Ambiente: un altro macigno per Bonn di Emanuele Novazio

Ambiente; un altro macigno per Bonn Ambiente; un altro macigno per Bonn LaDdr tra i Paesi più inquinati, nuova sfida all'unità tedesca BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Nella Ddr la gente vive in media quattro anni meno che nella Repubblica Federale, e la ragione principale è l'ambiente devastato: acque inquinate, aria sporca, terreno invaso da detriti e da veleni industriali che causano, ogni anno, danni per trenta miliardi di marchi. L'unità tedesca ha di fronte a sé quest'altra sfida e l'unione economica sarà, anche, unificazione delle norme per la tutela dell'ambiente, come hanno garantito i ministri Klaus Topfer e Karl-Hermann Steinberg presentando la legge che assicurerà la transizione e poi l'«unione ecologica» fra Est e Ovest. Ma ci vorrà tempo, un periodo che nessuno riesce davvero a prevedere, ancora; e soprattutto ci vorranno soldi, cento miliardi di marchi almeno secondo varie stime, per ripulire le acque, l'aria e il terreno, e per impedire che siano di nuovo invasi dai veleni: una cifra enorme che potrebbe incrinare la solidità dell'economia federale. Ma non c'è scelta, a meno di mantenere una barriera ecologica che avrebbe conseguenze sanitarie e sociali gravissime. Perché «la Ddr è uno dei Paesi più inquinati d'Europa», come ammette il professor Michael Suchow, ministro dell'Ambiente nel governo Modrow, e addirittura «la situazione è catastrofica» in molte regioni: paradossalmente, ricorda Suchow, «quel che s'è salvato s'è salvato per la politica egoista del partito, che regalava ai suoi capi grandi riserve per la caccia». Ci sono decine di esempi già diventati storia, nel melanconico catalogo della devastazione: ogni abitante, all'Est, «ha a disposizione» trecento chili di zolfo, l'inquinamento da mercurio ha raggiunto valori così alti che migliaia di persone hanno dovuto ottenere permessi speciali per continuare a lavorare nelle fabbriche malate, e le centrali per la produzione di energia perdono due milioni di tonnellate di polvere velenosa l'anno. Nel complesso, i rifiuti industriali di un anno riempirebbero un treno capace di collegare, senza muoversi, Lispia a Lubecca. E c'è una via prediletta per smaltire veleni e rifiuti: i fiumi. La conseguenza è il disastro. L'Elba, il fiume più inquinato della Ddr, muore soffocato dagli scarichi, invaso dalle sostanze chimiche, dalle schiume e dai veleni: secondo un rapporto di Greenpeace, nel 1987 ha versato nel Mare del Nord ventuno tonnellate di cadmio, scorie fra le più tossiche, e il settanta per cento degli embrioni di pesce nascono deformi, nelle sue acque. E' un caso estremo ma soprattutto l'em¬ blema di una devastazione collettiva, perché tutti i fiumi, all'Est, sono malati di malattie che si chiamano diossina, mercurio, pesticidi, zolfo: diecimila chilometri d'acqua, un terzo del totale, sono considerati biologicamente morti, quasi la metà non può essere utilizzato per la produzione di acqua potabile, e soltanto il tre per cento dei laghi non è contaminato da sostanze tossiche; il resto ha un degrado a rischio variabile, ma un ecosistema compromesso forse per sempre. Colpa di incurie e negligenze, storiche del regime orientale, si accusa adesso, ma colpa anche delle industrie che, all'Ovest, hanno cercato di sfruttarle: molte imprese della Germania Federale, secondo Greenpeace, pagavano Honecker perché seppellisse i loro rifiuti velenosi nella Ddr, e il giro d'affari era impressionante. Hanno fatto il resto le strutture vecchie del¬ l'industria, la mancanza di filtri e di impianti antinquinamento, un sistema per la produzione di energia che richiederà duecento miliardi di marchi per venire risanato, ma anche un parco veicoli senza controlli: una «Trabant» o una «Warburg» diffondono nell'aria il piombo di cento auto fornite di marmitta catalitica, e nella Ddr ne circolano tre milioni e mezzo. Alla fine, difetti industriali e necessità politiche s'erano saldate. «Honecker aveva eliminato l'ecologia dal suo orizzonte politico», accusa ancora Suchow, :<e il Paese sull'orlo della bancarotta, dal 1982, aveva impedito tentativi di tutela dell'ambiente»: al punto che i Verdi erano considerati «nemici dello Stato», e in caso di disordini era stato previsto, per loro, il campo d'internamento. Emanuele Novazio

Persone citate: Honecker, Karl-hermann Steinberg, Klaus Topfer, Michael Suchow, Modrow, Warburg

Luoghi citati: Bonn, Ddr, Europa, Germania Federale