diverso. Proprio ieri ho ricevuto un messaggio dei tifosi partenopei: Il tifo che ti mancherà a Milano l'avrai a.Napoli. Non avevo chiesto niente poiché 1 napoletani sognano l'Italia campione. E mi ha fatto molto piacere. Ne avremo bisogno. Rispetto a Tel Aviv e Valencia, cos'è cambiato in due settimane? Bilardo ha risolto tantissimi problemi. I più brutti restano Burruchaga e Ruggeri: progrediscono ma sono ancora in dubbio. Nell'86 ne avevamo più di adesso ma, battuta la Corea del Sud, siamo filati verso il trionfo. Ci presentiamo, come allora. Meglio che si parli poco di noi, ma sarà difficile detronizzarci. Sei sempre convinto che il vostro girone è il più duro di tutti? Più che mai: il Camerun non è diverso dalla Romania o dalla Russia. Però la gente sappia che noi non siamo qui di passaggio, vogliamo riportare la Coppa in Argentina. Anche Italia e Olanda fanno gli stessi proclami... DAL NOSTRO INVIATO Diego Armando Maradona sfodera sorriso e allegria alla vigilia del suo terzo e ultimo mondiale. Ieri il presidente del Napoli, Corrado Ferlaino, si è recato a trovarlo, gli ha fatto gli auguri e forse assisterà alla partita inaugurale di domani sera a Milano contro il Camerun. Neppure la decisione di Bilardo di escludere dalla formazione il suo pupillo (l'Argentina scenderà in campo con Pumpido in porta, Simon libero, Fabbri e Ruggeri marcatori, Lorenzo e Sensini sulle fasce, Basualdo, Batista e Burruchaga a centrocampo e Maradona e Balbo di punta) ha scalfito il suo ottimismo: «Balbo? E' un piacere averlo al fianco. Caniggia? Può entrare in qualsiasi momento della partita». E continua a scherzare: «Una volta mi hai dato 5,5 in pagella perché sono grasso: guardami ora», grida ad un giornalista dal balcone della sua camera nella foresteria di Trigona, scoprendo i muscoli addominali tirati e i fianchi prosciugati dagli intensi allenamenti. Finito lo «show», Maradona accetta il botta e risposta con i cronisti. Prima mostra l'unghia dell'alluce destro, bucata per far regredire l'ematoma. Con la protezione in fibra di carbonio, ideata dal prof. Dal Monte, il dolore sparisce. «Fisicamente - assicura - sto meglio che in Messico». Italiani e olandesi, come altri, stanno parlando troppo. Nell'86 non dicevo che avrei vinto e non lo dico ora. Questa Argentina è molto meno tecnica ma molto più potente di quella che in Messico avrebbe dovuto consegnare la Coppa d'oro a Brasile o Germania Ovest e invece la conquistò alla faccia di tanti intelligentoni del calcio. Giorgio Chinaglia ha detto in tv che nella finalissima all'Azteca fu la squadra e non Maradona ad imporsi. Che ne pensi? E' un'affermazione stupida. Basterebbe ricordare a Chinaglia l'assist che diedi a Burruchaga per il gol decisivo del 3-2. Sarai ancora l'uomo in più che fa la differenza? Voglio farlo. De Napoli, che resta un tuo grande estimatore, ha dichiarato che quando il Napoli perderà Maradona e Careca avrà grossi problemi a sostituirli. E' vero? Intanto c'è tempo. Nessuno di noi due andrà via da Napoli. E poi, vogliamo preparare Silenzi a vincere il titolo di capocannoniere ai mondiali del '94. Oggi il presidente argentino, Menem, ti consegnerà il passaporto diplomatico. Che effetto ti fa diventare ambasciatore? E' importante per dona Tota, mia madre. Quanto a me chiamatemi Diego e basta. Bruno Bernardi di Antonio Ghirelli L cl L mutamento di clima intorno alla nostra Nazionale, determinato essenzialmente dal trasferimento da Firenze a Marino, consente a Vicini di concentrarsi adeguatamente sui problemi tecnici, che nonostante là guarigione di Vialli, non sono trascurabili. Può suscitare tuttavia qualche perplessità l'annuncio del nostro et, secondo il quale non sarebbe disprezzabile un pareggio contro quell'Austria che solo per l'indulgenza di osservatori frettolosi sembra tornata il «Wunderteam», lo squadrone delle meraviglie di prima dell'Anschluss, quando al comando della prima linea c'era «Cartavelina» Sindelar, delizioso centravanti ebreo che si suicidò all'arrivo dei nazisti. Comunque ai Castelli, dove si respira aria buona, ministri vescovi e «boss» locali si sono lodevolmente adoperati con l'aiuto di Sophia Loren, a cancellare nei giocatori italiani il ricordo dei tumulti scatenati dai Ciompi viola tra i cipressi e i tigli di Coverciano. Soffia sugli azzurri un corroborante «ponentino» quirite, che a Marino ha indotto addirittura tifosi laziali e romanisti ad unirsi fraternamente nelle accoglienze alla carovana, mentre arrivando sul posto Giannini, «il Principe», discusso ma tenace regista della squadra, scopriva che la sua villa dista un tiro di schioppo dal buen retiro azzurro. Ancelotti, il pilone d'ormeggio della manovra di Vicini, ha giocato ben otto campionati nelle file della Roma e può contare, perciò, sul rimpianto e sull'affetto delle quadrate legioni giallorosse. Su un tripudio cromatico dello