«Estero, il fisco deve vigilare»

«Estero, il fisco deve vigilare» «Estero, il fisco deve vigilare» Ditti difende i severi controlli sugli investimenti Oro in picchiata Effetto Gorby sui prezzi gli investimenti sul mercato monetario e finanziario italiano, vista la maggiore disponibilità da parte dei non residenti di detenere saldi in lire. Ma non è solo alle banche che si è rivolto il richiamo di Dini. Sotto accusa è anche il governo che deve realizzare i necessari interventi sulle «modalità operative degli intermediari e sull'organizzazione dei mercati». E, soprattutto, «esistono disparità di trattamento, essenzialmente di natura fiscale, che rischiano di diventare, rimossi ora i vincoli valutari, i soli fattori di distorsione dei flussi internazionali di capitale». «Per evitare che la concorrenza tra regimi fiscali finisca per tradursi in una detassazione di fatto dei redditi da capitale - ha ammonito Dini -, i Paesi comunitari devono ora rafforzare le strutture tributarie e la collaborazione tra gli Stati». ROMA. Adesso tocca alle banche. La liberalizzazione da sola non basta a rendere il sistema italiano più competitivo e più efficiente. Anzi, ora che è stato sollevato, il «velo valutario», vengono fuori tutti i fattori di distorsione e le carenze istituzionali che da decenni erano nascoste. E' il severo richiamo lanciato ieri dal direttore generale della Banca d'Italia Lamberto Dini, nei confronti degli istituti di credito, seguendo la linea tracciata da Ciampi. Il direttore generale della Banca d'Italia ha, poi, approfittato dell'occasione offertagli dall'assemblea dell'Associazione operatori titoli esteri che si è tenuta a Verona per difendere il monitoraggio fiscale introdotto il 14 maggio scorso. «Non condivido l'opinione di coloro che sostengono che esso svuoti di contenuto la liberalizzazione valutaria», ha affermato Dini. Si tratta, invece, di una misura necessaria per «individuare» e «correggere» le «distorsioni e gli ingiustificati vantaggi causati dalla liberalizzazione». Le barriere fiscali, insomma, sono state introdotte con il pieno consenso delle autorità monetarie. Per quel che riguarda le banche, Dini ha sottolineato che il '93 è già arrivato. Quindi, gli istituti di credito devono attrezzarsi. Come? Attraverso l'adozione di «procedure di rilevazione e di gestione del rischio di cambio», la realizzazione di «innovazioni di processo e di prodotto» come, ad esempio, «un'effettiva integrazione a livello aziendale delle tesorerie in lire e in valuta» perché «la clientela potrà disporre di conti in lire e in valuta e movimentarli in relazione all'andamento dei tassi di interesse e di cambio». Infine, per Dini, è indispensabile una razionalizzazione delle attività all'estero e de¬ [f. ama.] NEW YORK. Momento difficile per l'oro, che giovedì sera a New York ha perso ben 5 dollari l'oncia a quota 359 contro i 364 dollari della chiusura precedente. Alla base del nuovo scivolone del metallo giallo sarebbe la voce, diffusasi sui mercati, che Mosca si sta preparando a chiedere ai partner occidentali prestiti garantiti in oro. Inoltre gli aspetti antinflazionistici dei dati sull'occupazione Usa di maggio, pubblicati ieri, hanno contribuito ad un «rally» dei prezzi delle obbligazioni e al calo del prezzo spot dell'oro. Il metallo giallo risulta in forte ribasso anche rispetto al venerdì precedente, quando aveva chiuso la giornata newyorkese a 367,75 dollari l'oncia. Sugli altri grandi mercati mondiali, l'oro ha perso in misura minore, ma sempre consistente: fra i 3,20 e i 3,75 dollari l'oncia nel giro di una settima¬ na, con l'eccezione di Parigi, dove il calo è stato più contenuto, a 2,64 dollari l'oncia. Malgrado le voci secondo cui il calo dell'oro è stato esasperato da intense vendite da parte del Medio Oriente, molti operatori restano scettici su questa ipotesi. «Non ho visto segnali precisi di una vendita da parte del Medio Oriente», ha detto un operatore, aggiungendo che tale fattore ha provocato il brusco ribasso dei prezzi dell'oro la settimana scorsa, quando il metallo giallo è sceso a 363 dollari l'oncia dai precedenti 375. Ora, però, il fenomeno si è esaurito. Comunque gli operatori sottolineano che la maggior parte degli ordini di vendita venivano dalle grandi case di brokeraggio, per cui è difficile stabilire se si tratta di vendite di portafoglio delle stesse società o invece di operazioni effettuate per conto dei mediorientali. Lamberto Dini, direttore Bankitalia

Persone citate: Ciampi, Dini, Lamberto Dini

Luoghi citati: Medio Oriente, Mosca, New York, Parigi, Roma, Verona