Falck-Usinor matrimonio d'acciaio

Il gruppo privato italiano, respinta l'offerta Uva, sta per allearsi con il colosso di Parigi Il gruppo privato italiano, respinta l'offerta Uva, sta per allearsi con il colosso di Parigi Falck-Usinor, matrimonio (Faccialo Ai francesi il 5% e potere nella gestione MILANO. Matrimonio in vista tra Falck e Usinor Sacilor: il colosso francese dell'acciaio, primo gruppo europeo con un fatturato superiore ai 21 mila miliardi di lire, sta per entrare come socio nel gruppo privato italiano. L'intesa, che dovrebbe essere definita entro la prossima settimana almeno nelle linee essenziali, vedrà l'ingresso di Usinor con una quota del 5% nel capitale Falck attraverso un aumento di capitale i cui dettagli devono essere ancora completati. Non è deciso, infatti, se l'operazione sul capitale verrà riservata al nuovo partner, oppure se sarà ampliata a tutti con rinuncia alla sottoscrizione dei diritti da parte dei grandi azionisti. I motivi che hanno fatto pendere la bilancia a favore dei francesi, e declinare l'offerta (peraltro.recentemente migliorata) che avevano avanzato i vertici dell'Uva, sono molteplici, non ultima la considerazione che un accordo con l'acciaio di Stato italiano, vista la sproporzione di forze, avrebbe più facilmente indebolito nel tempo la posizione della famiglia Falck che, nonostante sia il maggiore azionista con una quota di poco inferiore al 30%, tuttavia non possiede il controllo assoluto. Favorevole alla scelta francese sarebbe inoltre Giampiero Pesenti (dopo i Falck è il secondo socio per importanza, con una partecipazione del 13%). L'intesa con Usinor non si limiterà ad una presenza nel capitale e nel sindacato di blocco del gruppo milanese, ma dovrebbe coinvolgere responsabiltà di scelta strategica e di gestione, d'accordo con l'attuale amministratore delegato (e vi¬ cepresidente) Giorgio Falck, il quale peraltro ne sarà forse sollevato, dal momento che frequenti sono le sue assenze da Milano per impegni sportivi legati a competizioni velistiche. La nuova alleanza è fondamentale per la Falck la quale, nonostante sia uscita dal lungo tunnel della crisi (dal 1980 al 1987 la società non era stata in grado di dare dividendo) e abbia chiuso gli ultimi tre bilanci in attivo, ha dimensioni che non sono più sufficienti per metterla al riparo da insidie, alla luce dal processo di concentrazione in atto in Europa. Terminata la fase della ristrutturazione, si pone il problema della crescita (con un fatturato consolidato di 1630 miliardi, la società non entra tra i primi 10 gruppi dell'acciaio della Ce'e), ma le risorse interne non sono tali da permetterle di arrischiare questo cammino da sola. A livello consolidato, gli utili 1989 di Falck sono stati pari al 2,5% del fatturato; sempre nello scorso anno, gli utili di gruppo di Usinor hanno sfiorato l'8% del giro d'affari. L'operazione Falck rientra perfettamente nella filosofia di espansione che da tempo persegue il presidente di Usinor, Francis Mer, e che ha per obiettivo fare di Usinor una vera e propria multinazionale. Alle acquisizioni Mer ha destinato, nel solo 1989, oltre 500 miliardi di lire. Già oggi, il gigante d'oltralpe è forte in Germania dove, dopo l'acquisto di Saarstahl e Dilling, è concentrato il 25% dei suoi 100 mila dipendenti e dove è alla vigilia di una joint-venture paritetica con Mannesmann nei tubi saldati. Negli Stati Uniti, nel settore dell'inossidabile,

Persone citate: Falck, Francis Mer, Giampiero Pesenti, Giorgio Falck, Usinor Sacilor

Luoghi citati: Europa, Germania, Milano, Parigi, Stati Uniti