Conclusa a Milano la grande corsa a tappe: la Maglia rosa racconta come si è scoperto campione amato

Conclusa a Milano la grande corsa a tappe: la Maglia rosa racconta come si è scoperto campione amato Conclusa a Milano la grande corsa a tappe: la Maglia rosa racconta come si è scoperto campione amato «Sono un campione in leasing paragonarmi ai grandi 1 vorrebbe dire insultarli, ho sedotto la gente con il mio modo di correre» MILANO DAL NOSTRO INVIATO No, nessuna notte insonne: lavoravo di giorno e poi staccavo la spina, come un operaio che finisce il turno in fabbrica. Per fortuna c'era sempre il sole. Finalmente ho visto le Dolomiti: Per anni ci avevo pedalato in mezzo, ma erano nascoste dentro le nubi». La Bugno-mania è un virus che contagia soggetti a rischio di ogni età, ma non il principale propagatore: «Non dite che sono un campione, altrimenti mi arrabbio. Fignon, LeMond, Delgado, quelli sì. Ma io! Esaltare me significa insultare i veri fuoriclasse». Quanti insulti, allora, sono volati in queste settimane sulle strade d'Italia! «La gente è rimasta sedotta dal mio modo di correre, dal fascino della maglia rosa. Da accanito ex-perdente, ho fatto una scoperta meravigliosa: che chi non è mai in lizza per il primo posto si perde la poesia del ciclismo». E il ciclismo contraccambia i ringraziamenti, perché questa maglia rosa «in leasing» è servita a emanciparlo da una condizione di vassallaggio: «Ha impedito al nostro sport di farsi schiacciare dal pallone incombente. Adesso però, metto la bici in cantina e divento anch'io tifoso della Nazionale. La finale sarà Italia-Olanda e vinceremo noi. Non perché sono interista e godo a veder perdere Gullit e Van Sasten. E' che sono sicuro che agli azzurri succederà lo stesso miracolo capitato a me: l'emozione trasmessa dal tifo della gente si trasformerà in uno stimolo formidabile». L'ultimo Bugno si dipinge di verde per lanciare un messaggio ecologico: «Basta tv, montate in bici. Invece di attaccarvi al televisore dalle otto di mattina e poi passare due ore incolonnati in auto, provate a pedalare. Se io riesco a fare duecento chilometri al giorno, perché voi non potete farne due?». LE CLASSIFICHE DEL 73° giro d'italia Cosa sarà che in nove mesi trasforma un perdente con la faccia e i modi del bravo ragazzo in un vorace commensale del successo, senza togliergli neppure un grammo dell'antica semplicità? Quali molle misteriose possono scattare nell'animo di un uomo che alla MilanoTorino di inizio autunno ciondolava fra gli ultimi in fondo alla discesa di Superga, dopo essere passato per primo in cima alla salita, e al Giro della primavera successiva offre per venti giorni ai suoi rivali la costante visione della sua schiena? Stupori non inediti per il mondo dello sport, teatro stabile di drammoni alla, Sylvester Stallone, saghe di baratri in cui il campione di turno si inabissa per poi fendere la sfiduciata indifferenza del mondo con resurrezioni propiziate da commoventi metamorfosi. La storia di Gianni Bugno si discosta dal copione per la normalità del personaggio, tratto caratteriale del tutto anomalo in un pianeta di muscolari che si atteggiano a divinità, suscitando fanatismi, non certo desideri di emulazione. La gente che è salita a frotte sul Pordoi e ha intasato le strade dei paesi solcati dal Giro non cercava un idolo da venerare, ma un segnale di speranza, il modello in cui identificarsi: un ragazzo qualunque e quindi imitabile. Non sulla bici, s'intende, perché bisognerebbe avere il suo stesso tasso di emoglobina, un 15,8 che è un regalo concesso da madre natura solo ai campioni veri. Ma ognuno, nel suo campo d'azione, ha una qualità eccezionale: basta scovarla e crederci fino in fondo, come ha fatto lui. Che è uno come noi. La