A Detroit una macchina per suicidi

I familiari erano d'accordo, il medico che l'ha progettata non è stato arrestato I familiari erano d'accordo, il medico che l'ha progettata non è stato arrestato A Detroit una macchina per suicidi Eutanasia in un furgone per una donna malata WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' una delle vicende più sconvolgenti dell'America di oggi. In un furgone parcheggiato in un giardino pubblico, un medico di Detroit ha attivato una macchina del suicidio da lui costruita e ha chiesto a una malata del morbo di Alzheimer che voleva togliersi la vita di premere un pulsante. La malata, Janet Adkins, di 54 anni, giunta appositamente la sera prima da Portland, nell'Oregon, lo ha fatto «con un sorriso, ringraziandomi», ha detto il medico; un minuto dopo ha perso conoscenza, sei minuti più tardi era morta. Il marito e la migliore amica della defunta, madre di tre figli, che l'avevano accompagnata dal medico, il dottor Jack Kevorkian, e l'avevano aiutata a distendersi sulla brandina, hanno rifiutato di assistere al tragico evento: hanno aspettato in un albergo. Il suicidio è avvenuto lunedì pomeriggio, e ieri il medico lo ha raccontato al New York Ti¬ GRAN BRETAGNA Continua la serie nera mes. «Costruii la macchina la scorsa estate - ha detto il dottor Kevorkian, un patologo in pensione - ma il mio Stato, il Michigan, mi impedì di reclamizzarla. La signora Adkins, una ex insegnante, ne venne a conoscenza all'inizio dell'anno, grazie all'articolo di un giornale. Mi telefonò, mi fece parlare coi familiari e col suo medico personale. Il morbo di Alzheimer la stava distruggendo: aveva perso la memoria, non poteva più suonare il pianoforte, si muoveva con difficoltà. Mi disse che tutte le cure erano state inutili, che i medici non le lasciavano più speranza, che voleva morire. Le spiegai che la macchina del suicidio le avrebbe consentito una fine serena, indolore, che ne discutesse coi congiunti. Il nostro dialogo andò avanti per mesi». Ron e Janet Adkins si presentarono da lui domenica. «La sera andammo a cena insieme. Mi convinsi che la signora Adkins era ancora in grado di intendere e di volere e che era irremovibile nella sua decisione. Illu¬ degli attentati, assassinato un ex poliziotto a Belfast strai nei dettagli, sia a lei sia al marito, il funzionamento della macchina del suicidio e le feci firmare vari documenti a mia eventuale discolpa. Ci mettemmo d'accordo che sarei passato a prenderla in albergo». Lunedì mattina il medico montò sul furgone una branda, cuscini e coperte, e la sua macchina del suicidio. La signora Adkins abbracciò il marito e l'amica e col loro aiuto si distese sulla brandirla, dietro al dottor Kevorkian. «Ci fermammo in un parco. Le chiesi se non avesse cambiato idea. Mi rispose di no, e mi invitò ad attivare la macchina». Era arrivato il momento fatale. Il medico prese una grossa siringa collegata a tre diversi tubi della macchina e gliela inserì in una vena del braccio. Janet Adkins premette il pulsante. Una soluzione salina le penetrò nel sangue dal primo tubo, seguita da un narcotico, il thiopental, che la privò dei sensi, e infine da una potente dose di cloruro di potassio che in cinque minuti le bloccò il cuo¬ re. Il dottor Kevorkian seguì l'effetto della macchina del suicidio sullo schermo di un computer, poi chiamò la polizia. «Ai nostri occhi - ha dichiarato un funzionario della procura di Detroit - si presentò uno spettacolo pietoso e incredibile. La morta giaceva composta, la siringa nel braccio, e il medico non tradiva nessuna emozione». Nel Michigan la legge sul suicidio e sull'eutanasia «è particolarmente ambigua». La procura di Detroit infatti non ha sinora preso provvedimenti contro il medico e Rod Adkins, pur riservandosi di procedere nei loro confronti nelle prossime settimane. Nel frattempo, ha chiesto a un tribunale di vietare al medico l'uso della macchina del suicidio. Il dottor Kevorkian si è difeso. «Proprio perché nell'Oregon è vietato favorire il suicidio o praticare l'eutanasia, Janet Akins è venuta nel Michigan». Ma la vicenda ha suscitato sdegno, molti medici hanno condannato l'operato del collega, le. e]