stesso tipo punta anche l'onesto Rudi Voeller, che sogna per l'appunto una finalissima tra la sua Germania e l'Italia, nella cornice di un Olimpico sulla cui agibilità giura per ora soltanto il ministro dell'Interno. Anche Liedholm, il vecchio allenatore dei «lupi», sostiene che il contributo della folla romana sarà decisivo per le fortune della nostra rappresentativa. Senza contare, naturalmente, che ì'8 luglio nella tribuna dello stadio benedetto da Sua Santità ci sarà certamente anche Andreotti, romano e romanista se mai ve ne furono, il cui interesse per il «mondiale» è attestato dalla decisione di rinviare, il Consiglio dei ministri in programma - come ogni settimana - per domani. A suggerirgli il rinvio potrebbe anche essere intervenuta qualche residua perplessità sul diaI bolico gioco a incastro delle 1 «nomine» negli enti di gestio¬ ne e nelle banche: forse è una cattiveria ma a pensar male del prossimo, l'ha detto proprio il Presidente, si fa peccato ma spesso s'indovina. Comunque chi sta peggio di Andreotti, in questi giorni, è certo il già citato ministro dell'Interno, don Antonio Gava, chiamato a fronteggiare in Sardegna e chissà dove altro un pericolo ben più minaccioso degli attacchi comunisti: le imprevedibili esplosioni di furore degli «hooligans». Gli appuntamenti più impegnativi, sotto questo profilo, dovrebbero cadere lunedì 11, quando il nuovo stadio di Cagliari ospiterà il «derby» tra Inghilterra ed Eire, e ancor più il sabato successivo, il giorno 16, allorché i bianchi di Robson si misureranno sullo stesso terreno con l'Olanda. Si tratta delle due tifoserie più bizzarre e turbolente del pianeta, consumatrici di birra in quantità industriali e da parte inglese si è già avvertito, con una certa «tracasserie», che lo scontro sarà epico. Non sono mancate le avvisaglie: tre giovinastri britannici imprigionati sempre a Cagliari per insensati vandalismi; un «boss» dei teppisti londinesi giunto a Roma sotto falso nome e, pare, finanziato da un giornale sensazionalista per annunciare terrificanti piani di guerra. Il tipo però è stato rinviato al mittente in men che non si dica. E' la riprova - ma incrociamo le dita! - che il pericolo diminuisce quando l'emergenza è prevista. Possiamo essere certi, in ogni caso, che nell'isola le forze dell'ordine non si lasceranno sorprendere, se è vero che un reparto di carabinieri è andato addirittura ad addestrarsi sui verdi campi della Graziosa Regina, per familiarizzarsi con la psicologia e i comportamenti degli «hooligans». Purtroppo il «raid» compiuto domenica a Monza da gruppi di sostenitori granata dimostra che il delirio della devastazione non coinvolge soltanto i tifosi stranieri, ma può scoppiare da un momento all'altro, dovunque e per le ragioni più strampalate, visto che in quest'epoca il reale non è più (se mai lo è stato) razionale. Il campione e il portafortuna. Diego Maradona con il Ciao in braccio viano. In conferenza stampa premette: «Ho soltanto quindici minuti e non parlo di formazione». Nei seguenti 14'52 (cronometrati) riuscirà a fare soltanto un'ammissione interessante: «E' stato un errore non cercare comunque di incontrare squadre di livello prima del mondiale». E lui, dov'era? «Sono fiducioso - chiude - nell'applicazione severa degli schemi tattici, con i quali cercheremo di frenare i campioni del mondo». Fuori dai severi schemi tattici di Nepomniacij si collocano invece le due stelle del Camerun, i nuovi Milla e N'Kono. Il primo è Omam Biyick, 24 anni, punta unica della squadra. Gioca nel Lavai (B francese) ma il buon torneo disputato e i 6 gol (su 12) segnati nelle qualificazioni mondiali, gli apriranno forse le porte del Saint Etienne, ex squadra di Milla. «Siamo meno forti dell'82 - testimonia ma più furbi. Giochiamo in velocità e in contropiede. La nostra chanche risiede nella presunzione di Maradona e compagni». Assai meno ottimista è inve¬ ce Joseph-Antoine Bell, 35 anni, da sette in Francia (Metz, Tolone, Bordeaux) che ha soffiato tra i pali il posto a N'Kono. E' un bel tipo di gigante dai modi spicci: «Il boom del calcio africano? Tutte balle. Lo scrivono gli inviati europei dopo aver trascorso una settimana nel miglior albergo della capitale a chiacchierare con le autorità. In realtà da noi non funziona nulla, non ci sono campi e se non vuoi fare la fame devi prendere la prima nave per la Francia. Dove tra l'altro non ti accolgono a braccia aperte. Il Camerun ha buoni giocatori ma non c'è paragone con quelli dell'82. Abbiamo sbagliato tutta la preparazione, giocando pochissime partite. Non credo ai miracoli: gli argentini anche con mezzo Maradona rischiano di travolgerci». La formazione, passata dai colleghi francesi, sarebbe: Bell, Tataw, Kunde, Onana, Pagai, Ebwele, Libih, Kana Biyick, Makanaky, Omam Biyick, Ekeke. In panchina scalpita Roger Milla, l'ultimo leone. ù Curzio Maltese