Ira, una nuova stagione di terrore di Paolo Patrono

Ira, una nuova stagione di terrore Ira, una nuova stagione di terrore Gli indipendentisti sabotano i colloqui Londra-Dublino-protestanti LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Siamo in guerra e l'Ira ha il pieno diritto di combattere. Nel mio Paese, l'esercito inglese è impegnato in una repressione armata, in una logica di apartheid. Fino a quando il governo inglese persisterà in questa politica, l'Ira ha il diritto di battersi con le armi, anche se a me non piace vedere ucciso un diciannovenne, pur se soldato inglese, o un australiano o un irlandese». Così, Gerry Adams presidente del Sinn Fein (l'emanazione politica dell'Ira) e parlamentare a Westminster - ha giustificato a Londra la nuova «campagna del terrore» degli indipendentisti irlandesi che insanguina l'Ulster, l'Inghilterra e qualunque altra zona d'Europa dove l'Ira riesca a sorprendere un soldato britannico. E' una scia sanguinosa che nelle ultime settimane ha colpi¬ to prima Londra, con un duplice attentato contro un centro d'addestramento dell'esercito e una camionetta militare (un morto e una dozzina di feriti). Poi la campagna dell'Ira ha toccato l'Olanda (due australiani uccisi perché scambiati per militari in borghese), quindi ha messo a segno un colpo in provincia (una recluta in borghese ammazzata a Lichfield), infine i killer hanno ucciso un maggiore di una base inglese in Germania. E ieri hanno ucciso un ufficiale di polizia in pensione vicino a Belfast, mentre due donne sono rimaste ferite. L'elenco potrebbe allungarsi all'infinito con lo stillicidio di uccisioni quasi quotidiane in Ulster, in perfetta simmetria: una volta un cattolico, la volta dopo un protestante. Così da 20 anni. E' difficile capire come nella civilissima Cee sia possibile una faida così sanguinosa. Fomentata da un odio ultraseco¬ lare, originata da antiche rivalità religiose, attizzata dall'indipendentismo, è una piaga che potrebbe sembrare anacronistica nell'Europa di oggi. E invece continua a sconvolgere la Gran Bretagna. Perché l'Ira ha scatenato questa nuova «campagna del terrore»? Paradossalmente perché proprio ora, dopo anni di tensione, si cominciava ad intravedere - come scrive l'«Economist» - «una speranza» in fondo al tunnel della tragedia dell'Ulster. Ad accendere questa fiammella è stato il nuovo ministro inglese per l'Ulster, Peter Brooke, che vincendo l'ostilità reciproca degli «unionisti» protestanti del Nord e dei rappresentanti di Dublino, sta convincendoli a cercare un compromesso. Resta, naturalmente, tutta da scoprire la formula per interrompere la spirale della violenza. Ma proprio quando Brooke stava per annunciare per settembre-ottobre la tanto attesa «tavola rotonda» tra Londra, Dublino e gli «unionisti» protestanti, l'Ira ha ripreso a uccidere con martellante metodicità per fa salire di nuovo la tensione. Forse perché Londra non accetta di trattare con chi continua ad ammazzare? E quindi perché l'Ira resta ancora fuori della porta? I cattolici nord-irlandesi hanno ormai trovato a Dublino quei portavoce, accettati da Londra e sembra anche dagli «unionisti», che tutelano i loro interessi, anche a discapito di Ira e Sinn Fein. Forse proprio per questo, per recidere le speranze germogliate sull'esclusione di chi conduce una lotta armata che ha sfinito tutti, l'Ira ha ripreso a sparare per imporsi come interlocutore indispensabile in qualsiasi negoziato. Paolo Patrono

Persone citate: Gerry Adams, Peter Brooke