musica di Mozart gli ha guarito la labirintite che lo faceva cadere in discesa. I medici hanno ritagliato una dieta su misura per lui, scoprendo la sua allergia a latte e frumento. Ordine d'arrivo (20a e ultima tappa): 1. Cipollini (abb. 12"), in Ih 52'26", 2. Baffi (abb. 8"); 3. Strazzer (abb. 4"); 4. Fidanza; 5. Pagnin; poi tutto il gruppo col tempo del vincitore. Classifica generale: 1. Gianni Bugno (Ita) in 9 Ih 51 '08", 2. Mottet (Fra) a 6'33", 3. Giovannetti (Ita) a 9'01", 4. Pulnikov (Urs) a 12'25", 5. Echave (Spa) a 12'29", 6. Chioccioli (Ita) a 12'36", 7. Lejarreta (Spa) a 14'31", 8. Ugrumov (Urs) a 17'02", 9. Lelli (Ita) a 17'14", 10. Sierra (Ven) a 19'12", 17. Giupponi (Ita) a 31'01", 26. Visentini (Ita) a 47'25", 45. Saronni (Ita) a Ih 21'41", 107. LeMond (Usa) a 2h 53'18", 163 (ultimo e maglia nera) Di Basco (Ita) a 4h 27'11". Maglia ciclamino (classifica a punti): 1. Bugno; 2. Anderson; 3. Cipollini. Maglia verde (gran premio della montagna): 1. Chiappucci; 2. Vandelli; 3. Bugno. Maglia azzurra (Intergiro): 1. Anderson; 2. Ghirotto; 3. Gelfi. Maglia bianca (neo-professionisti): 1. Pulnikov; 2. Ugrumov; 3. Lelli. di papà. Gli tengono compagnia i dischi di Battisti e la collezione completa di «Quattroruote»: «Le macchine mi piacciono quasi come i camion e la marmellata di castagne, altra mia grande passione: adesso ho comprato una Mercedes. Spero di potermela permettere a lungo». Nessun problema: i 300 milioni dell'ingaggio si triplicheranno già dall'anno prossimo. Per l'intervista dell'apoteosi deve fronteggiare una quarantina di taccuini e ai suoi vecchi frequentatori non sfugge il paragone con tempi ancora recentissimi, in cui bastava la presenza di un giornalista per fargli arrossire le gote. Adesso lo sguardo scivola solo raramente verso la punta delle scarpe e forse è questo il suo trionfo più bello: «Ha ragione Andreotti. La maglia rosa, come il potere, logora chi non ce l'ha. Conservarla è meno faticoso che inseguirla. Io l'ho presa così, tanto per far vedere che esistevo. Ma dopo non l'ho mai considerata mia. Credevo me l'avessero data in leasing. Però, quando ero stanco, mi chinavo a guardarla e la fatica scivolava lontano... La felicità non l'ho provata mai, perché dovevo sempre pensare alla tappa successiva. Il matrimonio gli ha portato la stabilità e un figlio; l'allenatore Corti tanti consigli e libri di psicologia per spingerlo alla scoperta del vero «io»: «Il cambiamento è merito di tutte queste cose e di nessuna: è che sono maturato, nel fisico e nel cervello, trovando la calma e con essa la capacità di imparare dalle bastonate prese negli anni scorsi. Corti, comunque, è stato il detonatore che ha fatto scoppiare la bomba nascosta dentro di me, il risolutore di un puzzle chiamato Gianni Bugno». La scheda privata del campione è lo specchio della sua normalità: vive a Carpenzago con la moglie Vincenzina, il neonato Alessio, il gatto Mustafà e un cane pastore: Rebel. Quando può, torna a Monza dai genitori, padroni di una lavanderia e ancora un po' arrabbiati con quel figlio che ha lasciato a metà il liceo scientifico per vagabondare in bici sulle strade del mondo: «Viaggiare è il mio desiderio più intenso. Da ragazzo volevo fare il camionista. E mi sa che sono ancora in tempo...». La sua migliore amica è la solitudine, che Bugno continua a corteggiare nella stanzetta dell'infanzia, in cui si rifugia non appena rimette piede nella casa E DOMANE A MILANO VIA AL MONDIALE La Fifa vieta i collaudi pre Massimo Gramolimi revisti dal regolamento, preoccupata per le condizioni del prato nello stadio ristrutturato 1 Brindisi per il re d el Giro. Gianni Bugno festeggia a Milano il suo primo successo nella corsa rosa

Luoghi citati: Brindisi, Italia, Milano, Monza, Usa