Camere, la riforma cade sul primo ostacolo

Camere, la riforma cade sul primo ostacolo Camere, la riforma cade sul primo ostacolo Al Senato manca il numero legale: il voto rinviato a stamani ROMA. Colpo di scena ieri sera al Senato. Quando tutto sembrava pronto per il primo «sì» alla riforma del bicameralismo, le opposizioni hanno abbandonato l'aula. Così, anche a causa delle numerose assenze nelle file della maggioranza (14 democristiani, 18 socialisti, 4 repubblicani, 2 socialdemocratici e 1 liberale), al raggiungimento del numero legale mancavano 12 senatori. Il presidente Spadolini ha immediatamente convocato la conferenza dei capigruppo, che ha aggiornato la votazione alle 11,30 di questa mattina. Il disegno di legge, dopo l'approvazione al Senato, dovrà superare ancora tre tappe: prima dovrà passare alla Camera, poi dovrà tornare ancora una volta sia a Palazzo Madama, sia a Montecitorio. Sono quattro, infatti, le votazioni previste per modificare le norme costituzionali. Queste le principali novità introdotte dal disegno di legge: Silenzio-assenso. Di regola una legge potrà essere approvata non più con il consenso dichiarato di entrambe le Camere, ma con il consenso esplicito di una sola Camera e con quello tacito dell'altra. In particolare, per tutte le materie per le quali non sia espressamente previsto il voto bicamerale o non sia prevista la delegificazione, sarà sufficiente il voto di una sola Camera. Il dissenso potrà essere manifestato dall'altra Camera entro 15 giorni dall'approvazione. Per esaminare una legge già approvata dall'altro ramo del Parlamento sarà necessaria la maggioranza semplice dei presenti in aula. Ma non ci saranno blitz da parte di una mi noranza di presenti perché sarà il regolamento interno delle Camere a stabilire quando potrà scattare il richiamo. Successive richieste di riesame da parte di una delle due Camere potranno essere presentate dalla maggioranza assoluta dei suoi componenti entro 30 giorni. Il procedimento legislativo si concluderà quando il disegno di legge risulterà approvato da entrambe le Camere nell'identico testo o quando mancherà una richiesta di riesame dalla Camera che se ne occupa. Senatori a vita. Passerà da 5 a 8 il numero dei senatori a vita di nomina presidenziale. Se la riforma sarà approvata, il Capo dello Stato Francesco Cossiga potrà nominare tre nuovi senatori a vita. Il numero dei parlamentari passerà così a 954. L'equivoca formulazione dell'articolo 59 della Carta repubblicana, tuttora in vigore, aveva dato vita a due contrapposte interpretazioni. Secondo la tesi maggioritaria, seguita anche da Cossiga, il Capo dello Stato non può nominare alcun senatore a vita fino a quando sono occupa¬ ti al Senato tutti e cinque i seggi. Secondo la tesi minoritaria, seguita solo da Pertini, ogni Presidente durante il suo settennato al Quirinale può nominare cinque senatori, anche se sono viventi i cinque senatori nominati dai suoi predecessori. La riforma dell'articolo 59 elimina ogni incertezza interpretativa, prevedendo che «il numero complessivo dei senatori a vita in carica», nominati dal Presidente della Repubblica, «non sia superiore a 8». Delegificazione. Il governo, in alcuni casi, potrà approvare direttamente, senza la successiva ratifica delle Camere, norme con valore di legge. Spese dei candidati. All'articolo 69 della Costituzione è stato aggiunto che «la legge determina i limiti delle spese che i candidati possono affrontare per l'elezione al Parlamento». Pierluigi Franz

Persone citate: Cossiga, Francesco Cossiga, Pertini, Pierluigi Franz, Spadolini

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